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Borsa Milano rimbalza grazie a lusso e petrolio. FCA: paura dieselgate

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MILANO (WS) – Azionario e petrolio in rialzo, oro poco mosso: è questo il quadro generale nell’ultima seduta della settimana in concomitanza con il G7 dove va in scena una guerra valutaria. A Sendai è infatti tornata in auge la questione di tassi di cambio dopo settimane di relativa calma grazie alle dichiarazioni pronunciate al G-20, che i mercati hanno interpretato in chiave positiva, intendendoli come una volontà di calmierare la situazione. L’indice Ftse Mib dell’azionario italiano conclude la sessione in rialzo +1,52%, a quota 17.812,35 punti.

Nonostante le prospettive della seconda stretta monetaria in dieci anni in Usa, torna la voglia di comprare beni rischiosi. Imponendo un rialzo dei tassi a giugno o al massimo luglio, la Fed ha deciso di rovinare un’estate che già si preannunciava bollente per via del referendum sulla Brexit, delle elezioni anticipate in Spagna e del voto della Corte tedesca sul programma di acquisto di titoli della Bce.

A Piazza Affari i fari sono puntati anche oggi sulle banche. Oltre al ritornello sulle possibilità di successo del Fondo Atlante nell’opera di smaltimento sofferenze e aumento di capitali delle società più in difficoltà, l’attenzione è rivolta a Unicredit, spinta dalle voci di cessione delle quote di FinecoBank e Pekao. Il titolo di FinecoBank si conferma tra i peggiori dell’indice Ftse Mib e cede oltre -2,5%.  Unicredit invece vola più del 7%. Sotto i riflettori anche Autogrill, in trattative per cedere le concessioni dei ristoranti del gruppo nelle stazioni ferroviarie francesi.

Attenzione anche a FCA, che ha deciso di non comparire alla convocazione fissata ieri pomeriggio al ministero dei Trasporti tedesco, dove avrebbe dovuto fornire chiarimenti sulle eimissioni della Fiat 500X 2.0 Multijet. Il titolo ha chiuso in lieve rialzo.

In Asia, dove le piazze finanziarie sono positive (la Borsa di Tokyo ha chiuso a +0,54%), la Banca centrale cinese ha rafforzato lo yuan.

Ma arriva l’alert del noto investitore ribassista Marc Faber. Pur riscoprendosi ottimista su una serie di categorie di asset come petrolio, minerari e oro, il guru ha avvertito che i mercati azionari non saliranno ancora. La colpa è delle manovre sfrenate delle banche centrali.

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