Economia

Fed, Yellen meno rassicurante del previsto

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NEW YORK (WSI) – È previsto che rimanga bassa nel breve termine l’inflazione negli Stati Uniti ma gli obiettivi rimangono invariati. Lo dirà il governatore della Federal Reserve, Janet Yellen, nella testimonianza che più tardi leggerà alla Commissione dei Servizi Finanziari della Camera al Congresso Usa prima di sottoporsi alle domande dei deputati americani.

Yellen associa l’andamento depresso dell’inflazione “in parte al calo dei prezzi energetici”, ma ribadisce che il Federal Open Market Committee – il braccio di politica monetaria della Fed – si aspetta che “nel medio termine” l’inflazione torni a crescere al passo annuale del 2%.

Allo stesso tempo Yellen ha cercato di rassicurare sul fatto  che “probabilmente alzeremo i tassi di interesse con gradualità“. Non si tratta di una novità, il numero uno della banca centrale lo aveva già detto e qualche osservatore di mercato avrebbe voluto ricevere la conferma che la Fed è ‘in pausa’. “Il Comitato si aspetta che i tassi rimangono per un po’ di tempo sotto i livelli che invece tenderanno a prevelare alla lunga”.

Ricordando che il dato preferito della Fed per misurare l’inflazione (l’indice dei prezzi delle spese al consumo personale) è cresciuto “soltanto” di mezzo punto percentuale nel 2015, Yellen cita come causa di questo andamento sottotono la caduta senza fine delle quotazioni del greggio e di altre materie prime ma anche l’ulteriore apprezzamento del dollaro.

Come a dire che “una volta che i prezzi del petrolio e alle importazioni smettono di scendere, le pressioni al ribasso sull’inflazione derivanti da quelle fonti dovrebbero venire meno”. Inoltre, “con il continuo rafforzamento del mercato del lavoro, l’inflazione dovrebbe salire gradualmente del 2% nel medio termine”.

Strette monetarie graduali, ma ci saranno

Alla luce del fatto che l’inflazione continua a restare sotto e ben lontana dal target del 2% desiderato dai policymaker, il braccio di politica monetaria della Fed “monitora attentamente i progressi concreti e attesi verso il raggiungimento dell’obiettivo” prefissato.

Le dichiarazioni si possono nel complesso definire da colomba, ma meno rassicuranti del previsto. Gli analisti di Swissquote, per esempio, si aspettavano che facesse capire che non ci saranno rialzi dei tassi fino ad almeno a giugno. Le condizioni finanziarie sono meno favorevoli alla crescita rispetto all’ultima volta che Yellen è intervenuta in un via ufficiale.

Yellen, come dice anche Goldman Sachs nel commentare le dichiarazioni, non ha cambiato la posizione della banca centrale e quindi un ciclo di strette monetarie graduali rimane la linea di riferimento di partenza (baseline) nell’agenda di politica monetaria Usa.

A chi le chiedeva tra i deputati del Congresso cosa dovrebbe succedere per spingere la Fed a tagliare i tassi, Yellen ha detto che “non prevedo che saremo in una situazione in cui si presenterà la necessità di abbassare i tassi”.

“Il mercato del lavoro continua a fare bene e siamo convinti che gli effetti che tengono bassa l’inflazione siano transitori. C’è sempre qualche rischio di recessione quindi non trarremo conclusioni affrettate. Tuttavia non penso che sarà necessario tagliare il costo del denaro. In ogni caso se dovesse presentarsi la necessità, il FOMC agirà”.

Sviluppi all’estero un rischio per crescita Usa

Riguardo alla crescita economica, l’outlook rimane “incerto” per la numero uno della Fed, secondo cui gli sviluppi economici all’estero pongono rischi alla crescita economica degli Usa. In particolare, anche se gli indicatori economici recenti non suggeriscono un forte rallentamento della crescita cinese, i declini nel valore del renminbi hanno intensificato l’incertezza sulla politica dei tassi di cambio in Cina e le prospettive per la sua economia”.

Per il governatore della Fed “questa incertezza ha portato a un aumento della volatilità nei mercati globali finanziari e, con sullo sfondo una persistente debolezza all’estero, ha esacerbato le preoccupazioni per le prospettive della crescita globale. Queste preoccupazioni hanno contribuito al recente calo dei prezzi del petrolio e di altre materie prime. In cambio, prezzi bassi delle materie prime potrebbero fare scattare tensioni finanziarie nelle economie che le esportano, specialmente quelle nei mercati emergenti vulnerabili, e tra le aziende produttrici di materie prime in molti Paesi”.

Yellen avverte: “Se questi rischi al ribasso dovessero materializzarsi, l’attivita’ all’estero e la domanda di beni Usa potrebbe indebolirsi e le condizioni dei mercati finanziari potrebbero essere ancor piu’ stringenti”.