Economia

Alert bond, hedge fund alla carica. L’era dei tassi negativi è finita?

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Una carrellata di record sta interessando dalle prime ore della sessione odierna i rendimenti dei bond sovrani dell’Eurozona, ma anche degli Stati Uniti e di tutto il mondo. Prosegue la fase ribassista che ha colpito il mercato obbligazionario a partire dallo scorso 8 novembre, quando Donald Trump ha vinto le elezioni Usa.  E in attesa della riunione della Federal Reserve, che si concluderà dopodomani con l’annuncio – praticamente dato per certo dai futures sui fed funds – del rialzo dei tassi, il mondo degli hedge fund si dà già da fare: stando agli ultimi dati della Commodity Futures Trading Commission, i grandi speculatori hanno aumentato la scorsa settimana le loro scommesse ribassiste sui Treasuries a 10 anni al record in quasi due anni, più che raddoppiando a una quantità di posizioni nette di 228.604.

Ma così è ovunque:

  • i tassi sui titoli del debito pubblico emessi dal Giappone sono saliti di tre punti base.
  • I tassi sui bond australiani a 10 anni sono cresciuti di 4 punti base, al 2,86%.
  • Quelli sul debito della Nuova Zelanda a scadenza decennale sono saliti anch’essi di 4 punti base, al 3,31%.

Lo smobilizzo dei bond colpisce soprattutto gli Usa, i diretti interessati dall’imminente annuncio della Fed. Il risultato è che i tassi dei Treasuries a 10 anni salgono sopra la soglia del 2,5% per la prima volta dall’ottobre del 2014.

 

Oggi poi le vendite interessano anche la maggior parte dei bond sovrani dell’Eurozona: i tassi dei Bund tedeschi a 10 anni salgono fino allo 0,40%, dallo 0,347% di venerdì, posizionandosi sui massimi da gennaio, così come quelli dei titoli di stato francesi.

I tassi francesi scontano anche i timori sulla fuga degli investitori in vista delle elezioni in Francia.

Riguardo ai Bund tedeschi, interessante è osservare la curva dei rendimenti, che sta diventando sempre più ripida. Il risultato è che lo spread tra i rendimenti dei bond sovrani tedeschi a due anni e quelli dei bond a 30 anni si è allargato al record dal settembre del 2014, rendendo la curva dei rendimenti più ripida.

Diversi economisti prevedono tra l’altro che l’era dei tassi negativi, per i Bund tedeschi, sia vicina alla fine, mentre lo spread Italia-Spagna balza al record dal febbraio del 2012, al massimo dalla crisi dei Piigs, ovvero della crisi dei debiti in Eurozona.

Bisogna ringraziare la Bce di Mario Draghi, che la scorsa settimana ha scioccato i mercati con un messaggio che i trader devono ancora digerire: il piano di Quantitative easing è stato esteso di altri nove mesi fino al dicembre del 2017, ma allo stesso tempo l’istituto ha reso noto che, a partire dal mese di aprile, la quantità di asset che acquista ogni mesi sarà ridotta da 80 miliardi a 60 miliardi di euro. Una notizia che non è piaciuta affatto ai detentori di bond.

Le mosse della Bce si sono tradotte anche in un posizionamento degli investitori sui bond tedeschi di breve termine, tanto che non è rimasto inosservato il regalo fatto, in parte, alla Germania.

E se lo spread Italia-Germania a 10 anni scende, ciò è dovuto al balzo maggiore che i tassi sui Bund tedeschi mettono a segno rispetto a quelli sui BTP italiani. Lo spread si attesta attorno quota 163 punti base, a fronte di rendimenti decennali sui BTP che fanno +0,38% al 2,03% e i rendimenti sui Bund che volano di oltre +13%, superando, appunto, lo 0,40%.

Il sell off globale sui bond è mostrato da questo grafico:

Fuori dall’Eurozona, la stessa dinamica si ripresenta nel caso dei titoli di stato UK a 10 anni, i cui rendimenti toccano l’1,5% per la prima volta dallo scorso maggio, rispetto all’1,43% di venerdì scorso.