Economia

Tasse, rumor su patrimoniale. E Di Maio a Renzi: “stop balle o forconi”

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Il vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio, non ci sta e torna ad attaccare dalla sua pagina Facebook le “balle” del premier Matteo Renzi, mentre un articolo de Il Giornale avverte che il premier ha pronta la patrimoniale.

Così Di Maio:

“Renzi la smetta di provocare i cittadini italiani con queste balle! Altrimenti prima o poi se li ritroverà con i forconi sotto Palazzo Chigi. Oggi il Presidente del Consiglio ha anche avuto il coraggio di dichiarare che l’ultima volta che una tassa è stata aumentata era il 2013. Ma davvero? Peccato che uno studio della UIL ci dice che in 2 anni, dal 2013 al 2015, i contribuenti hanno pagato 7 miliardi in più di tasse, circa il 16,7% in più. E indovinate chi governava in questi due anni?”.

Nella serata di ieri, dalla sua pagina di Facebook, il presidente del Consiglio aveva scritto:

“Ridurre le tasse non è soltanto giusto, ma è anche un fatto di competitività. Lo dimostra in queste ore l’accordo con Ryanair, ma è solo uno dei tanti esempi che possiamo fare”, così spiegando il “perché da quando siamo al Governo lavoriamo per ridurre le tasse”. E via ai proclami: “Lo abbiamo fatto con gli 80 euro, con il JobsAct, con l’Irap costo del lavoro, con Imu e Irap agricola, con Imu e Tasi sulla prima casa, con il superammortamento. Continueremo con la prossima legge di stabilità”.

Renzi ha voluto precisare che:

“L’ultima volta che una tassa è stata alzata in Italia è stata l’IVA nell’ottobre 2013 da un governo precedente. Adesso la musica è cambiata e contemporaneamente abbiamo battuto tutti i record di incassi dalla lotta contro l’evasione (quasi 15 miliardi nel 2015)”. E  “per l’Italia di oggi non conosco una ricetta migliore di abbassare le tasse e continuare con le riforme strutturali. Per rendere questo Paese finalmente più semplice e più giusto. E per dare a chi vuole investire – come ha fatto Ryanair – le condizioni di farlo. Viva l’Italia”.

Antonio Signorini spiega invece su Il Giornale come le sorprese, per i cittadini italiani ci saranno. Ma non saranno positive, tutt’altro. Il giornalista economico parla di patrimoniale, a cui il governo Renzi sarà costretto a ricorrere per rispettare quei diktat che spera di allentare, e che comunque sono per ora l’unica certezza: quelli dell’Unione europea.

Scrive Signorini:

“Fare cassa con i patrimoni delle famiglie è una tentazione sempreverde. Ieri, mentre il premier Matteo Renzi commentava gli investimenti italiani di Ryanair come la dimostrazione che «ridurre le tasse non è soltanto giusto, ma è anche un fatto di competitività», dalle parti del governo e della maggioranza si ricominciava a ragionare su una tassa. O meglio, una serie di modifiche al regime fiscale in vigore sui patrimoni, da presentare come un colpo alla «rendita», per favorire la «competitività e gli investimenti». Quest’ultimo dovrebbe essere l’obiettivo della prossima legge di Stabilità. In sintesi, alleggerire le imprese, ma colpire i patrimoni. Come è già stato fatto con le case dai governi Monti e Letta. Oppure ricalibrare le tasse di successione, altro bancomat di ultima istanza e fenomeno carsico delle sessioni di bilancio più difficili”.

Il nodo da sciogliere è sempre lì, a Bruxelles, dove i burocrati europei fanno i loro conti e poi avanzano richieste. Secondo Signorini il raggiungimento di un rapporto tra deficit e Pil all’1,8% è “una chimera” e con “la legge di Stabilità andranno trovati 30 miliardi, 10 in più dei 20 preventivati”. D’altronde, fa notare il giornalista, anche se il ministero dell’Economia ha smentito la cifra, il viceministro Enrico Morando ha ammesso che sarà superato il 2%.

Con la bocciatura all’esame Ue, l’Italia tornerebbe nelle grinfie dell’Ue, che potrebbe decidere anche “l’applicazione alla lettera delle sue raccomandazioni”. E qui si arriva al punto. Basta ricordare quanto nei mesi scorsi ha detto Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, in merito alla necessità di «spostare il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi e alle proprietà».

Ovvero:

“In altre parole abbassare le tasse sul lavoro, e aumentare quelle sul patrimonio. L’Ue vorrebbe anche un aumento dell’Iva, ma quello è impraticabile per il governo. Se le cose si mettessero male, restano le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale che per i Paesi con i conti fuori controllo prevede un prelievo dai patrimoni. In Italia a chiedere la patrimoniale sono i sindacati, che vorrebbero ottenere sette miliardi in tre anni per gli statali e tre per le pensioni“.

Come potrebbe sostanziarsi la patrimoniale?

“Nei mesi scorsi era rispuntata l’idea di un balzello sui conti correnti, ad esempio un inasprimento del bollo. Diverso di nome, ma simile al prelievo forzoso sui conti di Giuliano Amato. Ipotesi poco praticabile, soprattutto in un periodo elettorale, con il referendum costituzionale alle porte. Per renderla digeribile, potrebbe essere limitata ai patrimoni o ai redditi più alti e presentata come misura di giustizia sociale. L’altro modo è quello di modificare le tasse di successione. I cassetti del ministero dell’Economia sono pieni di simulazioni. La chiave è quella di ridurre la franchigia sotto la quale oggi gli eredi di primo grado non pagano, che è a un milione di euro. Sopra si paga il 4%. Da tempo i tecnici (e anche la sinistra) spingono per ridurre la franchigia portandola a 200mila euro. Misure comunque impopolari e da camuffare in qualche modo. Quello che è certo è che il governo ha bisogno di fare cassa in modo sicuro e inattaccabile dall’Unione europea. La sfida per Renzi è farlo trovando una formula che non gli faccia perdere il referendum“.

A tal proposito, in attesa del vertice di Ventotene, proprio ieri il Times ha parlato della presunta intenzione del premier Matteo Renzi di stabilire un patto con Merkel che preveda una sorta di “scambio”: ovvero, Renzi potrebbe decidere di ufficializzare il suo sostegno alla linea soft sulla gestione della Brexit auspicata dalla cancelliera tedesca, per ottenere in cambio un allentamento delle ricette di austerity. Ma si tratta solo per ora solo di buone intenzioni. Mentre sull’Italia pende, ancora una volta, la spada di Damocle della patrimoniale.