Il calo più accentuato degli ultimi due anni per le esportazioni cinesi a dicembre ha diffuso un certo panico sui mercati finanziari, alimentando i timori di una frenata dell’economia mondiale. I dati (-4,4% nell’ultimo mese del 2018) mostrano inoltre come le politiche di chiusura di Donald Trump non stanno funzionando come l’amministrazione Usa vorrebbe, dal momento che il surplus commerciale della Cina con gli Stati Uniti ha toccato i massimi dell’anno.
La settimana è ricca di tanti altri appuntamenti chiave: sul fronte macro oggi occhio anche ai dati sulla produzione industriale in area euro. Martedì 15 gennaio sarà il momento della verità per la Germania. L’attenzione degli operatori si concentrerà infatti sul Pil tedesco dopo che le ultime statistiche macro hanno mandato un campanello d’allarme su una frenata dell’attività, facendo presagire persino a una recessione tecnica a fine 2018.
Giovedì 17 gennaio è invece il turno delle cifre sull’inflazione in Eurozona. In ambito di politica monetaria, martedì il presidente della Bce Mario Draghi prende parte alla sessione plenaria del Parlamento europeo per il 20esimo anniversario dell’euro. Dal punto di vista delle notizie societarie, il consiglio di Telecom Italia dovrà decidere la data dell’assemblea per la nomina dei revisori e la sostituzione di cinque amministratori richiesta da Vivendi, il socio francese tornato alla ribalta per chiedere che il tutto si svolga il 15 febbraio.
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Tra le materie prime, rame e alluminio pagano la contrazione di import ed export cinese, mentre i prezzi del petrolio lasciano sul campo altro terreno. Il contratto Wti con consegna febbraio scambia in calo dell’1,10% a 51,02 dollari al barile, mentre il future con scadenza marzo sul Brent cede l’1,03% a 59,86 dollari.
Tra le materie prime, rame e alluminio pagano la contrazione di import ed export cinese, mentre i prezzi del petrolio lasciano sul campo altro terreno. Il contratto Wti con consegna febbraio scambia in calo dell’1,10% a 51,02 dollari al barile, mentre il future con scadenza marzo sul Brent cede l’1,03% a 59,86 dollari.
I titoli di MPS sono stati sospesi per eccesso di ribasso. Le vendite seguono il giudizio della BCE riportato negli stralci della lettera scritta dall’autorità di vigilanza nella bozza di lettera per comunicare a Mps la decisione sulla richiesta dei requisiti patrimoniali Srep. La Bce ha sottolineato i timori legati alla capacità di conseguire gli obiettivi di incremento della redditività e della posizione patrimoniale, indebolita dagli impatti diretti e indiretti della dinamica dello spread BTP-Bund, soprattutto considerando la significativa esposizione di Mps al debito sovrano italiano. Inoltre, la bozza mette in evidenza le sfide poste dal piano di ristrutturazione sul lato del funding e sulla capacità della banca di attuare con successo la sua strategia di raccolta.
Le Borse europee accelerano in rosso dopo i dati deludenti sulla produzione industriale in area euro che alimentano i timori di una recessione nel continente. Il paniere inglese FTSE 100 perde 66 punti (quasi l’1%) mentre il listino milanese FTSE MIB lascia sul campo l’1,25% e il DAX tedesco lo 0,75%.
Wall Street ha avviato le contrattazioni settimanali all’insegna dei ribassi, con i titoli bancari che pagano i risultati deludenti di Citigroup. La banca ha registrato un inatteso calo del fatturato e un andamento particolarmente negativo per il comparto del reddito fisso. I titoli della terza banca Usa cedono l’1,6% a $55,80.
Le cattive notizie macro provenienti dalla Cina hanno spinto in ribasso i listini azionari mondiali, con le Borse europee e asiatiche che cedono terreno. I future degli indici principali in Usa fanno pensare a un ribasso dello 0,9% per il Nasdaq. Il mercato è influenzato anche da una scarsa liquidità in Asia, con i trader giapponesi che sono a casa per le feste.