Il tasso sui Bund a due anni ha toccato un nuovo record minimo al -0,74% sulle speculazioni circa un nuovo intervento in chiave espansiva della Bce a dicembre. Ieri lo Spread tra i Bund e i Treasuries Usa decennali si è ampliato raggiungendo i massimi pluriennali. Influiscono chiaramnete le crescenti divergenze di politiche (monetarie e fiscali) tra Stati Uniti ed Eurozona, dopo l’elezione di Trump alla presidenza Usa e con la seconda stretta monetaria in dieci anni da parte della Federal Reserve che si materializzerà a dicembre.
Ma c’è anche indubbiamente una grande confusione nei mercati: dopo la vittoria di Trump, le cui politiche protezioniste e di stampo keynesiano (ha promesso migliaia di miliardi investimenti pubblici nelle infrastrutture) vengono interpretate come inflative e pro dollaro, l’obbligazionario è caduto vittima di una pioggia di vendite intensa. Che non ha però interessato tutti, come dimostra il balzo dei prezzi del titolo governativo a due anni tedesco. Il rialzo riflette anche i timori sulla mancanza di offerta di bond.

In un intervento recente al Parlamento Europeo, il presidente della Bce Mario Draghi non ha deluso le attese dei rialzisti quando ha lasciato chiaramente intendere, pur riconoscendo i danni recati alle banche dai tassi ultra bassi, che le politiche monetarie dell’istituto centrale di Francoforte rimarranno iper accomodanti.