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Sui mercati cresce l’ansia, l’Opec delude ancora

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Elezioni Usa ormai alle porte, incertezza sulla capacità dell’Opec di sostenere i prezzi del petrolio dopo l’ennesimo nulla di fatto, un’economia globale che continua a presentare diversi nei, un rialzo dei tassi Usa da parte della Federal Reserve dato ormai per certo a dicembre. Nel caso dell’Italia, e dell’Eurozona, la spada di Damocle del referendum costituzionale a dicembre. Sono queste tutte le incognite a cui i mercati azionari fanno fronte.

La notizia secondo cui l’Fbi avrebbe rinvenuto la presenza di nuove email legate allo scandalo che ha travolto la candidata democratica alle elezioni Usa, Hillary Clinton, ha permesso allo sfidante repubblicano Donald Trump di recuperare diversi punti, e di riaprire praticamente giochi che sembravano ormai fatti. Nella giornata di domenica, l’Fbi ha ottenuto l’autorizzazione a cercare i nuovi presunti documenti nel server privato di Clinton.

A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib ha guadagnato terreno nelle ultime settimane, ma oggi ha perso quota. L’analisi tecnica individua comunque il target che inaugurerebbe l’ingresso in un mercato toro. Il bilancio del 2016 rimane sempre negativo, con una flessione superiore a -19% e le banche rappresentano ancora una pericolosa zavorra. Nella seduta odierna, forti sell su Mps, oltre -6% e anche su Unicredit, in perdita di più del 3%. Azionario asiatico contrastato: bene Sidney +0,64%, deboli le borse cinesi, mentre l’indice Nikkei segna una lieve variazione al ribasso, pari a -0,12%.

Tornando al petrolio, nessuna novità dal meeting dell’Opec, che si è concluso lo scorso venerdì senza il raggiungimento di nessun accordo sulle quote di produzione dei paesi componenti il cartello. Così Ric Spooner, responsabile analista dei mercati presso CMC Markets, a Sidney:

“Il mercato ha probabilmente già scontato la notizia, ma non sarei sorpreso di vedere il petrolio scendere ulteriormente vicino a $47 al barile“.

I rendimenti sui Treasuries a 10 anni oscillano attorno all’1,84%, dopo aver testato il massimo degli ultimi cinque mesi, all’1,88%, nella sessione di venerdì. Il valore dei titoli del debito sovrano Usa è sceso dell’1,2% in media dall’inizio di ottobre, riportando la performance peggiore dal febbraio del 2015, stando a quanto risulta da un indice di Bloomberg.

Sul valutario debolezza del Bloomberg Dollar Spot Index, che monitora la performance del dollaro nei confronti delle principali 10 valute. L’indice oscilla tuttavia attorno al record in sette mesi e ha guadagnato a ottobre il 2,2%, segnando la crescita più forte dallo scorso maggio. Euro-dollaro in ribasso sotto la soglia di $1,10, chiude ottobre soffrendo la perdita mensile più forte dallo scorso maggio.

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