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Elezioni Francia: impatto e prospettive per i mercati

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Dopo le scottature per gli esiti a sorpresa del referendum sulla Brexit e delle elezioni americane, gli analisti e i gestori invitano gli operatori di mercato alla massima prudenza in vista del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia.

“Il rischio di una sorpresa sarà ancora presente fino alla sera del 23 aprile”, secondo Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca di SPDR ETFs per l’area EMEA di State Street Global Advisors. Per il suo collega Jean Pierre Petit, responsabile di Cahiers Verts de l’Economie, non si può escludere una vittoria di Marine Le Pen.

“I politologi sostengono che la Le Pen non possa aspettarsi di raccogliere molti voti di seconda scelta nel secondo turno e che il Front National si scontri spesso con un soffitto di vetro, come abbiamo visto, per esempio alle ultime elezioni regionali. Questo argomento non è però del tutto convincente. Tra oggi e il 23 aprile potrebbero ancora accadere molte cose che potrebbero favorire la Le Pen. Una nuova ondata di attacchi terroristici, nuove tensioni nelle periferie, altri scandali che mettano in evidenza la corruzione del ceto politico, ecc. Non bisogna dimenticare che Marine Le Pen ha un’indiscutibile carta vincente rispetto agli altri candidati: non ha mai esercitato un effettivo potere a livello statale. Dobbiamo anche sottolineare che l’elezione presidenziale è una tantum e non possiamo escludere un crollo nell’esito del secondo turno (che aiuterebbe la Le Pen), in particolare nel caso di un duello con Benoît Hamon”.

Detto questo un trionfo di Le Pen non vorrebbe dire automaticamente che l’avventura dell’area euro è destinata a chiudersi. Ogni tentativo della leader del Front National di indire – come promesso in campagna elettorale – un referendum sulla moneta unica richiederebbe infatti una maggioranza parlamentare.

“Le elezioni parlamentari si terranno nel mese di giugno 2017 – spiega Petit – Ma il Front National in generale è più debole nei sondaggi nelle elezioni parlamentari rispetto alle presidenziali e, più in generale, l’attuale sistema elettorale maggioritario a due turni è una cattiva notizia per una partito senza alleati. Infine, si segnala che gli ultimi sondaggi sulla questione del rimanere nell’UE o nell’Eurozona mostrano come l’opinione pubblica sia ancora nettamente a favore dello status quo”.

Senza dubbio se invece la Francia dovesse uscire da Ue ed euro la reazione dei mercati “sarebbe violenta”. Lesné stima che “gli asset rischiosi potrebbero subire drastiche perdite. Le obbligazioni tedesche potrebbero non offrire un rifugio sicuro. Per quanto riguarda l’OAT, il rischio di default diventerebbe non trascurabile se il franco dovesse essere svalutato. Le asset class come l’oro, quindi, rappresenterebbero un rifugio più sicuro in attesa di sviluppi, fino a quando la nuova direzione di un cambiamento così radicale diventerà più chiara”.

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Elezioni Francia: prospettive per l’euro

I mercati valutari sono ribassisti riguardo all’euro, osserva Lesné, “ma non stanno incorporando nelle valutazioni una potenziale uscita francese (vedi grafico sopra riportato). Le opzioni risk reversal vengono utilizzate come indicatore del sentiment dei trader sul tasso di cambio euro-dollaro. Il fatto che il grafico sia in territorio negativo dimostra incertezza e un pessimismo profondo sul futuro dell’euro. Tuttavia, il pessimismo non è elevato come durante la crisi dell’Eurozona del 2011-2012. Ciò conferma quanto difficile sarebbe per il presidente Le Pen spingere verso l’uscita dall’euro, almeno secondo il parere degli operatori di mercato”.

L’analista di FXTM Lukman Otunuga sottolinea come non bisogna illudersi dal rimbalzo visto di recente nel valore dell’euro. Gli investitori oggi stiano scartando le posizioni short in vista del primo turno di domenica con la moneta unica che si è portata sui massimi da marzo a 1,0777 dollari. “Sebbene l’euro mostri una certa resistenza alle turbolenze pre elettorali, gli investitori non dovrebbero illudersi”. Non si tratta infatti di un cambiamento due sentiment di mercato.

“Con l’incertezza politica che è un tema ricorrente in Europa, una ripresa dell’euro potrebbe essere usata dai ribassisti a lungo termine come un’occasione per spingere i prezzi in ribasso”, avverte lo strategist.

L’equilibrio della corsa e il tasso ancora molto alto di elettori indecisi quando mancano pochi giorni al voto e poche ore all’ultimo dibattito televisivo fra gli 11 candidati all’Eliseo, ha alimentato il nervosismo sui mercati in realtà. Gli speculatori sono pronti ad agire alla prima opportunità.

Anche se il candidato centrista e filo europeo Emmanuel Macron è dato per favorito nei sondaggi, non bisogna dimenticare che milioni di elettori rimangono indecisi e questo non fa che aumentare il rischio di uno choc elettorale. “La minaccia che venga eletta Marine Le Pen rimane presente e i pericoli associati a una sua vittoria potrebbero esercitare pressioni al ribasso sull’euro”, secondo Otunuga.

Dal punto di vista prettamente tecnico il cross euro dollaro è in prossimità del livello di 1,0750 dollari. Una chiusura sopra quel valore potrebbe aprire la strada a una risalita fino a $1,0820. Se i rialzisti non riescono a mantenere il controllo e l’euro non dovesse chiudere sopra 1,0750 dollari, invece, la moneta unica potrebbe ripiegare in area $1,0685.

Elezioni Francia: l’impatto sui mercati

Nel settore obbligazionario, il mercato tedesco è il veicolo naturale di protezione contro il rischio di vittoria di Le Pen, secondo Petit. Per quanto riguarda le valute, il franco svizzero è invece la scommessa più sicura. Per quanto riguarda le azioni, “le cose sono più complicate”.

“A partire dalla metà degli anni 1990, quando l’avvento della moneta unica ha cominciato a profilarsi, la dispersione settoriale si è dimostrata molto più efficace della dispersione geografica nella performance dell’azionario europeo. La dispersione tra paesi torna in primo piano quando, appunto, i rischi politici aumentano e gli spread sovrani si allargano, come è accaduto nel 2010-2012 durante la crisi del debito sovrano europeo. Ma dobbiamo ricordare che oltre il 70% dei ricavi delle società del CAC 40 sono generati al di fuori della Francia (e quasi il 40% al di fuori dell’Eurozona)”.

A essere colpite in quel caso “sarebbero soprattutto le azioni francesi domestiche e i titoli finanziari che pagherebbero la loro esposizione al debito sovrano francese, il peggioramento delle condizioni di finanziamento sui mercati e, probabilmente, la fuga di capitali. Lo stesso vale per i mercati periferici vulnerabili al contagio, in particolare l’Italia e la Spagna, i cui i mercati azionari sono molto esposti sul settore bancario. D’altra parte le azioni francesi con una pesante componente internazionale (che beneficerebbe di un una discesa dell’euro) e i CDS bassi risulterebbero avvantaggiate in termini relativi. Una posizione lunga parallela sul Dax 30 sarebbe giustificabile come copertura. Il Dax ha sovraperformato pesantemente durante la crisi europea del 2010-2012″.

Per Lesné va tenuto un approccio prudente che privilegi “strategie in grado di coniugare qualità e dividendi stabili o bassa volatilità e qualità in euro potrebbe essere consigliabile alla luce di questi rischi. Se Marine Le Pen vincesse, lo spread degli OAT rispetto ai titoli equivalenti tedeschi potrebbe allargarsi bruscamente, intorno all’1,5-1,6%, o addirittura raggiungere i livelli di metà novembre 2011, quando si era in piena crisi dell’Eurozona a causa delle preoccupazioni per il debito irlandese e il differenziale di rendimento aveva raggiunto l’1,9%. Una diversificazione più generale del portafoglio al di fuori dell’euro potrebbe essere un modo per limitare l’impatto negativo di un collasso della regione. Il franco svizzero e lo yen potrebbero agire come beni rifugio. In uno scenario simile i titoli azionari statunitensi dovrebbero sovraperformare le borse europee”.