Economia

Ue, ultimatum all’Italia: “debito troppo alto, rischia inadempienza”

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È arrivata la pagella della Commissione Ue sui conti pubblici italiani: la manovra finanziaria è a rischio correzione, ma il giudizio definitivo, come era previsto, non arriverà prima delle elezioni politiche della primavera dell’anno prossimo. L’Italia è stata richiamata da Bruxelles su deficit e conti pubblici. L’opinione sulla legge di Bilancio del 2018 è infatti accompagnata da una lettera nella quale l’Italia viene richiamata sul debito pubblico, considerato troppo alto e il deficit, che migliora ma solo marginalmente.

In sintesi, il messaggio che arriva è che l’Italia deve fare di più per abbattere il debito e deve farlo entro la primavera perché ci sarà un nuovo esame su questo parametro. Con il rischio che si apra una procedura d’infrazione. Sul capitolo pensioni, l’Ue raccomanda all’Italia la “necessità di attuare” pienamente le riforme già avviate, “perché sono importanti per la sostenibilità di lungo termine”, secondo quanto affermato dal vicepresidente Valdis Dombrovskis.

L’Italia è tra i 5 Paesi “a rischio di inadempienza” sugli obiettivi di Bilancio sul 2018, secondo la Commissione europea, dato che in questi Stati potrebbe verificarsi una “significativa deviazione” rispetto al percorso di risanamento dei conti concordato. Per Italia e Belgio inoltre si prevede il non rispetto delle regole in merito alla riduzione del debito.

Sul nostro paese, nei pareri decisi nell’ambito del Pacchetto di autunno del semestre europeo, la Commissione ha annunciato di aver inviato una nuova lettera alle Penisola da parte di Dombrovskis e del commissario agli Affari economici Pierre Moscovici.

Nella lettera inviata all’Italia si chiede d”i non annacquare” gli sforzi di risanamento dei conti pubblici, ha spiegato Dombrovskis, e di procedere ad una “rigorosa attuazione” delle misure previste, oltre a ribadire “l’importanza di attuare riforme strutturali”.

“Nel caso dell’Italia, il persistere dell’elevato debito pubblico è motivo di preoccupazione. La Commissione – recita un comunicato dell’Ue – intende effettuare una nuova valutazione sull’adempienza da parte dell’Italia in merito ai requisiti sulla regole dal debito a primavera 2018″.

Appare quindi scongiurata, per ora almeno, l’ipotesi di un avvio formale di procedura europea per deficit eccessivo, situazione che al momento riguarda Francia e Spagna.

Sempre nella lettera viene tuttavia ravvisato che nel 2018 dovrebbe esserci una correzione di 0,1 punti sul deficit strutturale “laddove serve uno sforzo di 0,3 punti”, come ricordato da Moscovici. “Abbiamo mandato una lettera a Pier Carlo Padoan – ha detto – per spiegare il nostro ragionamento e chiedere alcuni chiarimenti”.

Ue sull’Italia: “economia sotto la media e debito troppo alto”

Il messaggio era stato ribadito  giàieri dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, che in un’intervista esclusiva all’ANSA ha detto che l’economia italiana crescerà quest’anno e il prossimo, “ma resta ancora sotto la media Ue“, la disoccupazione scende “ma resta sopra la media Ue”, il debito “resta fonte di vulnerabilità” che toglie al Paese nel 2017, solo per il suo servizio, il 3,8% del Pil.

“La situazione economica sta lentamente migliorando ma è importante mettere il debito pubblico su un sentiero discendente. Il debito italiano è un grande costo per l’economia. Al momento viviamo in un ambiente di tassi bassi, ma se c’è un cambio nella politica monetaria, se l’inflazione risale, questo si somma ai costi e può essere fonte di instabilità. Perciò è importante usare questa congiuntura economica per far scendere il debito”, ha sottolineato Dombrovskis.

La bassa crescita e la scarsa produttività sono “un problema strutturale” che l’Italia sta affrontando con le riforme. Poi arriva il paragone con gli altri Paesi:

 “se paragoniamo esperienze di altri Paesi fortemente colpiti dalla crisi come Irlanda, Spagna, Paesi Baltici, pure impegnati in un’agenda ambiziosa di riforme, al momento essi sono tra le economie che crescono più rapidamente”, a differenza dell’Italia che resta sotto la media Ue.