Economia

Italia e UE, rapporto in crisi: la battaglia è inevitabile

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I rapporti tra Italia e Unione Europea non sono mai stati così incrinati. A compromettere le relazioni tra il blocco europeo e uno dei suoi paesi fondatori sono stati una serie di episodi critici. A esacerbare i quali contribuisce l’avvicinarsi dell’appuntamento con le elezioni europee per rinnovare l’europarlamento a fine maggio.

Il governo giallo verde, guidato da due partiti euroscettici, sta alzando i toni della campagna elettorale contro le forze filo europeiste. A crescere è anche la posta in palio. Mettendo in discussione l’unità europea, i cui trattati di Roma festeggiano questo mese i 62 anni, l’Italia spera di ottenere concessioni.

L’Europa da parte sua si troverebbe costretta a una scelta difficile nel prossimo futuro: salvare l’Italia oppure lasciare che esca dall’area euro. Una soluzione che Francia e Germania però non possono permettersi.

Crisi duplice: geopolitica e politico-economica

La crisi è duplice, geopolitica e politico-economica. Sul primo aspetto, Roma sta sfidando Bruxelles su più fronti. Correndo il rischio di rimanere isolata. Lo sta facendo con un accordo con la Cina per la costruzione della Via della Seta, preso in maniera indipendente. Con il rifiuto a riconoscere la legittimità del leader dell’Opposizione Juan Guaidò in Venezuela o con le divisioni sulla gestione dei migranti.

Oppure ancora opponendosi alle nuove sanzioni contro la Russia. Oppure ancora dando il suo sostegno alle proteste anti governative dei Gilet Gialli in Francia. Quest’ultima mossa, di cui è responsabile la leadership del MoVimento 5 Stelle, ha spinto il governo francese a richiamare l’ambasciatore a Roma. Si è trattato di una decisione drastica e grave, che ha raggelato i rapporti diplomatici tra le due potenze europee.

Da un’altro punto di vista la crisi poggia le sue radici nell’economia. L’Italia è scivolata ancora una volta in recessione tecnica. Dopo quelle del 2008, del 2011 e del 2012. Le banche non hanno ancora risolto i propri problemi finanziari. La crisi dell’economia italiana, che come ha detto Mario Draghi sta rallentando quella di tutta l’area euro, rischia di mettere a repentaglio il sistema bancario europeo.

Scenario peggiore: bivio tra emulare la Grecia o Italexit

Nello scenario peggiore, se le condizioni economiche e le tensioni politiche dovessero protrarsi nel tempo, Bruxelles a un certo punto dovrà prendere una decisione: salvare l’Italia e l’Europa da una nuova crisi, oppure dare una punizione esemplare al governo per le sue politiche economiche e geopolitiche indipendentiste e sovraniste. Nel primo caso si potrebbe aprire addirittura uno scenario simile a quello dell’ultima crisi in Grecia.

Anche il governo Conte si troverà davanti a un dilemma corneliano: piegarsi alla volontà europea e sconfessare l’opera compiuta fin qui, vendendo l’anima al “diavolo eurocrate”, oppure rifiutarsi di accettare l’aiuto di Bruxelles. In caso di Italexit, le conseguenze a breve termine sarebbero molto pesanti per gli italiani e i loro risparmi.

Entrambe le decisioni sarebbero dolorose. I problemi, come sempre, sono di natura principalmente economica. Negli ultimi 25 anni la crescita del Pil del’Italia è stata sottotono rispetto alla media europea. Ma prima, durante il boom economico degli Anni 60 e 70, l’economia andava a gonfie vele. Nel 1987 il Pil ha fatto persino meglio del Regno Unito.

Italia, la crisi del 2008 non è mai stata superata

I tempi sono cambiati in fretta negli Anni 90 e già prima l’introduzione dell’euro nel 1999 l’economia era debole rispetto a quella degli altri stati membri fondatori dell’UE. La moneta unica e la globalizzazione hanno peggiorato le cose per un’economia fortemente dipendente dalle esportazioni del Made in Italy e dagli affari delle piccole e medie imprese. Dall’avvento dell’euro l’Italia ha registrato un’espansione di appena il 9%.

La verità è che la crisi del 2008 in Italia non è mai stata veramente superata. Nonostante i tassi negativi in Eurozona, per le banche è più conveniente lasciare i soldi depositati presso i forzieri della Bce piuttosto che investire nelle aziende o famiglie italiane che potrebbero non riuscire a ripianare i debiti. I crediti deteriorati, sebbene siano stati ridotti negli ultimi anni, ammontano ancora a €185 miliardi (dati di fine 2017). È una somma record in UE e rappresenta un quarto dei non-performing loan totali dell’area euro.

La posizione dell’Italia da quando si è insediato il governo di M5S e Lega è quella di varare misure espansive malgrado i livelli alti di debito. Sfidando i vincoli di bilancio europei, la controversa manovra ha imposto un coefficiente deficit Pil più alto del 2% ne 2019 (2,04%).

L’idea dell’esecutivo è che per risolvere gli annosi problemi italiani bisogna aumentare gli investimenti, gli aiuti alla popolazione e gli incentivi del governo (vedi flat tax, reddito di cittadinanza e quota 100). Ma il debito è pari a più del 131% del PIL e la Commissione UE ha avvertito che potrebbe prendere provvedimenti disciplinari.

Banche francesi hanno centinaia di miliardi di debito italiano a bilancio

Alla luce della minaccia dell’organo esecutivo dell’UE di avviare una procedura di infrazione, l’Italia deve fare una scelta. Consapevole che l’UE non può e non vuole spingere il paese in default, visto che a rimetterci sarebbero le banche tedesche e francesi, che hanno in pancia centinaia di miliardi di euro di debito italiano, può provare a forzare la mano.

La Commissione europea potrebbe rischiare di spingere il paese sull’orlo della bancarotta per portare a un cambiamento politico a Roma. Approfittando delle piccole crepe che si stanno aprendo in seno alla coalizione della maggioranza, per esempio sul caso della linea TAV Torino-Lione. L’Italia da parte sua potrebbe minacciare di dichiarare default sul suo debito, o l’uscita dall’euro.

Insomma, alla luce degli ultimi sviluppi macro e geopolitici, una partita del gatto e del topo tra Italia e Unione Europea sembra sempre più inevitabile.