Il 2017 sarà l’anno in cui molto probabilmente tornerà l’inflazione in Europa. A prevederlo è un report di S&P, che fa il punto della situazione in un momento caratterizzato proprio dal timore della crescita delle pressioni inflazionistiche, dopo i recenti dati che sono stati resi noti, non solo in Eurozona ma anche negli Stati Uniti.
Proprio la scorsa settimana, l’ultimo report occupazionale Usa dell’era Obama ha messo in evidenza una crescita dei salari a livelli record. Così si legge nel report di Standard&Poor’s:
“Prevediamo che l’inflazione dell’Eurozona testerà il suo picco nel primo trimestre del 2017, attorno all’1,5%, sulla scia degli effetti dei prezzi energetici. E’ improbabile invece che l’inflazione core si attesti in modo significativo sopra la soglia dell’1%”.
L’agenzia di rating continua affermando nei suoi punti principali che il rialzo dell’inflazione nell’area euro metterà la Bce in una posizione difficile, in quanto l’istituto guidato da Mario Draghi dovrà cercare di rispondere agli appelli a favore di tassi di interesse più elevati che arriveranno dai falchi (in primis dalla Germania), e allo stesso tempo accertarsi che non si verifichi un eventuale e “non giustificato irrigidimento delle condizioni finanziarie”.
La politica monetaria della Bce rimarrà probabilmente accomodante, secondo l’agenzia, almeno fino a quando l’inflazione core non subirà nel suo percorso un processo sostenuto di aggiustamento, probabilmente non prima del 2018.
Sophie Tahiri, economista di S&P Global Ratings, scrive nel report “Is Inflation Back in The Eurozone?” (l’inflazione sta tornando nell’Eurozona?) che:
“la combinazione di prezzi del petrolio più elevati e dell’apprezzamento del dollaro sia contro l’euro che contro la sterlina stanno già spingendo l’inflazione al rialzo nel Vecchio Continente”, e che “guardando in avanti, ci aspettiamo che l’inflazione (il riferimento è al dato generale) si stabilizzi, così anche che l’inflazione core non superi in modo significativo l’1%”.
L’analisi di S&P ricorda che
“in un anno, il prezzo del petrolio Brent è balzato +40%, a $54 al barile nel dicembre del 2016 dai $38 del dicembre dello stesso periodo dell’anno precedente. Il rialzo è stato del 45% in euro e vicino a +70% in sterlina, con il dollaro che ha guadagnato il 3% e il 20% rispettivamente nei confronti delle valute. Quanto è notevole è che la correlazione negativa storica tra i prezzi del petrolio e il tasso di cambio del dollaro si è capovolta dalla primavera del 2016, con il rialzo che ha interessato sia il biglietto verde che i prezzi del petrolio”.
Focus sui dati arrivati dal fronte macroeconomico dell’Eurozona nei primi giorni del 2017, in particolare proprio su quello relativo all’inflazione, che è cresciuta a ritmi record dal 2011.