Economia

Slogan Renzi: investitori (e correntisti) stufi. Ed è fuga dall’Italia

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ROMA (WSI) – Italia di nuovo sotto attacco. E se sarà come nel 2011 sarà il tempo a dirlo. Una cosa è certa: le rassicurazioni che nelle ultime ore sono arrivate dal ministero del Tesoro, da Bankitalia, dalla BCE, dal premier Matteo Renzi, dalla stessa MPS, non hanno sortito alcun effetto. Del tutto ignorato anche il divieto di vendite allo scoperto su Monte dei Paschi di Siena imposto dalla Consob.

“Vendere Italia” e anche in fretta: sembra essere questo il motto dei mercati finanziari. E di certo non aiuta la notizia del vertice sul settore bancario che si è tenuto in mattinata a Palazzo Chigi. Insieme al ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, al governatore e al direttore di Bankitalia Ignazio Visco e Salvatore Rossi, Renzi ha fatto il punto della situazione sulle banche italiane.

Scontata la nota del governo:

“Le recenti turbolenze finanziarie sono seguite dalle autorità competenti con grande collaborazione, sintonia e attenzione, nella consapevolezza della complessità della situazione (anche alla luce degli eventi internazionali), ma nella convinzione che le misure passate e future del legislatore aiuteranno alcune banche italiane nel processo di aggregazione quanto mai necessario e aiuteranno gli intermediari finanziari nella gestione più rapida ed adeguata dei crediti in sofferenza”. Nell’incontro si è convenuto che “questo tempo favorevole agli investimenti in Italia – grazie alle riforme in corso e al miglioramento della situazione occupazionale e economica certificato da tutte le autorità internazionali – sarà sfruttato dalle Istituzioni mettendo in campo tutte le iniziative necessarie per completare il processo di consolidamento iniziato con la riforma delle banche popolari“.

E mentre è shock tra gli operatori per gli smobilizzi che stanno travolgendo le banche italiane, Bloomberg scrive Italy’s Lending Recovery at Risk as Renzi Bad Bank Plan Stalls, sottolineando come la ripresa del credito, in Italia, possa avere alla fine vita breve, in un momento in cui il piano di Renzi sulla bad bank tanto atteso sembra eclissarsi.

Troppe sono le sfide a cui fanno fronte le banche:

  • Esistono problemi oggettivi, a dispetto delle dichiarazioni-slogan continue della coppia Renzi-Padoan. Entrambi affermano che le banche italiane sono solide, con il premier che ha detto addirittura che gli istituti di credito sono campioni d’Europa, nonostante le sofferenze abbiano sfondato la soglia dei 200 miliardi di euro. Così Renzi ha detto qualche giorno fa: in Italia “c’è un sistema del credito che va alla grande: con i problemi che conosciamo e che stiamo affrontando, ma abbiamo realtà che sono autentici campioni europei, e mi limito a dire europei, per il momento”. Questo, mentre le “sole sofferenze (che sono i crediti più difficili da riscuotere in assoluto, nella più ampia categoria dei crediti deteriorati) sono balzate dal valore di 42,8 miliardi del 2008 ai 195,3 miliardi di metà 2015, per arrivare a superare quota 200 miliardi“. (tutti i crediti deteriorati sono pari a circa 350 miliardi).
  • Dalle sofferenze si passa al problema dei crediti deteriorati. In tutto, i crediti deteriorati sono circa 350 miliardi: una valanga che potrebbe mettere KO le banche italiane.
  • Per motivi probabilmente/sicuramente elettorali, il premier Renzi si è dilettato negli ultimi giorni in un botta e risposta con Bruxelles, alzando la voce e mostrando dunque all’Italia che Roma sa dire no all’Unione europea. Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha voluto stemperare la tensione e proprio in giornata ha affermato che con l’Italia “ci sono stati scambi di propositi vivaci, è normale in democrazia e non porta a conseguenze”. Ma secondo alcuni trader la tensione Renzi-Juncker non ha fatto bene a Piazza Affari, tanto che non è mancato chi ha fatto il parallelismo tra l’Italia di Renzi e quella di Berlusconi nel 2011, quando Bruxelles ha dato il benservito al governo italiano e ha di fatto commissariato Roma. Oggi non si può certo incolpare lo spread (anche se il QE della BCE fa nascere i sospetti sul fatto che tutto sia stato gonfiato artificialmente da Mario Draghi & Company, visto che i titoli di stato italiani fanno parte del loro carrello della spesa. )
  • Altro problema: i controlli che la stessa BCE si appresta a fare su alcuni istituti, che saranno pure di routine, ma che coinvolgono comunque sei banche ben precise.  Intervistato da Bloomberg Jacopo Ceccatelli, numero uno presso Marzotto SIM Spa, società di brokeraggio con sede a Milano, commenta: “la revisione della banca centrale potrebbe tradursi in accantonamenti extra e in un aumento dei costi di finanziamento in un contesto di deterioramento”.
  • Non ultima, la crisi di fiducia degli stessi italiani verso le banche dopo il caso dei quattro istituti salvati dal crac attraverso il decreto salva banche Renzi, che ha azzerato i risparmi di una vita di migliaia di risparmiatori. E che soprattutto ha insinuato in ogni italiano il dubbio che la propria banca non sia così tanto al sicuro, o che comunque si sia a rischio truffa, visto che a diversi detentori di obbligazioni subordinate di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara era stato detto che i prodotti bancari acquistati erano sicuri come i BTP.

Così in una nota Jacopo Ceccatelli, numero uno di Marzotto SIM

“E’ certamente azzardato, e probabilmente esagerato, affermare che il Bail-in Regime possa essere la causa scatenante della partenza disastrosa dei mercati nel 2016. Ma se restringiamo il campo di osservazione al settore bancario italiano, sui quali si è abbattuta una pesante ondata di vendite, è indubbio che le conseguenze di validità di questa normativa sono notevolissime. Il Bail-in Regime è la normativa europea entrata in vigore il 1° gennaio che impone perdite ai correntisti e agli obbligazionisti “senior” delle banche, presenta solide basi logiche. In linea di principio, è giusto infatti che i c.d. “contribuenti” smettano di pagare per gli errori o le leggerezze altrui, ed è altrettanto giusto che gli investitori e i grandi risparmiatori (quelli con c/c sopra i 100.000 Euro) sopportino le conseguenze di scelte sbagliate o semplicemente non sufficientemente ponderate. A volte però, anche una normativa giusta in linea di principio può essere applicata in maniera sbagliata, o con una tempistica inopportuna. Prima di gennaio si pensava che la grande mano protettrice della BCE avrebbe attenuato gli effetti su correntisti e investitori, in effetti così non è stato. Gli istituti più deboli (o almeno quelli percepiti tali) hanno fin da subito visto un flusso di depositi in uscita molto significativo, che nella fase attuale rischia di creare situazioni pericolosissime di crisi di liquidità. Anche per questo si sono innescati timori e movimenti di borsa impensabili fino a poche settimane fa. Il settore bancario italiano è purtroppo l’anello più debole a livello europeo, una condizione un po’ paradossale e un po’ ironica, se pensiamo che l’Italia è stata pressoché l’unico paese europeo a non intervenire direttamente a sostegno del sistema bancario dopo la crisi del 2008 (se non coi Tremonti Bond che di fatto non erano che un prestito, e anche a condizioni molto onerose). Ai tempi ne andavamo fieri, adesso potremmo arrivare a rimpiangere di non aver fatto interventi più decisivi”.

In tutto questo Renzi si è lanciato in un duello contro l’Ue, seguito parola per parola dalla stampa italiana, tanto da irritare diversi funzionari Ue. Motivi elettorali? Molto probabilmente. D’altronde, il premier saprà benissimo che il suo decreto salva banche avrà salvato le quattro banche dal crac, ma sicuramente ha fatto infuriare gli italiani. Ad aspettarlo al varco ci sono sempre i populismi di Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega.

Renzi avrà voluto dimostrare agli italiani che anche lui è contro i poteri forti. Peccato che l’Italia sia stata comunque costretta ad accettare il bail in e rimanga ostaggio della Ue in tutto e per tutto. E in un momento in cui è necessario proprio il sostegno dell’Europa al disegno della bad bank, forse Renzi ha sbagliato il momento di scagliarsi – o far finta? – contro l’Unione europea. Il risultato è che Piazza Affari e le banche italiane stanno affondando.