Economia

Italia, Fmi: debito pubblico salirà ancora

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NEW YORK (WSI) – Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato di un decimo di punto le stime sul Pil italiano che passano così al +0,8% nel 2016 e al +0,9% nel 2017. Il deficit pubblico viene stimato rispettivamente in calo al 2,5% e al 2,2% del PIl mentre il rapporto debito/Pil salirà al 133,2% quest’anno e al 133,4% il prossimo.

L`Italia prosegue la sua ripresa a passo ridotto e il prossimo anno accelererà solo marginalmente la sua crescita che toccherà lo 0,9% mentre la disoccupazione calerà ulteriormente di tre decimi di punto all`11,2% della forza lavoro e il calo del rapporto debito/Pil, quasi stabilizzato, non ci sarà nemmeno nel 2017.

Nel suo ultimo rapporto sul World Economic Outlook, pubblicato a Washington, l’Fmi ha emesso stime sul Pil sostanzialmente allineate con quelle del Governo che pochi giorni fa, nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def) si era mostrato leggermente più ottimista per il 2017 (+1%).

La crescita italiana, secondo le cifre dell’istituto di Washington, resta la più bassa nel gruppo delle economie più avanzate. Gli altri tre maggiori Paesi dell’Eurozona faranno tutti meglio: dalla Germania, accreditata rispettivamente di un +1,7% e di un +1,4%, alla Francia (+1,3% in entrambi gli anni) alla Spagna (+3,1% e +2,2%). E anche gli altri partner del G7, con la sola eccezione del Giappone, correranno di più: Usa (+1,6% e +2,2%), Regno Unito (+1,8 e +1,1%) e Canada (+1,2% e +1,9%), mentre Tokyo si dovrà accontentare di un +0,5% e di un +0,6%.

La scarsa velocità dell’economia italiana andrà a impattare al denominatore sul rapporto debito Pil che, nemmeno del 2017 riuscirà a calare, anche se è vicino alla stabilizzazione, passando dal 133,2% dell`anno in corso (132,7% nel 2015) al 133,4% del prossimo.

In ulteriore miglioramento, se rapportato al Pil il deficit italiano passerà dal 2,6% del 2015 al 2,5% di quest’anno al 2,2% del 2017.

Positivi anche i risultati sul fronte del mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che, dall`11,9% della forza lavoro registrato lo scorso anno, scenderà all`11,5% nel 2016 e all`11,2% il prossimo.

L’Fmi ha poi confermato le previsioni di crescita dell’economia globale, ma mette in guardia dalla “natura precaria” della ripresa mentre opera una revisione al ribasso sulle economie avanzate.

Quest’anno la crescita planetaria dovrebbe attestarsi al più 3,1 per cento, mentre sul 2017 è atteso un più 3,4 per cento. Valori analoghi a quelli parzialmente aggiornati tre mesi fa e di 0,1 punti inferiori, in entrambi i casi, alle cifre del report di aprile.

Per l’insieme delle economie avanzate è atteso un più 1,6 per cento sul 2016 – rivisto al ribasso di 0,2 punti rispetto a luglio e di 0,3 punti dal Weo di aprile – e un 1,8 per cento sul 2017, invariato rispetto a tre mesi fa.

Lo studio mette in rilievo “lo spettro della persistente stagnazione, che specialmente nei Paesi avanzati potrebbe alimentare ulteriormente le richieste populistiche di barriere a commercio e immigrazione”. Secondo il capo economista del Fmi, Maurice Obstfeld questo potrebbe minare produttività, crescita e innovazione“.

Sull’area euro è atteso un più 1,7 per cento quest’anno e un più 1,5 per cento nel 2017, sull’Italia 0,8 per cento sul 2016 e 0,9 per cento il prossimo anno, sulla Germania 1,7 e 1,4 per cento, sulla Francia 1,3 per cento di crescita in entrambi gli anni. Per gli Stati Uniti il Fmi prevede un 1,6 per cento nel 2016, tagliato di 0,6 punti rispetto a solo tre mesi fa, e un 2,2 per cento nel 2017. La conferma delle stime globali, spiega il Fmi, riflette il fatto che sono state ritoccate al rialzo le previsioni sulle economie emergenti.

Quanto alla Bce, nell’area euro “è molto difficile riportare l’inflazione ai livelli obiettivo”, quando ci sono Paesi in cui la crescita è vicina al suo potenziale (output gap ridotto). “Si richiederebbe più spinta dalla domanda in questi Paesi”, ha rilevato Obstfeld, durante la conferenza stampa di presentazione del World Economic Outlook.

Quanto al ruolo delle politiche monetarie, l’Fmi le raccomanda di mantenere l’attuale linea accomodante di politica monetaria, mentre la ripresa dei Paesi avanzati viene giudicata “precaria”. E “nel caso in cui l’inflazione non dovesse risalire – aggiunge il Fmi nel suo World Economic Outlook – potrebbe essere necessario un ulteriore stimolo tramite l’allargamento del piano di acquisto di titoli”.