Economia

Italia sfida Ue: no a manovra. Ma ora rischia il commissariamento

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E ora Roma rischia il commissariamento. Sarà difficile, per Bruxelles, riuscire a sorvolare su quel no con cui l’Italia ha risposto alla richiesta di una manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro. Anche se è vero che nessun governo, d’altronde, retto da qualsiasi partito politico, vuole assumersi la responsabilità di colpire gli italiani con un round di nuove tasse, soprattutto in vista di uno scenario di elezioni anticipate sempre più probabili.

Ma ora l’Italia deve fare i conti con le conseguenze, che sono tutto fuorchè piacevoli. Stando alle indiscrezioni riportate dal quotidiano La Repubblica, i piani alti dell’Ue avrebbero già già definito la lettera con cui il ministro del Tesoro ha detto no alla manovra “ambigua”. E gli scenari per il futuro dell’Italia sono ora due, uno peggiore dell’altro: l’attivazione da parte di Bruxelles di una procedura d’infrazione per il mancato rispetto della regola del debito o, appunto, il commissariamento. Ovvero, un’ulteriore perdita di sovranità nelle decisioni economiche da prendere. Con tutte le ripercussioni che una tale situazione potrebbe avere sulle tasche degli italiani e sui mercati stessi. Tanto che si torna a temere l’arrivo della troika, anche se tale termine, almeno nelle discussioni ufficiali, è stato quasi abolito.

La risposta dell’Italia a Ue: no a manovra”

Il governo Gentiloni, in merito anche alla richiesta di Bruxelles su come intende tenere sotto controllo i conti pubblici dell’Italia, ha detto no alla manovra, affermando che sarebbe “pericolosa per l’economia italiana”, considerati i rischi derivanti dalle politiche che il Regno Unito intende adottare con il concretizzarsi della Brexit e le decisioni economiche che anche la nuova America di Donald Trump si appresta a varare.

La lettera porta la firma del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ed è indirizzata al Commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici e al vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. Padoan fa capire nero su bianco che l’Italia ha fatto bene i propri compiti.

“In linea con l’obiettico di garantire nel lungo termine un controllo sul deficit e sul debito, il concretizzarsi in diversi anni di una politica fiscale solida, caratterizzata da notevoli avanzi primari, è risultato in una stabilizzazione oggettiva del rapporto debito-Pil nel 2016. Si tratta di un successo significativo, se si considerano il persistere delle pressioni deflazionistiche e l’elevata volatilità sperimentata dai mercati finanziari. Il deficit dell’Italia scende dal 2014, con un calo di 0,3 punti percentuali rispetto al Pil all’anno, dando sostegno all’economia e alla crescita dell’ occupazione“.

Dunque:

“il governo intende continuare nel percorso di consolidamento della crescita e delle riforme strutturali“. Ma “un ritmo di aggiustamento eccessivamente accelerato danneggerebbe l’economia, in un momento di incertezza globale economica e geopolitica“.

Manovra ora sarebbe pericolosa, no ad autolesionismo

Insomma, quella manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro (lo 0,2% del Pil) che Bruxelles ha chiesto all’Italia, secondo Padoan è eccessiva e potrebbe essere anche pericolosa, proprio ora che l’economia italiana sembra essersi rimessa in moto. Una stretta ulteriore potrebbe avere un effetto controproducente sullo stesso percorso di consolidamento dei conti, diventando “autolesionista”.

Padoan fa riferimento anche alle “circostanze eccezionali” a cui l’Italia sta facendo fronte, rappresentate soprattutto dall’arrivo dei migranti e dai nuovi eventi sismici che comportano inattese e significative pressioni sul budget.

“Ulteriori difficoltà – continua Padoan – sono state imposte dagli eventi più recenti, ovvero da una drammatica sequenza di gravi scosse di terremoto, combinata con condizioni meteorlogiche eccezionalmente difficili. (Una condizione) che rende estremamente complicati gli sforzi per assicurare il soddisfacimento dei bisogni delle popolazioni affette”. Ancora sul terremoto: “In questa fase iniziale, non possiamo valutare a pieno l’impatto degli ultimi eventi sismici sulle finanze pubbliche, ma ritieniamo che le spese possano essere ben superiori a un miliardo di euro, già nel 2017″.

Come intende dunque agire l’Italia per far fronte all’annoso problema del debito pubblico? Nella lettera vengono rinnovate le promesse su misure piuttosto generiche, come la lotta all’evasione fiscale e il rafforzamento della spending review:

“Nell’ambito del lavoro di definizione della politica economica di medio periodo, e quindi in vista del Def, il Governo prenderà tra l’altro provvedimenti di contrasto all’ evasione fiscalei n continuità con quelli già adottati nel recente passato, estendendone la portata, e di riduzione della spesa, anche grazie alla nuova modalità di costruzione del bilancio dello Stato”. I risparmi di spesa “arriveranno per circa il 90% dai consumi intermedi e dalle agevolazioni fiscali“. Le misure sul fronte della spesa “seguono i significativi progressi nel controllo della spesa negli ultimi anni e saranno ulteriormente inseriti in una più completa strategia di spending review nella prossima sessione di bilancio, grazie alla riforma del bilancio recentemente approvata”.

Manovra: Italia rischia procedura di infrazione

A questo punto la parola spetta a Bruxelles, che dovrebbe esprimersi in via ufficiale il prossimo 13 febbraio, in occasione della pubblicazione delle sue previsioni economiche, in cui rientrano anche le stime sul deficit strutturale dell’Italia. Se la soglia del 2% del Pil, per il 2017, non sarà superata, allora l’Italia potrà tirare un sospiro di sollievo. In caso contrario, la procedura di infrazione della regola del debito, sarebbe lo scenario più probabile.

Ma per il Mef il lavoro che l’Italia ha fatto nel contenimento del debito pubblico è più che soddisfacente. E’ quanto recita una stessa nota pubblicata sul sito del Ministero dell’economia e delle finanze:

“Il Ministro Padoan ha trasmesso alla Commissione europea il ‘Rapporto sui fattori rilevanti’ che influenzano la dinamica del debito pubblico italiano, alla luce dei quali i risultati raggiunti possono essere considerati più che soddisfacenti. In merito al presunto scarto tra il saldo di bilancio previsto per il 2017 dal Governo e il margine ritenuto necessario dalla Commissione onde ridurre progressivamente il debito pubblico, con la lettera di accompagnamento al Rapporto il Ministro indica le iniziative di politica economica capaci di colmare questa eventuale differenza. Nell’ambito del lavoro di definizione della politica economica di medio periodo, e quindi in vista del DEF, il Governo prenderà tra l’altro provvedimenti di contrasto all’evasione fiscale in continuità con quelli già adottati nel recente passato, estendendone la portata, e di riduzione della spesa, anche grazie alla nuova modalità di costruzione del bilancio dello Stato entrata in vigore con la riforma completata nel 2016”.