Occhi puntati sul petrolio, che fa un balzo del 7% circa nel giorno in cui i paesi dell’Opec hanno trovato un accordo storico, il primo in otto anni di tempo, sulla riduzione dei livelli di produzione di barili di 1,2 milioni. Rispettati gli obiettivi previsti da media e analisti. Dopo essere crollate del 4% circa la vigilia, le quotazioni segnavano un forte rally, fino a +7%, anche prima che le agenzie stampa riportassero l’intesa trovata a Vienna. Questo grazie alle dichiarazioni ottimiste dei ministri petroliferi riuniti in Austria, che erano fiduciosi sulla possibilità che un accordo venisse raggiunto entro la giornata di oggi. La produzione di petrolio dell’Opec viene così tagliata per la prima volta dal 2008.
A Piazza Affari, la tensione da referendum costituzionale si smorza sulla scia proprio del balzo del settore petrolifero. Tenaris e Saipem sono i due titoli più acquistati in giornata. Aiutano anche le speculazioni degli investitori sull’arrivo di uno scudo della Bce volto a mettere al riparo i BTP in caso di attacchi speculativi contro l’Italia. Visti i prezzi vantaggiosi dei titoli decennali e a sette anni, diversi analisti, tra cui Nomura e Fidelity, hanno consigliato di puntare sul debito governativo italiano dopo il referendum.
Oggi è una seduta positiva anche per le banche, tartassate negli ultimi mesi per via dei timori legati alla crisi patrimoniale e alla montagna di crediti deteriorati ancora presente nei portafogli. Dai rumor di mercato emergono tuttavia nuove incertezze sul destino di Unicredit. Si parla di nuovi accantonamenti per 8 miliardi. MPS, alla ricerca di super investitori a lungo termine che partecipano al piano di aumento di capitale da 5 miliardi, rimane ben comprata in giornata.
Dal fronte macro (vedi calendario economico con gli ultimi aggiornamenti) dell’Eurozona e anche dell’Italia, focus sui dati che confermano la ripresa dell’inflazione. Focus anche sul Forex e non solo sulle materie prime: il dollaro ha reagito in misura modesta alla pubblicazione dei dati macro arrivati dal fronte Usa su inflazione e lavoro. I dati di ieri confermano la solidità dei fondamentali della prima economia al mondo, con il Pil del terzo trimestre che è stato rivisto al rialzo a +3,2%, rispetto alla lettura preliminare del 2,9%.

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L’indice di riferimento dell’azionario europeo, lo Stoxx Europe 600 Index apre le contrattazioni in ribasso.

Dopo il tonfo della vigilia del 4%, i prezzi del petrolio recuperano terreno, in attesa di conoscere il verdetto dell’Opec. I paesi del cartello si riuniscono oggi a Vienna.

Spread Italia-Germania a 10 anni torna sotto quota 180 punti base, dopo aver superato anche quota 190 nelle ultime sessioni. Il differenziale, sceso alla vigilia, registra un rialzo appena al di sopra di 175 punti base, a fronte di tassi sui BTP decennali sotto la soglia del 2%, all’1,96%.
Ancora forti acquisti sul titolo Mps dopo il balzo +17% della vigilia. Le quotazioni della banca senese volano nei primi minuti della seduta di Piazza Affari fino a +7,6%, per poi rallentare il passo e rimanere solide con un rally +5,5%, a 21,3 euro. E’ il terzo giorno di conversione dei bond subordinati in azioni.
Il titolo Unicredit rimane sotto pressione sull’ indice Ftse Mib di Piazza Affari, sottoperformando gli altri titoli bancari. La perdita è dello 0,31%, a quota 1,934 euro. Pesano rumor secondo cui secondo nuovi rumor Unicredit potrebbe chiudere l’esercizio 2016 con una perdita tra 7 e 8 miliardi di euro.
Nel mese di novembre, l’inflazione dell’Eurozona ha segnato una crescita dello 0,6%, in linea con le attese degli analisti. Il rialzo è il più forte nel blocco dal 2014. L’inflazione core è salita dello 0,8%.
Debole, dopo il recente rally, il trend del Dollar Index.
I due indici principali della Borsa americana, il Dow Jones e l’S&P 500 hanno raggiunto un nuovo record assoluto dopo che l’Opec ha trovato un’intesa sulla riduzione della produzione di barili di petrolio. Il settore energetico ha toccato i livelli più alti degli ultimi sette mesi, spingendo il paniere allargato. Exxon Mobil, Schlumberger e Chevron, i tre principali colossi petroliferi americani, sono tra i titoli più comprati nella prima mattinata statunitense.
Da inizio anno l’indice S&P 500, che si appresta a chiudere il mese di novembre con un computo positivo, ha guadagnato più di otto punti percentuali. Nelle ultime settimane a spingere il listino allargato della Borsa americana è stato l’effetto Trump.
Con le politiche protezioniste del neo eletto presidente Usa ci si aspetta una reflazione e un rialzo dei tassi di interesse, che porterà a un miglioramento della redditività nel settore bancario. Gli ingenti investimenti pubblici nelle infrastrutture dovrebbero al contempo favorire i gruppi attivi nelle costruzioni.
Il petrolio continua la sua corsa dopo che l’Opec ha raggiunto un accordo sul taglio dei livelli di produzione di 1,2 milioni di barili al giorno. A Piazza Affari Saipem e Tenaris sono state anche sospese per eccesso di rialzi, con un guadagno teorico del +8 e +7% circa rispettivamente
Le borse europee terminano la seduta in positivo con l’indice EuroStoxx50 che chiude a +0,4%. Anche qui i titoli petroliferi registrano una buon performance. In controtendenza Bmw, Daimler e Airbus.
Piazza Affari termina la seduta in ampio rialzo, con l’indice Ftse MI che chiude in rialzo del +2,2%, affermandosi anche oggi, così come ieri, come la migliore tra le principali borse europee. Molto bene i petroliferi Saipem, Eni e Tenaris che beneficiano dell’ottimismo legato all’esito del vetice Opec di oggi. Richiesti anche i titoli bancari, mentre chiudono in calo Yoox, Ferrari e Ferragamo.
Avvio all’insegna della debolezza per i principali listini azionari europei.