MILANO (WSI) – Borsa Milano positiva, il Ftse Mib di Borsa Milano ha chiuso superando i 18.200 punti, con un rialzo +1,08%, a 18.206,41 punti.
Buy sui titoli FCA e Mps. Bene il settore bancario in generale con rialzi anche superiori a +7%, pesante invece Luxottica dopo i conti fiscali deludenti. Il titolo cede quasi -5%.
Dal versante macro, si scopre che l’Eurozona non è riuscita ad arginare la caduta dei prezzi. I prezzi alla produzione sono calati dell’1% nel blocco a 19 e anche in UE a gennaio. Le ultime cifre sui prezzi al consumo pubblicate ieri confermano che dopo cinque mesi l’area è tornata in una fase di deflazione a febbraio, un mostro con cui Mario Draghi dovrà fare i conti a cominciare dalla prossima riunione della Bce del 10 marzo.
Rally della Borsa di Tokyo, che ha assistito al balzo dell’indice Nikkei 225 pari a +4,11%. Rialzi superiori a +4% anche per la Borsa di Shanghai, che ha praticamente snobbato la decisione di Moody’s di tagliare l’outlook sul rating della Cina da “stabile” a “negativo”.
A tal proposito Marie Diron, senior vice direttore generale di Moody’s, ha dichiarato alla televisione di Bloomberg:
“L’abilità del governo (cinese) di assorbire gli shock è calata e vogliamo segnalare questo nell’outlook negativo“.
La Borsa di Hong Kong guadagna oltre +3% mentre Sidney ha fatto +2%. In generale, i listini asiatici hanno terminato la sessione al record in due mesi.
Reso noto il Pil australiano, che negli ultimi tre mesi del 2015 ha segnato un rialzo +3% su base annua, nonostante la forte crisi che ha investito il settore delle materie prime.
A tal proposito, estrema volatilità per i prezzi del petrolio, che sono prima scesi cedendo -1% circa, scontando la pubblicazione delle scorte settimanali, che negli Usa sono cresciute più delle attese, per poi guadagnare terreno sulla scia della notizia riportata da Reuters sull’Arabia Saudita.
In particolare, le scorte di crude negli Statu Uniti sono salite la scorsa settimana di 10,37 milioni di barili fino a 517,98 milioni, ben oltre l’incremento atteso di 3,6 milioni.
Poco dopo, Reuters ha reso noto che l’Arabia Saudita starebbe trattando su un prestito internazionale che potrebbe avere un valore fino a $10 miliardi in dollari Usa. A New York, futures sul contratto WTI +1,22% a $34,82, mentre il Brent ha messo a segno un rialzo superiore a +1%, oltre $37.
Sul valutario, l’euro rimane sotto pressione, in attesa delle nuove misure espansive che dovrebbero essere annunciate dalla Bce di Draghi nella imminente riunione, in calendario il prossimo giovedì. Le ultime notizie arrivate dal fronte macroeconomico dell’Eurozona hanno reso ancora più urgente la necessità di un nuovo intervento della Bce, confermando il ritorno della deflazione e la crescita del Pmi manifatturiero più fiacca dell’ultimo anno.
L’euro è in calo attorno a $1,0840 circa, mentre il dollaro scende sullo yen sotto JPY 114.
Quotazioni oro in ripresa, si riavvicinano a $1.238,80 l’oncia.
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Il clima di fiducia sull’azionario è condizionato dall’ottima performance di Wall Street, con il Dow Jones Industrial balzato +2% – si è trattato del rialzo più sostenuto in una seduta dallo scorso gennaio – e il Nasdaq che ha concluso la sua migliore seduta in sei mesi.
Effetto positivo anche dal fronte economico dell’Australia, il cui Pil è salito dello 0,6% nell’ultimo trimestre del 2015, segnando una crescita +3% su base annua, meglio delle attese.
Il Ftse Mib riporta un rialzo +0,58% a 18.116,01 punti. Tra i titoli scambiati sul listino, si mette in evidenza il calo di Luxottica, che cede quasi -4% e di Tenaris -1,46%. Bene Saipem +1,82%, Mediaset +0,70%. Tra i bancari Unicredit +1,08%, Ubi Banca +0,92%, Mps +2,71%. Positiva anche FCA, con un rialzo +2,84%. Campari continua a correre, +3%.
Tra le materie prime, petrolio sotto pressione a New York. Da segnalare che nella giornata di ieri sono stati resi noti i dati sulle scorte di crude dall’API. E’ emersa una forte accumulazione delle scorte, pari a 9,9 milioni di barili nella settimana terminata lo scorso 26 febbraio (tre volte tanto l’aumento di 3,3 milioni di barili atteso), la più forte dall’aprile del 2015.
Accelerazione ribassista per i prezzi del materie prime, petrolio, che a New York cedono -0,96% a $34,07, mentre a Londra cedono -0,41% a $36,66.
PIl della Svizzera che nel quarto trimestre del 2015 è cresciuto a un tasso +0,4% rispetto al trimestre precedente, battendo ampiamente le attese, di +0,1%, e a dispetto del franco svizzero.
Anche i dati di gennaio sui prezzi alla produzione confermano quello che già si temeva: l’area euro è in una fase di deflazione e nonostante le misure straordinarie ultra accomodanti della Bce non riesce a tenere a bada il calo dell’inflazione. A questo punto un nuovo intervento espansivo di Mario Draghi è dato per certo.
In una seduta abbastanza volatile ma comunque per lo più positiva, il listino italiano scambia in progresso dello 0,67% a inizio pomeriggio, attestandosi a 18.132,18 punti. Gran bella prova quella delle banche popolari che hanno ancora tanto terreno da recuperare, tuttavia, in questo avvio di anno disastrato.
Banco Popolare fa +5,82%, Ubi Banca +5,15%, Anima Holding +5,04%, Monte dei Paschi +4,94% e Pop Milano +4,93%. Oltre a Luxottica, in calo di più di tre punti percentuali dopo i conti, maglia nera del paniere delle blue chip, si muovono in controtendenza rispetto al resto del mercato Tenaris, CNH Industriale, Terna e Mediaset.
A Piazza Affari spicca il volo il titolo l’Espresso. Le azioni del gruppo guidato da Carlo De Benedetti registrano un incremento che sfiora in certi momenti della giornata anche l’8%. Proseguono al rialzo anche i titoli Rcs Mediagroup che, al momento, vengono scambiati intorno a 0,592 euro (+4,04%) dopo aver toccato il top di seduta a 0,61 euro. Notevoli anche gli scambi che a meta’ seduta sommano oltre 6 milioni di pezzi scambiati.
Si riducono i rialzi dell’azionario globale dopo che le quotazioni del petrolio sono tornate a cedere il passo sulla scia degli ultimi dai provenienti dagli Stati Uniti. L’istituto del petrolio americano (API) ha comunicato che le scorte di greggio sono salite di 9,9 milioni di barili la scorsa settimana nel paese.
I dati hanno depresso i contratti sul Brent londinese, che al momento scambiano in ribasso dello 0,7% a 36,55 dollari al barile. Le cifre ufficiali del Dipartimento Usa dell’Energia verranno pubblicate più tardi e potrebbero confermare così come smentire questi numeri. Data l’estrema volatilità vista di recente nell’andamento dei prezzi dell’oro nero tutto è ancora possibile a Londra e sul NYMEX.
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha concluso la sessione in rialzo +1,08%, a quota 18.206,41 punti. Tra i titoli, acquisti sulle banche, con Mps +4% circa, Bper, Ubi Banca, Unicredit e BPM +5% circa, Banco Popolare oltre +7%, Mediobanca +4,07%, . Tra i titoli di altri settori Cnh Industrial -1,47%, Anima Holding +4,52%, FCA +2% circa, Finmeccanica -1,77%, Terna -2%, Poste Italiane -0,96%, Luxottica -4,84%.
Accelerazione del petrolio, nonostante il rialzo delle scorte in Usa più alto delle attese. A trainare al rialzo le quotazioni del petrolio la notizia riportata da Reuters, secondo cui l’Arabia Saudita avrebbe chiesto alle banche di valutare un prestito internazionale suo favore che potrebbe valere $10 miliardi.
Azionario positivo a livello globale. Stefan Worrall, direttore della divisione Japan equity sales di Credit Suisse ha riferito a Reuters che “improvvisamente la fiducia che era stata persa (da parte degli investitori) è ricomparsa, sulla scia dei dati economici arrivati dagli Stati Uniti, che hanno battuto le attese”.