Economia

Borsa Milano travolta dalle vendite. Tonfo Mps e BP

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MILANO (WSI) – Borsa Milano accelera al ribasso nel pomeriggio e chiude in calo di quasi un punto e mezzo percentuale. Il Ftse Mib cede terreno sopratutto per via degli smobilizzi che colpiscono, di nuovo, le banche e qualche petrolifero. Eni (-1,63%) e Saipem pagano il coinvolgimento nella mega inchiesta sulle tangenti petrolifere in Siria e Iraq. Tra le rare eccezioni di giornata si segnalano A2A e Intesa Sanpaolo.

L’azionario anche dove si muove in rialzo come gli Stati Uniti lo fa con i piedi di piombo prima della pubblicazione, che avverrà nella giornata di domani, del report occupazionale di marzo, che farà il punto della situazione sul mercato del lavoro Usa. Con il dato, sarà reso noto il tasso di disoccupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro: due elementi chiave, che renderanno più chiare le condizioni di salute dell’economia americana, non solo agli operatori, ma ai membri dello stesso Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che appaiono nel complesso piuttosto disorientati sul da farsi, in termini di tassi.

Buone notizie macro sono giunte dalla Germania, con il tasso di disoccupazione che è rimasto invariato a marzo al 6,2%, a fronte di disoccupati pari a 2,8 milioni di persone, in calo rispetto ai 2,9 milioni di disoccupati a febbraio.

Azionario globale con i piedi di piombo, in attesa della

Il numero uno della Fed Janet Yellen ha giorni fa rassicurato i mercati, e così ha fatto ieri anche il numero uno della Fed di Chicago, Charles Evans. Tuttavia, non è un mistero che ci siano divergenze probabilmente sempre più ampie in seno alla Fed, come ha fatto notare anche il guru dei mercati Mohammed El-Erian.

Attenzione ai movimenti in corso sul mercato valutario, con il dollaro che ha continuato a deprezzarsi dopo le rassicurazioni arrivate da Yellen, numero uno della Fed. Tra l’altro, nella giornata di ieri ha parlato anche il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, sottolineando che sarebbe meglio essere cauti in una eventuale politica monetaria di rialzo dei tassi. Le strette monetarie, secondo uno dei membri più colomba del board, potrebbero essere due quest’anno, almeno a giudicare dalle condizioni macroeconomiche attuali.

Sul Forex l’euro è infatti volato fino al massimo in sei settimane nei confronti del dollaro. Tuttavia è ora in ribasso, anche se rimane saldo sopra la soglia di $1,13. Sui mercati asiatici in rialzo il dollaro australiano, che è salito fino a $0,7652, dopo $0,75 della scorsa settimana. Dollaro/yen attorno a JPY 112. Yuan praticamente piatto nei confronti del dollaro a 6,4669. Prima delle contrattazioni di mercato, la People’s Bank of China – banca centrale della Cina – ha fissato il cambio di riferimento a 6,4612 sul dollaro, rispetto ai 6,4841 del fix di mercoledì. Da segnalare che l’istituto permette al tasso spot dello yuan di scendere o salire di un massimo del 2% sul dollaro, rispetto al tasso di cambio ufficiale.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio torna sotto pressione, dopo balzi che sono stati anche dell’ordine +3,5%. Oro sostanzialmente stabile.

In Asia i mercati hanno vissuto una sessione contrastata, con l’indice Nikkei che ha chiuso in calo -0,71. Shanghai è salita +0,3%. Sotto pressione Seul -0,50% e Hong Kong -0,31%, mentre solido è il rialzo della borsa australiana, con l’indice di Sidney che balza +1,45%. Bene sul listino soprattutto il trend delle così dette “Quattro Grandi Banche” – ANZ, Commonwealth Bank of Australia, Westpac e NAB – dopo la nota positiva di Macquarie che ha detto in una nota di rimanere positiva sul settore bancario, sia per le valutazioni dei titoli, che per le cedole.

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