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Elezioni si allontanano, Renzi teme verdetto Consulta su Italicum

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In seguito alla sentenza della Corte Costituzionale sul referendum promosso dalla Cgil e sottoscritto da 3,3 milioni di italiani sul Jobs Act. I rendimenti sui Btp decennali sono scesi ai minimi di una settimana. I tassi sono calati sino all’1,855%, valore toccato in precedenza il 4 gennaio, dopo che sui mercati gli investitori hanno incominciato a scommettere sull’allontanarsi dell’ipotesi delle elezioni anticipate.

I giudici della Consulta hanno bocciato uno dei tre quesiti, quello più importante sull’abolizione delle modifiche all’articolo 18 introdotte con la riforma del Lavoro del governo Renzi. Promossi invece i quesiti sull’abrogazione del voucher e sulla responsabilità sociale dei lavoratori degli appalti.

La decisione è una buona notizia per il governo, che dalle indiscrezioni stampa sembra che fosse intenzionato a indire elezioni anticipate già da aprile-giugno di quest’anno nel caso in cui tutti i quesiti fossero approvati dai giudici della Corte Costituzionale, in modo da far slittare il voto referendario abrogrativo al 2018. In questo caso, invece, il referendum dovrebbe effettivamente svolgersi tra metà aprile e metà giugno di quest’anno, ma anche se dovesse passare non modificherebbe comunque la parte centrale della riforma del lavoro del governo precedente, uno dei capisaldi dei 100 giorni di amministrazione Renzi.

Ora l’ex premier Matteo Renzi continua a premere per le elezioni anticipate ma si trova con una freccia in meno al suo arco per poter indire il voto il prima possibile. In ogni modo bisognerà forzatamente aspettare la revisione della legge elettorale attuale, che prevede l’Italicum alla Camera – con grande premio di maggioranza per garantire la governabilità – e un sistema elettorale proporzionale (il cosiddetto “Consultellum”) senza premio di maggioranza al Senato, che Renzi e i suoi volevano abolire con la riforma costituzionale bocciata dagli elettori nel referendum di dicembre.

Renzi punta sul Mattarellum per andare al voto subito

A esprimere la volontà di Renzi di andare al voto anticipato già da quest’anno è uno dei suoi, il deputato David Ermini, secondo il quale “se c’è la volontà parlamentare di fare una legge elettorale e andare al voto, non vedo ostacoli”.

Renzi ha proposto di tornare al Mattarellum, anche perché il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha posto come condizione fondamentale per tornare alle urne prima della fine naturale della legislatura, nel 2018, l’uniformità di legge elettorale alla Camera e al Senato.

Secondo i media le due possibili date pensate per le eventuali elezioni anticipate sarebbero il 23 aprile e l’11 giugno. Prima bisogna vedere, però, come la Consulta si esprimerà su un altro nodo cruciale, ossia sui ricorsi contro l’Italicum. La sentenza è prevista per il 24 gennaio e il governo e i partiti favorevoli al voto anticipato come MoVimento 5 Stelle e Lega Nord, temono che il giudizio della Corte finisca per rimandare ulteriormente le elezioni, con una sentenza per metà “autoapplicativa” e per metà “di indirizzo”, come spiega Il Corriere della Sera.

Se così fosse i lavori delle Camere non potrebbero realisticamente esaurirsi in poche settimane. Secondo Matteo Salvini, leader della Lega Nord, la Consulta “scriverà una sentenza con la quale allungherà il brodo, per impedire il voto anticipato”.