Petrolio pagina 118
Per Eric Rosenthal, analista di Fitch, circa 40 miliardi di dollari di obbligazioni ad alto rendimento rischiano l’insolvenza nel corso dell’anno.
Sui mercati le quotazioni del petrolio rimbalzano dopo la due giorni peggiore da un mese a questa parte. Ad aiutare la risalita dei prezzi hanno contribuito i nuovi dati sulle scorte americane, che sono cresciute meno del previsto. Il Brent e il Wti guadagnano terreno, ma i contratti stanno perdendo slancio dopo aver realizzato un balzo
Il Brent si allontana progressivamente dalla soglia di $40 al barile.
“Nel breve termine il Brent potrebbe raggiungere un massimo di 44 dollari prima di tornare di nuovo verso il basso. Una rottura sotto i 39$ segnalerebbe una rinnovata debolezza verso i 36$ o addirittura a 34,25$”. Cosi Ole Hansen, Head of Commodity Strategy di Saxo Bank, che in una nota odierna sottolinea: “Il Brent è
Pesa anche il fattore Iran, che non accetterà di congelare l’offerta ai livelli di gennaio, almeno fino a quando non riuscirà a centrare un obiettivo.
Tutto iniziò con un patto con gli Usa per battere i nemici comuni: Russia e Iran.
Il Brent, dopo aver testato il record in tre mesi oltre $41 nella sessione di ieri, avanza +1,94% a $40,42.
“Perchè JP Morgan sta partecipando all’aumento di capitale di una società insolvente”? Attenzione al boom delle operazioni “short squeeze”.
Complici le ultime informazioni sulla domanda proveniente dalla Cina e sulle scorte nel principale hub degli Stati Uniti, a Cushing in Oklahoma, i prezzi del petrolio si sono resi protagonisti di una bella rimonta nelle ultime sedute. Ieri le quotazioni dell’oro nero hanno fatto un balzo a un certo punto anche superiore al +5% dopo che
Contratto sul Brent supera una soglia che non vedeva dai primi di dicembre. Aiutano le notizie macro arrivate dalla Cina e quelle sulle scorte dagli Usa.