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Investimenti: le mosse dei gestori in vista del 2017

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Reflazione in Usa, “giapponesizzazione in Europa” e altri eventi previsti nel 2017 portano a nuovi paradigmi nelle scelte di investimento. Le previsioni per l’anno prossimo e le conseguenti scelte strategiche concrete fatte dai principali gestori del mondo sono fatte prendendo in considerazione non cigni neri lontani nell’orizzonte, bensì aspetti macro e politici probabili, come l’arrivo della Trumpeconomics in Usa e l’incertezza politica legata alle diverse elezioni che si terranno in Europa.

Volatilità, populismo, guerra valutaria e divergenze di politica monetaria tra Usa ed Europa sono alcuni dei fattori di rischio eventuali che devono essere tenuti in conto quando si fanno le scelte di portafoglio. Ma il pericolo citato più spesso dai gestori è legato alla carenza di liquidità nel mercato dei bond.

New Capital

Michael Leithead, senior portfolio manager del fondo Wealthy Nations Bond, EFG AM, è consapevole dei fattori di rischi potenziali nel 2017, con le elezioni in Europa che rappresentano il test più grande. “Malgrado le pressioni sulla curva dei rendimenti dei bond Usa, riteniamo che gli investitori dovrebbero prendere in considerazione il valore della durata” di questo mercato come bene rifugio da inserire in portafoglio.

Bisogna anche, secondo il gestore, indovinare quante strette monetarie la Federal Reserve può imporre senza rischiare di bloccare la crescita dell’economia Usa. Le previsioni degli analisti sono in media di due rialzi dei tassi nel 2017.

È da consigliare un approccio equilibrato nei confronti degli investimenti nell’obbligazionario. Se si guarda ai cicli storici precedenti, si scopre che gli Spread creditizi hanno margine per restringersi vista la possibilità di una reflazione all’orizzonte. Il discorso non vale se la ripresa dell’occupazione non seguirà a ruota.

Edinburgh Partners

Robin Weir, investment partner e manager del Fondo Emerging Opportunities, è convinto che la Cina potrebbe sorprendere in positivo. L’india è ben posizionata, ma è la forza dell’economia cinese che potrebbe stupire gli investitori l’anno prossimo.

Investitori che guarderanno con ansia alla eventuale messa in pratica della retorica protezionista della campagna presidenziale Usa. Se così fosse e diventasse azione politica concreta, avrebbe un impatto negativo sui mercati emergenti come classe di asset.

È ancora presto per dare giudizi, tuttavia, secondo il gestore. “Siamo fiduciosi che una rinnovata enfasi sulla crescita dell’economia Usa sarà positiva per l’inflazione e porterà più rapidamente a una normalizzazione delle politiche monetarie. È un contesto benefico per quegli investitori che comprano titoli azionari in base alle valutazioni oltre che ai fondamentali.

MFS Meridian funds

Robert Persons, gestore del reddito fisso del fondo US Corporate Bond, suggerisce di tenere un approccio improntato sulla difensiva. La durata di portafoglio ideale in quest’ottica difensiva è di sei anni e mezzo, che offre una protezione contro la prevedibile volatilità nell’azionario.

“Preferiamo il mercato americano, dove continuiamo a vedere una stabilità economica rispetto a Europa e paesi in via di Sviluppo. A livello settoriale, siamo sottopesati su energia e altri reparti delle materie prime, mentre tendiamo a prediligere settori difensivi, come assistenza sanitaria e grandi catene al consumo”.

JP Morgan

Iain Stealey, portfolio manager del fondo Global Bond Opportunities di JP Morgan sostiene che data l’incertezza sulle politiche commerciali e fiscali di Donald Trump e i rischi politici legati alle elezioni in Europa, nel 2017 la volatilità è destinata a salire ancora.

Sul fronte obbligazionario, le nuove decisioni della Bce sul QE creano nel complesso un clima positivo per il mercato dei bond europei.

Lombard Odier IM

Salman Ahmed, portfolio manager dell’Emerging Market Government Bond Fundamental UCITS ETF, dice che lo scenario di base per l’Europa è quello una “giapponesizzazione”, con bassi tassi di crescita e inflazione anche nel 2017. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il bazooka fiscale di Trump è una possibilità reale, che avrà il potenziale di rinfocolare l’inflazione nella prima economia al mondo.

Queste divergenze tra Eurozona e Usa hanno conseguenze significative nelle dinamiche di prezzo degli attivi scambiati sui mercati: nello specifico c’è da aspettarsi un rafforzamento del dollaro e pressioni al rialzo sui rendimenti dei bond americani in un periodo in cui nuovi fattori di rischio si alzano all’orizzonte, in primis quello di uno choc politico populista in Europa. Tutto questo rende “cruciale costruire un portafoglio basato sui fondamentali“.

SVM

Hugh Cuthbert, investment manager dei fondi Continental Europe e All Europe SRI, cita rischi politici estremi nel 2017, che rendono molto difficile la previsione della direzione che la politica economica prenderà.

La nuova amministrazione negli Stati Uniti tenterà di rispettare le promesse “grandiose” fatte in campagna elettorale. Lo scenario ricorda da vicino gli eventi del 2016 e pertanto le previsioni economico politiche per l’anno prossimo dei gestori hanno avuto un impatto insignificante sulle scelte di portafoglio.

Rispetto al 2016 sono rimaste intatte due condizioni principali: “la crescita fiacca del Pil mondiale e l’incertezza politica estrema”. La politica sarà al centro specialmente in Europa dove si terranno le elezioni in Francia, Germania e Olanda. Potrebbero poi esserci anche le elezioni anticipate in Italia.

H20

Secondo Matthieu Genessay, client portfolio manager del fondo MultiReturns del broker, il ritorno dell’inflazione favorisce tuta una serie di strategie come andare short sui Treasuries, lunghi sul dollaro americano e anche sull’azionario giapponese, che beneficia peraltro della bolla che stanno creando le politiche del goerno. Le strategie sopra citate potrebbero inoltre essere ulteriormente favorite dagli interventi della Federal Reserve.