Economia

Wall Street, focus su Jackson Hole. Divorzio storico da Fed? Alert El-Erian

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Inizia oggi il simposio di Jackson Hole, nello stato dello Wyoming, dove i banchieri centrali di tutto il mondo si riuniscono per fare il punto della situazione. E dove l’attesa, quest’anno, è per le parole che verranno proferite da Janet Yellen, numero uno della Fed.

Per Wall Street la pacchia è finita da un pezzo, dal momento che la Fed ha smesso di dare il suo assist da parecchio. Tuttavia, il divorzio ufficiale non è stato ancora annunciato visto che, dopo il rialzo dei
tassi dello scorso dicembre, Janet Yellen & Company hanno deciso di prendersi una lunga pausa.

Forse però questa pausa è durata fin troppo, vista l’euforia che si è vista su tutti gli indici azionari di riferimento: il Nasdaq Composite, il Dow Jones e lo S&P.

Tanto da mettere in allarme lo stesso Mohamed El-Erian, responsabile consulente economico di Allianz, ed ex Pimco. In una intervista rilasciata a Bloomberg El-Erian, ha detto:

“La giustificazione più forte per tentare di normalizzare lentamente i tassi è il rischio di instabilità finanziaria”. Nel senso che, secondo El-Erian, un mancato intervento potrebbe essere interpretato come complicità a “una eccessiva assunzione del rischio”.

L’ex Pimco, insomma, avverte che i bassi tassi di interesse potrebbero creare distorsioni sui mercati finanziari, punire i risparmiatori e incoraggiare operazioni di trading azzardate da parte degli investitori in bond a caccia di rendimenti più elevati. “L’unica cosa che vorremmo è una banca centrale. banca centrale non efficace. La Fed non vuole arrivare a quel punto, la stessa cosa non vogliono la Bce e la Bank of England. Ed è a questo che stanno pensando (ha detto, riferendosi alla Bce).

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Tra l’altro, proprio poco fa Esther George, membro votante del Fomc, ovvero del braccio di politica monetaria della Fed, ha affermato nel corso di un’intervista rilasciata alla Cnbc che è arrivato il momento di alzare i tassi.

Le dichiarazioni di George potrebbero tuttavia essere interpretate anche in modo diversi.

“Credo che sia arrivato il momento di muovere quei tassi. Ciò non significa che sia a favore di tassi elevati. E non significa che io ritenga che ciò debba accadere in modo rapido”.

Il suggerimento è quello di rimuovere “parte di quella politica accomodante, in condizioni in cui assistiamo a una crescita dell’occupazione e a una bassa e stabile inflazione. George ha ammesso che l’economia ha rallentato il passo nel primo semestre dell’anno; tuttavia scommette su un Pil che nel secondo semestre potrebbe anche salire a un tassi del 3%.

Occhio alle ultime indicazioni arrivate dal fronte macro e in particolare dal mercato immobiliare, con il dato relativo alle vendite di nuove case, balzate a luglio al massimo in 9 anni, ovvero dal 2007. Il rialzo è stato del 12,4% a 654.000 unità.

Tuttavia, ieri è stato reso noto il dato sulle vendite di case esistenti, relativo al mese di luglio, che è sceso invece -3,2% a quota 5,39 milioni, a un livello inferiore rispetto ai 5,48 milioni di unità che erano stati stimati dagli analisti intervistati da Marketwatch. La flessione è stata -1,6% su base annua.