MILANO (WSI) – Azionario globale volatile, con il mercato che sperava che la Brexit fosse stato solo un brutto sogno. Secondo gli analisti, anche se l’effetto Brexit si è smorzato sui mercati, per i rialzisti è troppo presto per cantare vittoria. I forti acquisti delle ultime sessioni hanno riportato Wall Street in territorio positivo nel 2016 con il Dow Jones che ha messo a segno la due giorni migliore da agosto 2015. I trader sono convinti che le banche centrale inonderanno i mercati di nuova liquidità oppure che il Regno Unito alla fine non farà ricorso all’articolo 50 del trattato di Lisbona, che avvierebbe la procedura di uscita dall’Ue.
Ragionamenti del genere sono pericolosi perché non supportati dai fatti, motivo per cui oggi la musica è cambiata. La corsa degli indici di Borsa degli ultimi giorni è stata peraltro accompagnata dalla caccia degli investitori ad alcuni asset rifugio, in particolare i bond, con il risultato di abbassare ulteriormente i loro rendimenti. A tal proposito, un rapporto di Fitch reso noto in settimana rivela come l’ammontare di bond sovrani caratterizzati da tassi negativi si attesti ora a livello globale a un totale di $11.700 miliardi (11,7 trilioni per usare il termine inglese), in rialzo del +12,5% rispetto alla fine di maggio.
A Piazza Affari massima attenzione sulle banche: dopo il nein della Germania ai tentativi dell’Italia di sostenere il settore con un piano da 40 miliardi che prevederebbe anche la sospensione del bail-in, è arrivato però il si dell’Europa a uno scudo di garanzie pubbliche da 150 miliardi che servirà da cuscinetto di liquidità per quelle banche che ne faranno richiesta. Si dovrebbe partire con l’aumento di capitale di Unicredit. Secondo gli analisti tecnici, tuttavia, alla Borsa di Milano i rischi maggiori restano al ribasso.
Tra gli altri mercati sul valutario, sterlina sull’ottovolante dopo che Boris Johnson ha annunciato il ritiro dalla corsa per diventare premier britannico. La divisa si è comunque progressivamente allontana dai minimi in più di 30 anni e viaggia attorno a 1,34 dollari. Il Dollar Index sale dopo la pubblicazione dei dati macro Usa. Sul fronte delle materie prime, il petrolio è decisamente sotto pressione. Oro positivo. Sul mercato dei titoli di stato, focus sullo spread BTP-Bund attorno a 140 punti base e sui tassi sui BTP decennali. Da parte loro i titoli di Stato americani decennali cedono terreno.
Sui mercati asiatici, prevalentemente positivi, si mette in evidenza la borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei 225 che ha archiviato la seduta in rialzo di quasi mezzo punto percentuale.
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Chiusura debole per la Borsa di Tokyo, con il Nikkei che ha chiuso praticamente piatto, con una variazione +0,06%, a 15.575,92 punti. Hong Kong al momento +1,42%; Sidney ha chiuso con +1,77%; debolezza al momento per Shanghai -0,24%, Seoul +0,72%.
Sul mercato valutario sterlina in rallentamento sul dollaro a $1,3402, dopo aver recuperato +1,5% negli ultimi due giorni di contrattazioni. La valuta britannica è orientata a chiudere comunque il secondo trimestre in calo -6,6%, riportando la performance peggiore dal 2008. Protagonista del trimestre è sicuramente lo yen, che è balzato oltre +9% in questo trimestre, segnando il guadagno record dal 2008.
Avvio negativo per Borsa Milano, con l’indice di riferimento del Ftse Mib che cede -0,73%, a 15.829,76 punti.
Accelerazione ribassista per l’indice Ftse Mib di Piazza Affari che, dopo neanche mezz’ora dall’inizio delle contrattazioni. Tra i titoli bancari, dopo il nein tedesco al piano di Renzi per sostenere il settore, Ubi Banca, Unicredit -2,49%; si salva dalle vendite Bper, mentre Mps -2,21%, BPM -2,44%, BP -1,86%. Tra i titoli di altri settori, Prysmian +0,54%, Mediaset -1,70%, Unipol -1,86%, FCA -1,11%, Eni -0,21%, Buzzi Unicem -1,21%.
Il Ftse Mib riduce le perdite, e scende -1,22%, a 15.752,41 punti.
Sterlina in recupero sul dollaro.
L’effetto Brexit non si è smorzato del tutto, banche britanniche sotto pressione, con perdite che nel caso di RBS (Royal Bank of Scotland) superano anche -5%.

La performance su base settimanale dei prezzi del petrolio.

Dopo non essere riuscita a staccarsi dall’area di $1,34 (vedi grafico sotto), la sterlina sale ai massimi di seduta dopo la notizia secondo cui Boris Johnson, il carismatico ex sindaco di Londra promotore dei no all’Europa, ha rinunciato a candidarsi premier del Regno Unito.
Il posto è vacante e verrà riempito a ottobre alla conferenza del partito dei conservatori. L’annuncio delle dimissioni di David Cameron è arrivato dopo il flop referendario della Brexit.
Dopo due giornate pessime e due molto buone, la seduta è molto volatile quest’oggi. Dopo uno sbandamento in territorio negativo, le Borse europee sono riuscite a riconquistare il segno più, anche se i rialzi restano modesti. Il Ftse MIB guadagna lo 0,48%.
Piazza Affari riduce le perdite ma torna poi a perdere terreno. Tra le banche Unicredit rimane negativa con un rialzo superiore a +1%, ma nessun entusiasmo tra gli operatori di mercato riguardo al nuovo ceo Jean Pierre Mustier. Le altre banche rimangono sotto pressione, come Ubi Banca -3,60%, MPS -4,89%, Bper -1,57%, BP -1,12%. Lievemente positiva BPM +0,28%, Intesa SanPaolo sotto pressione, cede -1,58%.
sul fronte delle materie prime, il petrolio perde terreno, con il contratto WTI -1,48% a $49,14 e il Brent -1,17%, a $50,02. Oro -0,54% a $1.319,70.
Dietrofront della sterlina nei confronti del dollaro. Il rally post notizia del ritiro della candidatura a premier britannico di Boris Johnson non è durato molto.
Notizie contrastanti dal settore macro statunitense. Il numero degli americani che ha fatto domanda di sussidio di disoccupazione è cresciuto nell’ultima settimana, risultando sostanzialmente in linea con quelle che erano le attese di mercato.
Le nuove richieste di indennità per i senza lavoro sono aumentate di 10mila unità a quota 268mila contro le 267mila unità stimate. Le domande di sussidio di disoccupazione rimangono quindi per la 69esima settimana consecutiva, una striscia record che per durata non si vedeva dal 1973, sotto il livello di 300mila considerato la soglia tra un mercato del lavoro in salute e no.
Si raffreddano gli animi degli operatori di Borsa anche negli Stati Uniti. I futures sui principali indici di mercato indicano che l’avvio a Wall Street dovrebbe essere poco tonico. Ieri il Dow Jones ha chiuso la performance su due sedute migliore da agosto 2015.
Dopo i sussidi, sul fronte macro si conoscerà il Pmi di Chicago. I prezzi del petrolio Wti cedono l’1,8% a 48,98 dollari al barile. Mentre il dollaro si rafforza sull’euro dopo la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro, i Treasuries Usa segnano il passo.
Sul fronte delle materie prime, il petrolio rimane sotto pressione, con il contratto WTI che cede -1,48% a $49,14 e il Brent che scende -1,17% a $50,02. Oro giù, sconta anch’esso l’apprezzamento del dollaro, perdendo -0,54% a $1.319,70.
Sul mercato valutario, euro-dollaro -0,26% a $1,1096; dollaro/yen piatto a JPY 102,85; sterlina-dollaro -0,09% a $1,3417; euro-yen -0,26% a JPY 114,11; euro-sterlina -0,20% a GBP 0,8270; euro-franco svizzero -0,64% a CHF 1,0929.
Wall Street in rialzo per la terza sessione consecutiva.Lo S&P 500 viaggia attorno a 2.073 punti; il Dow Jones avanza a 17.710; il Nasdaq è positivo a 4.786 punti.
Sul Dow Jones si mettono in evidenza, tra i titoli che segnano i maggiori rialzi, Goldman Sachs e General Electric. Sul listino dei titoli industriali cede invece Home Depot. Tra i titoli quotati sul Nasdaq, focus sul titolo Priceline, dopo il maxi-upgrade arrivato da Morgan Stanley che, oltre ad alzare il rating sul titolo da “equal weight” a “overweight” ha individuato sul titolo un margine di rialzo +23%, motivando la decisione con il miglioramento degli utili e l’espansione del gruppo.
Le parole di Mark Carney hanno penalizzato la sterlina. Il governatore della Banca d’Inghilterra ha fatto intendere che dopo l’esito del voto sulla Brexit la banca centrale potrebbe tagliare i tassi quest’estate.
“Le prospettive economiche si sono deteriorate e ci sarà probabilmente bisogno di un piano di allentamento monetario d’estate”.
Con un bello scatto sul finale la Borsa italiana ha chiuso in rialzo dell’1,57% sfiorando quota 16.200, nella convinzione che le banche centrali faranno fuoco presto e che il settore bancario otterrà gli aiuti necessari. La Commissione Europea ha appena autorizzato il governo a utilizzare le garanzie per creare liquidità a sostegno delle sue banche. In pratica Renzi potrà servirsi di fino a 150 miliardi di euro per scongiurare una crisi con soldi pubblici senza dover fare ricorso ai piani di bail-in.
Intanto la Banca d’Inghilterra ha fatto sapere per voce del suo governatore Mark Carney che abbasserà i tassi probabilmente quest’estate, visto che le prospettive economiche del Regno Unito si sono deteriorate dopo la Brexit. Tra i singoli titoli a Piazza Affari hanno trainato Prysmian, Buzzi Unicem, A2A e Mediolanum. In particolare controtendenza Luxottica, Mediaset, B MPS e Azimut.
I mercati azionari di tutto il mondo continuano a recuperare terreno, dopo il panic selling scatenato dalla Brexit. In Asia indici per lo più positivi, con l’indice di riferimento MSCI Asia Pacific Index in rialzo per la terza sessione, questa settimana. Tra le valute dei mercati emergenti, sono saliti per la terza sessione consecutiva sia il won sudcoreano che il ringgit malesiano. Le valute sono state le migliori tra le 31 principali monete scambiate. A livello globale, l’azionario ha recuperato negli ultimi due giorni di contrattazioni più della metà delle perdite di quasi $4 trilioni di valore di mercato sofferte nelle sessioni di venerdì scorso e lunedì. L’indice Ftse 100 della Borsa di Londra ha recuperato quasi tutte le perdite accusate dall’esito del voto, così come l’indice di Bloomberg che monitora il trend delle materie prime.