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Borse in ordine sparso, tensioni in Iraq spingono petrolio

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Fase di assestamento dopo i record delle Borse mondiali di settimana scorsa. Dax, Ftse, Nikkei e indici di Wall Street hanno raggiunto i livelli più alti dal 1996. Investitori ottimisti sull’economia vanno a caccia di rendimenti ignorando timori geopolitici. Borse sempre attente alle novità che giungono dal fronte societario – siamo in piena stagione delle trimestrali – e dai nuovi sviluppi in materia di politica monetaria, tra  l’avvicinarsi della riunione più importante dell’anno della Bce e le ultime dichiarazioni ‘aggressive’ di Yellen secondo cui il rafforzamento dell’economia statunitense visto di recente garantisce ”aumenti graduali dei tassi di interesse“. Nonostante l’inflazione tardi a rinfocolarsi e malgrado la delusione per l’ultimo rapporto occupazionale Usa di settembre, una stretta monetaria della Fed a dicembre è da dare ormai per scontata. Tra le materie prime, l’oro consolida i rialzi sopra 1.300 dollari l’oncia mentre il petrolio riceve una spinta dall’intensificarsi delle tensioni in Iraq e sull’accordo nucleare iraniano, con Donald Trump che ha imposto nuove sanzioni e minacciato di uscire dall’accordo di non belligeranza e distensione firmato dal suo precedessore Barack Obama.

C’è sempre grande incertezza sulla piega che prenderanno i negoziati sulla Brexit. La premier britannica Theresa May si recherà a Bruxelles dove i leader Ue tengono un summit sulla delicata questione in settimana. I colloqui sono giunti a un binario morto e prima di avviare eventuali trattative le autorità europee vogliono che il Regno Unito paghi il conto del divorzio dall’Ue. Intanto in Catalogna potrebbe esserci presto lo scontro decisivo tra il governo centrale e quello regionale. Il presidente vuole prendere due mesi di tempo per negoziare ma non ho detto che il premier Mariano Rajoy sia disposto a fare concessioni dopo il referendum incostituzionale indetto il primo del mese. In Italia si aspetta il verdetto di Fitch sulla qualità del credito sovrano della nazione zavorrata dal secondo debito pubblico più grande d’Europa dopo la Grecia. In aprile, per via delle crescenti incertezze sul futuro politico e sulle riforme della terza forza economica dell’Eurozona il giudizio è stato declassato di un gradino a tripla B.

Fitch si appresta a esprimere un giudizio sull'Italia dopo il declassamento di aprile
Fitch si appresta a esprimere un giudizio sull’Italia dopo il declassamento di aprile

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