Economia

Governo Lega-M5S: moneta parallela e flat tax al 15%

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ROMA (WSI) – Oggi dovrebbe arrivare il nome del nuovo premier, scelto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini dopo una lunga domenica di incontri a Milano. Se il presidente del Consiglio non sarà un politico, come premier la formazione di destra vorrebbe il professore di Storia Economica Giulio Sapelli, uno che qualche mese fa ha definito l’euro, “una gabbia costruita dalla sinistra” da cui è difficile uscire.

[Leggi l’intervista di Wall Street Italia a Sapelli a fine 2011 e il suo intervento in una sessione domanda e risposta con un pool di economisti d’eccellenza organizzata sempre da Wall Street Italia]

Il movimento confondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio punta invece sul nome di Giuseppe Conte, professore ordinario di diritto privato all’Università di Firenze. Secondo le indiscrezioni stampa, il professore della Statale di Milano e l’ex vicepresidente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa sarebbero stati contattati nella notte dai vertici dei due partiti.

Secondo il giornalista vicino alle questioni legate al M5S Jacopo Jacoboni, Di Maio spera ancora di essere lui il presidente del Consiglio del futuro governo, ma Salvini ha escluso nuovamente questa ipotesi.

Manovre espansive costerebbero più di 100 miliardi di euro

Ma a far parlare i media stranieri e innervosire i mercati finanziari, più che il nome del leader del nuovo esecutivo euro scettico, è l’idea inserita nel programma di introdurre una moneta parallela. Tra le altre proposte controverse figurano la flat tax, un abbassamento dell’età pensionabile e una riduzione dei flussi migratori, misure che indicano come l’Italia sia in rotta di collisione con l’UE.

Tra le ipotesi che circolano come premier è spuntato anche il nome dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, figura che per le sue idee protezioniste e anti globalizzazione è da sempre piaciuta alla Lega. I due leader politici Di Maio, 31 anni, e Salvini, 45, sono riusciti nel fine settimana a trovare un’intesa su una lunga serie di capitoli riguardanti i programmi del nuovo governo, dall’abolizione della legge Fornero, all’introduzione del reddito minimo, previa riforma dei centri per l’impiego, fino agli asili nido gratuiti, arrivando fino alla flat tax fino al 15% (con due aliquote sembra) e all’abolizione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia.

Reuters ha tentato di calcolare il buco di bilancio che si formerebbe nei conti pubblici con l’introduzione di un reddito di cittadinanza per i più poveri e con il varo della flat tax del 15% su aziende e famiglie. La prima misura si stima che costerebbe 17 miliardi di euro l’anno allo Stato, mentre il secondo schema ridurrebbe le entrate fiscali di 80 miliardi ogni anno.

Abolire la riforma Fornero, che nel 2011 ha innalzato l’età pensionabile, costerebbe altri €15 miliardi, mentre ulteriori 12,5 miliardi sarebbero necessari per scongiurare lo scatto della clausole di salvaguardia che incrementerebbe automaticamente l’IVA l’anno prossimo. Detto questo il taglio fiscale allo studio darebbe una bella spinta ai consumi italiani, mentre il reddito di base aiuterebbe a ridurre le disuguaglianze e a riqualificare i cittadini per favorirne il reintegro nel mercato del lavoro.

Quanto alla proposta di una moneta parallela per aggirare le regole europee, sulla falsa riga di quella proposta dall’ex ministro greco dell’Economia Yanis Varoufakis. L’idea di Varoufakis era quella di acquistare monete da poter utilizzare per pagare imposte due anni dopo l’emissione, procurando in questo modo risorse finanziarie (in euro) immediate allo stato emittente. L’idea di moneta parallela si ispira anche a quanto succede in Montenegro. Il paese dei Balcani, che sta per entrare a far parte della Nato ma che non è membro dell’Unione Europea e nemmeno monetaria, adotta anche l’euro in parallelo alla moneta locale.

I due partiti dovranno presentare il programma concordato e il nome del primo ministro al Quirinale dove vedranno in giornata il Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella riprende infatti oggi le consultazioni: alle 16,30 ha appuntamento con la delegazione dei 5 Stelle, composta da Di Maio e dai capigruppo di Senato e Camera, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, mentre un’ora e mezzo dopo sarà il turno della delegazione della Lega, composta da Salvini e dai capigruppo di Senato e Camera, Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti.

Stimolo fiscale a breve, ma danni sul bilancio a lungo

Sui mercati, mentre l’andamento dell’euro oggi è positivo ma volatile sul Forex, viaggiando tra 1,1939 e 1,1990 dollari stamattina, le Borse stanno quasi ignorando i nuovi sviluppi. Tuttavia, non vedono positivamente la formazione del governo euro scettico gli analisti di Aberdeen Standard Investments secondo cui nel complesso è probabile che il programma politico dia luogo a un potenziale stimolo fiscale a breve termine, a scapito però dei bilanci pubblici in un contesto di debito pubblico già elevato.

“Il rischio che ciò comporta non è solo quello di accumulare problemi da affrontare in un secondo momento, non affrontandoli in maniera adeguata, ma anche di aggravarli (…)  l’analisi fatta finora suggerisce che questa coalizione riflette l’opportunismo politico piuttosto che una coalizione di partiti affini (…) non crediamo che questa coalizione durerebbe un intero mandato di governo, ma sarebbe dirompente per gli investitori, mentre riescono a rimanere al potere a causa di un programma fiscale inutile e di relazioni combattive con i partner europei”.

Anche gli analisti di Barclays esprimono forte preoccupazione per il nuovo governo Lega-M5S che sta per nascere in Italia.

“Un esito del genere sarebbe molto probabilmente negativo per i mercati e rappresenterebbe una sfida diretta al Fiscal Compact dell’Europa (…) I due partiti hanno incentrato la loro campagna elettorale su un numero di promesse fiscali costose, che includono l’azzeramento della riforma Fornero, il reddito di cittadinanza e la flat tax. Insieme, tali misure, secondo le nostre stime preliminari, costerebbero circa 100 miliardi di euro“.

Jean Pisani-Ferry, senior fellow del think tank Bruegel, ritiene che il nuovo governo in Italia debba intraprendere urgentemente delle misure volte a migliorare l’economia e alimentare la produttività. La posizione finanziaria italiana è precaria, secondo Pisani-Ferry che cita il rapporto tra debito pubblico e PIL del 132%. Significa che l’Italia deve ai creditori una somma maggiore del suo intero PIL annuale. Questo è il risultato di una crescita debole piuttosto che di un indebitamento senza freni.

I problemi finanziari italiani derivano da un debito eccessivo ereditato negli Anni 80 e dal fatto che per vent’anni la crescita economica è stata pressoché nulla, spiega l’economista. Nel 2017 il PIl reale, adeguato all’inflazione, si trovava sugli stessi livelli del 2003, mentre il PIL pro capite è fermo a quelli del 1999. Con un comun denominatore tanto stagnante, diventa difficile ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL.

L’Italia è sotto i riflettori perché sta sconvolgendo la politica europea in modi inaspettati. Il risultato elettorale a sorpresa che ha messo da parte i partiti di destra e di sinistra più tradizionalisti rischia ora di far saltare in aria l’UE così come la conosciamo. L’élite dellUnione europea ha capito una cosa dalla Brexit, ossia che l’Unione europea deve cambiare. E ora, due anni dopo, l’Italia potrebbe darle il colpo di grazia, oppure potrebbe dare il là per una nuova era.

Una cosa è certa: il percorso verso una maggiore integrazione europea sponsorizzato da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, leader di Germania e Francia, rispettivamente la prima e seconda forza politico economica dell’area euro, subirà un rallentamento.