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Alla Fed vincono i falchi. Balza il dollaro, è record dal 2003

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Dopo le speculazioni degli ultimi mesi, finalmente il giorno della verità per la Fed di Janet Yellen è arrivato. Nella giornata di ieri i tassi di interesse Usa sono stati alzati, come previsto ampiamente dal trend dei futures sui Fed Funds delle ultime settimane. La manovra restrittiva è stata di 25 punti base, e ha portato i tassi dallo 0,50% allo 0,75%. A scatenare la forte reazione degli asset non è stato tanto l’annuncio, quanto la presentazione, nel corso della conferenza stampa di Yellen, del cosiddetto dot plot, ovvero del percorso dei tassi previsto dalla stessa Federal Reserve.

A dispetto di chi aveva previsto nei giorni scorsi anche un solo altro rialzo dei tassi nel 2017, la Fed-falco ha alzato le stime sul percorso del costo del denaro Usa previsto per l’anno prossimo, da due a tre manovre restrittive. Immediata la reazione del forex, dove il Dollar Index è balzato al record dal gennaio del 2003, ovvero in ben 14 anni, a quota 102,3. Il balzo del dollaro pesa soprattutto sullo yen, scivolato vicino al minimo degli ultimi 11 mesi, con il rapporto USD/JPY in rally oltre quota JPY 118.

Occhio anche al rapporto euro-dollaro, con l’euro che ha bucato temporaneamente al ribasso la soglia di $1,04. La prospettiva di una Fed pronta a imboccare con decisione la strada della politica monetaria restrittiva ha zavorrato l’azionario asiatico ad eccezione della borsa di Tokyo.

Diversi sono i dossier aperti sul tavolo delle società quotate a Piazza Affari. Massima attenzione e massima allerta anche da parte del governo italiano per il blitz del raider della finanza Vincent Bolloré, che nelle ultime ore ha continuato la sua scalata ostile a su Mediaset, scatenando i malumori, oltre che della famiglia Berlusconi, del neo esecutivo di Paolo Gentiloni. Questo, mentre la procura di Milano, allertata insieme alla Consob, da Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che controlla Mediaset, ha deciso di aprire una indagine per manipolazione di mercato da parte di Vivendi.

Banche italiane oggi ben comprate, soprattutto Mps il cui CdA ha smentito le voci su uno swap bond-azioni nel caso in cui salti l’aumento di capitale da 5 miliardi le cui sottoscrizioni sono possibili fino al 31 dicembre. L’altra osservata speciale che acquista appeal speculativo è Telecom Italia, sulla scia di rumor relativi allo scontro tra il gruppo Fininvest della famiglia Berlusconi e il finanziere bretone Bolloré.

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