MILANO (WSI) – Borsa Milano in preda al nervosismo come del resto tutto l’azionario mondiale, sotto pressione dopo che una lunga serie di risultati trimestrali hanno deluso le aspettative del mercato. Ma la cautela si spiega anche con l’imminente decisione sui tassi che sarà resa nota nella serata italiana dalla Fed di Janet Yellen. Il Ftse Mib di Borsa Milano ha chiuso la sessione in crescita +0,43%, a 18.750,62 punti, recuperando terreno nelle ultime battute.
Gli analisti prevedono un nulla di fatto, mentre contrastati sono i pareri sulla reale possibilità di un rialzo dei tassi a giugno. E qualcuno poi si chiede. In una condizione di incertezza tale, a livello globale, ha senso che la Fed alzi i tassi nell’anno dell’Election Day?
Sullo sfondo, si sono messi in evidenza i conti fiscali deludenti di alcuni colossi americani dell’hi-tech, come twitter e Twitter e Apple. In particolare quest’ultima ha perso 40 miliardi di dollari di capitalizzazione dopo aver comunicato il primo calo dei ricavi dal 2003.
A Piazza Affari, in una seduta in cui l’attenzione è stata rivolta come sempre alle banche, con le tante novità in arrivo sia sul fronte del tetto ai titoli di Stato nei portafogli che al decreto salva-banche, si è messo in evidenza il bel balzo di Stm, con le quotazioni volate anche oltre +9%, grazie all’outlook sul secondo trimestre comunicato dal colosso. I titoli bancari sono invece per lo più scesi.
Il clima di incertezza si spiega anche con l’incognita Banca del Giappone. Cosa farà ancora la Bank of Japan, nella sua eterna lotta contro la deflazione?
In Asia, i listini azionari hanno chiuso in calo per la quarta seduta di fila. La Borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,36%.
Sugli altri mercati, in lieve rialzo l’euro oltre $1,13; dollaro/yen praticamente invariato in attesa del verdetto della Fed, attorno a JPY 111. Sterlina in calo sul dollaro, a $1,4548. Euro/yen vicino a JPY 126, in lieve rialzo.
Positivo il petrolio, che ha però ridotto i guadagni. Il contratto WTI viaggia attorno a $44 al barile, mentre il Brent è vicino a quota $46. Oro verso $1.250 l’oncia.
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I titoli Apple stanno cedendo terreno alla Borsa di Francoforte dopo che il gruppo di iPhone e iPad ha registrato ricavi deludenti Per la prima volta in 13 anni sono calati e l’era d’oro degli smartphone dell’azienda di Cupertino pare sia volta al termine. Ad aver pesato sulle vendite è stato sopratutto il rallentamento della Cina, il secondo mercato principale di Apple.
Con il calo dell’8% successivo alla pubblicazione della trimestrale, la società guidata da Tim Cook ha perso 40 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti attendere, Barclays è uno dei titoli più richiesti nelle prime battute malgrado la banca britannica abbia registrato un calo dei profitti pre-tasse del 33% a 793 milioni di sterline, dopo il miliardo e 60 milioni di un anno prima.
La banca ha pagato l’incremento degli accontanamenti e la performance molto sottotono della divisione di investimenti. Ma i trader sono incoraggiati dall’interesse mostrato da alcuni gruppi alla sua divisione africana (tra questi anche l’ex CEO Bob Diamond).
La Borsa di Milano guadagna lo 0,34% dopo mezz’ora di scambi, con il listino Ftse MIB che si attesta in area 18.733,43 punti. Tra i titoli più acquistati si segnalano Mps, FCA e Ubi Banca. Bene anche Stm, nonostante i conti deludenti. Il gruppo italio-francese di chip è ottimista sul futuro e vede segnali di ripresa dell’attività nel settore.
Dal versante macro giungono notizie moderatamente positive dalla Germania. I prezzi all’import hanno visto un timido incremento, mentre i consumatori tedeschi hanno un po’ più di fiducia nonostante i timori per il rallentamento dell’economia mondiale alla luce delle tensioni geopolitiche, ma anche per la forte volatilità dei mercati finanziari.
L’indice GFK, un indicatore anticipatore del sentiment basato su un campione di 2.000 intervistati in Germania, dovrebbe salire a 9,7 punti dai 9,4 precedenti. I prezzi all’importazione hanno registrato una contrazione su base annua del 5,9%, dal -5,7% di febbraio e dal -3,8% di gennaio, risultando migliore delle attese degli analisti che avevano previsto un calo del 6,3%.
A parte la sfilza di trimestrali, un altro appuntamento clou di giornata riguarda la riunione di due giorni di politica monetaria della Federal Reserve. La banca centrale americana dovrebbe mantenere invariati i tassi di interesse, ma dopo il messaggio accomodante di marzo, ultimamente il direttorio dell’istituto guidato da Janet Yellen pare aver assunto un approccio più da falco. La volontà di normalizzare la politica monetaria riportando il costo del denaro su livelli più standard c’è.
I prezzi immobiliari stanno salendo e il mercato del lavoro è migliorato in maniera considerevole. Le condizioni esterne restano difficili, certo, ma secondo gli analisti per la Fed è difficile parlare di rischi esterni quando l’economia nazionale è in ripresa. “Non dico che si trasformeranno in falchi, ma è molto difficile restare colombe“, secondo Francesco Filia, CEO & CIO di Fasanara Capital.
La verità è che la Fed vorrebbe essere entrambi, dice Philippa Malmgren, fondatrice del gruppo DRPM. “Vorrebbero dire che l’economia sta migliorando ma che non vogliono al contempo alzare i tassi. È questa la loro vera posizione“.
La Borsa di Milano guadagna lo 0,34% dopo mezz’ora di scambi, con il listino Ftse MIB che si attesta in area 18.733,43 punti. Tra i titoli più acquistati si segnalano Mps, FCA e Ubi Banca. Bene anche Stm, nonostante i conti deludenti. Il gruppo italio-francese di chip è ottimista sul futuro e vede segnali di ripresa dell’attività nel settore.
Le banche sono aiutate dall’accelerazione dei titoli Barclays, che a Londra guadagnano ora il 7%.
Virata in rosso per il Ftse MIB che al momento cede lo 0,3% a 18.615,28 punti. A pesare è l’inversione di tendenza delle grandi banche. Danneggiati da probabili prese di beneficio, Unicredit e le popolari risultano tra i titoli più venduti.
Rallentano il passo di marcia anche le altre principali piazze europee nonostante la Bce abbia riportato un aumento dei crediti alle imprese non finanziarie in marzo. Francoforte perde lo 0,19%, Londra lo 0,25%, mentre Parigi è piatta.
I rialzisti tornano alla carica sul mercato delle materie prime, con le quotazioni del greggio che sono salite ai massimi da novembre. Due sono i fattori determinanti citati dai trader e dagli osservatori di mercato: l’indebolimento del dollaro e le notizie giunte dal Medioriente.
I contratti future sul Brent e sul Wti sono sostenuti dal riavvio dei lavori nello stabilimento petrolifero di Khafii, un impianto operativo condiviso da Kuwait e Arabia Saudita che produceva dai 280mila ai 300mila barili di petrolio al giorno prima che i problemi ambientali portassero alla chiusura dello stabilimento nell’ottobre di due anni fa.
Un aiuto arriva anche dagli ultimi dati Usa sul fronte dell’offerta di petrolio, che resta clamorosamente in eccesso. Sono stati estratti circa 1,1 milioni di barili la scorsa settimana negli Stati Uniti, secondo i dati dell’American Petroleum Institute, meno del previsto. Gli analisti scommettevano in media su un valore più alto, nell’ordine dei 2,4 milioni di unità prodotte.
Piazza Affari debole, con l’indice Ftse Mib che mette a segno un rialzo +0,38%, a quota 18.740,73 punti. Tra le banche MPS +0,79%, mentre Bper, BPM e BP sono in flessione. Intesa SanPaolo -0,57%, Mediobanca -0,41%, Ubi Banca +0,80%, Unicredit -2,23%, FinecoBank -0,99%. Tra i titoli di altri settori, bene Saipem +2,34%, Snam +1,05%, Luxottica -0,46% e soprattutto Stm che balza di quasi +9%.
Boom per il titolo Stm, che vola +9%, sulla scia della pubblicazione del bilancio relativo al primo trimestre dell’anno, che ha messo in evidenza ricavi netti a $1,613 miliardi da 1,705 del primo trimestre del 2015, a fronte di una perdita netta di 41 milioni e un margine lordo del 33,4%. I mercati brindano tuttavia all’outlook sul secondo trimestre reso noto dal colosso. STM stima ricavi in rialzo di +3,5 punti percentuali. Il margine lordo è atteso attorno al 34%. Nel primo pomeriggio il titolo balza oltre +9%, a 5,68 euro.
Una seduta senza grandi slanci, quella di Piazza Affari, che ha visto l’indice Ftse Mib chiudere in rialzo di appena +0,30%, a quota 18.726,82 punti. Tra i titoli, banche contrastate, con Mps lievemente positiva, e le popolari in affanno. Giù anche Unicredit -2,81%, mentre Intesa SanPaolo ha messo a segno un trend praticamente piatto. Tra i titoli di altri settori Mediaset -0,55%, Prysmian +1,33%. Balzo per Stm, il titolo migliore della seduta odierna, grazie all’outlook relativo al secondo trimestre dell’anno. Giù Telecom Italia, con -2,25%. Finmeccanica +3% circa. FCA +1,5%, così come Cnh Industrial.
Flash dei trader nel premercato:
. Lo spread tra i Btp decennali e i corrispettivi Bund tedeschi apre a 124,7 punti base. Il rendimento dei titoli di Stato italiani è all’1,54%
. Prezzo del petrolio in aumento: il Wti sale a 44,55 dollari (+1,16%), mentre il barile di Brent è quotato a 46,15 usd (+1,25%)
. L’euro apre in leggero rialzo sul dollaro, scambiato a 1,1296
. La Borsa di Tokyo chiude in calo, Nikkei -0,36%