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Ora UniCredit rischia bail-in: ultimatum dalla Bce

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Titolo UniCredit attaccato dalle vendite, dopo le ultime novità sulla banca emerse in mattinata. Novità che fanno temere il peggio per l’istituto che si appresta a varare un maxi aumento di capitale del valore di 13 miliardi di euro.

La spada di Damocle che la Bce ha deciso di far pendere sulle teste delle principali banche europee finisce per avere sempre lo stesso risultato: amplifica i timori degli investitori sui fondamentali della banca di turno. Stavolta tocca a UniCredit (comunque nel mirino degli investitori da parecchio tempo)

Le novità sull’istituto di Piazza Gae Aulenti sono scritte nero su bianco nel documento di registrazione che la stessa UniCredit ha depositato nella giornata di oggi alla Consob, relativo all’operazione di ricapitalizzazione che potrebbe partire prima del previsto.

Bce: rischio di liquidità e di credito

Dal documento, che ha ricevuto il via della libera della Consob, emerge:

  • Sui risultati di bilancio del quarto trimestre peseranno oneri straordinari del valore di 12,2 miliardi di euro, sulla scia dell’aumento degli accantonamenti per far fronte alle perdite.
  • La banca ha anche comunicato che i suoi ratio di capitale non riusciranno a soddisfare le richieste SREP della Bce, a causa delle svalutazioni. Di fatto, al 31 dicembre 2016 il Cet1 phase in sarà pari a circa l’8%, il Tier1 Capital ratio al 9% e il Total capital ratio all’11,5%. Gli obiettivi mancati avranno non poche ripercussioni, in quanto Unicredit non potrà procedere “fino al ripristino dei requisiti patrimoniali non rispettati, alla distribuzione dei dividendi e al pagamento delle cedole degli strumenti Additional tier 1″. E, nell’immediato, “ove l’aumento di capitale non fosse sottoscritto ovvero fosse sottoscritto parzialmente, l’emittente non potrebbe corrispondere la cedola relativa agli strumenti di Additional tier 1 dovuta a marzo 2017 e avrebbe limitazioni sulla politica di distribuzione dei dividendi”.
  • Sempre nel documento si legge come la Bce abbia rilevato diverse aree deboli, come l’esposizione elevata ai crediti deteriorati, il rischio di liquidità, la persistente debolezza della redditività, il rischio di credito, e anche il rischio legato alle attività in Turchia e in Russia.
  • Di qui, l’ultimatum della Bce: entro il prossimo 28 febbraio la banca dovrà presentare una “strategia in materia di crediti deteriorati, supportata da un piano operativo per affrontare la tematica dell’elevato livello di crediti deteriorati”.

Unicredit alla completa mercé della Bce, rischia bail-in

Nel caso in cui la ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro decisa da UniCredit non andasse in porto, le conseguenze potrebbero essere gravi. Nello stesso documento depositato presso la Consob si legge che un’adesione parziale all’operazione avrebbe “significativi impatti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria” di Unicredit “fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale“, nel caso in cui non venissero predisposte altre misure per rafforzare il capitale, per “far fronte agli assorbimenti di capitale generati” dal piano strategico.

Il timore che il piano strategico non riesca a risolvere i guai di UniCredit è tutto in questa frase, contenuta sempre nel documento. La banca scrive:

“Sebbene le azioni poste alla base del Piano Strategico siano finalizzate, tra l’altro, a mitigare i profili di debolezza del Gruppo UniCredit, evidenziati anche dalla BCE all’esito dello SREP 2016, alla Data del Documento di Registrazione, sussiste il rischio che le azioni del Piano Strategico non siano in grado di fronteggiare adeguatamente i profili di debolezza riscontrati dalla BCE“.

Nel caso peggiore UniCredit sarebbe praticamente alla completa mercé della Bce, che potrebbe intervenire anche in modo invasivo, attraverso per esempio “l’imposizione di restrizioni o limitazioni dell’attività e/o la cessione di attività che presentassero rischi eccessivi per la solidità dell’emittente”.

E per UniCredit c’è anche lo spettro bail-in, visto che nello stesso documento si legge che “sussiste il rischio che ove non fosse in grado di ripristinare i requisiti patrimoniali applicabili, anche ricorrendo a misure straordinarie diverse da quelle previste nel piano strategico, possa essere necessaria l`applicazione degli strumenti di risoluzione”. Strumenti di risoluzione che sono stati previsti dalla direttiva europea sulle risoluzioni bancarie (2014/59/Ue), che ha introdotto proprio il bail-in.

La reazione del titolo dopo ultimatum Bce

Il titolo UniCredit è stato anche sospeso al ribasso sul listino Ftse Mib di Piazza Affari più di una volta, soffrendo un tonfo fino a -6%.

In una sessione caratterizzata principalmente dal sentiment negativo, il Ftse Mib di Piazza Affari rimane particolarmente penalizzato, soffrendo i nuovi timori sulle banche italiane.

D’altronde, è stata la stessa Danièle Nouy, numero uno della divisione di sorveglianza sulle banche della BCE, in un’intervista esclusiva rilasciata a La Repubblica, a dire chiaramente che in Italia “sono stati fatti scarsi progressi, sul fronte dei crediti deteriorati”.

Ma le banche soffrono anche le tensioni dovute al braccio di ferro tra Bruxelles e il governo italiano in merito alla manovra correttiva chiesta all’Italia, con Roma che deve dare una risposta entro il 1° febbraio (altro ultimatum all’Italia). In tensione lo spread Italia-Germania, che supera la soglia dei 180 punti base. Oggi si terrà il cda straordinario di UniCredit.

Le pressioni sul titolo sono scattate sulla scia di indiscrezioni secondo cui l’aumento di capitale sarebbe stato anticipato al prossimo 6 febbraio.