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Mercati nervosi, aiutati da promesse Draghi su sofferenze e MPS

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MILANO (WSI) – Le rassicurazioni di Mario Draghi sulla possibilità di un intervento pubblico a sostengo delle banche italiane per risolvere il nodo sofferenze aiuta il mercato azionario e in particolare i titoli bancari quotati in Borsa. La Bce ha lasciato invariati i tre tassi di riferimento e anche il piano di Quantitative Easing. Ma un nuovo intervento di allentamento monetario a settembre o al più tardi a dicembre non è da escludere. Motivo per il quale l’euforia dell’euro dollaro non è durata molto.

Anche l’azionario asiatico e lo yen sono finiti sotto i riflettori. La valuta giapponese ha fatto un bel balzo dopo che Kuroda, numero uno della Banca del Giappone, ha detto che un ricorso all’helicopter money non è necessario. Prima che uscissero le dichiarazioni rilasciate in un’intervista radiofonica alla Bbc, l‘indice di riferimento MSCI Asia Pacific – escluso il Giappone – ha superato il record testato ad aprile, salendo al nuovo massimo del 2016, beneficiando della flessione dello yen e del dollaro neozelandese, che hanno testato i minimi in sei settimane, proprio in attesa di nuovi stimoli da parte delle relative autorità. Hong Kong va verso una fase di mercato toro, con l’indice Hang Seng che ha recuperato oltre +20% dai minimi di febbraio.

In Giappone si scommette su un piano di stimoli fino a 20mila miliardi di yen, il doppio circa rispetto a quanto previsto inizialmente per far fronte alle conseguenze della BrexitIl mercato non si aspettava un nuovo intervento monetario da parte di Draghi. E’ molto più probabile che Draghi decida di potenziare la sua politica monetaria già ultra espansiva nel meeting successivo, che si terrà in data 8 settembre, giorno in cui saranno rese note anche le nuove stime sulla crescita dell’Eurozona. Il 29 luglio invece, tra otto giorni, tutta l’attenzione sarà rivolta agli stress test condotti dall’Eba sulle banche europee.

Una cosa è certa: sebbene in ripresa dello 0,1% a giugno dopo due mesi al di sotto dello zero, l’ inflazione continua a non dare segni tangibili di vita ed è ben lontana dal target della Bce, pari a un valore appena al di sotto del 2%.

Inoltre, c’è il problema – ed è questa l’urgenza vera a cui Draghi deve far fronte degli effetti della Brexit che, come ha detto lui stesso, indubbiamente pesano sull’outlook dell’economia, che dovrebbe rallentare nell’area euro. Di conseguenza, si prevede prima o poi il potenziamento dei bazooka già lanciati. Prevista inoltre una estensione del programma di Quantitative easing oltre la scadenza fissata per il marzo del 2017. Ma tale decisione potrebbe essere alimentare nuovi timori.

Già ad agosto, secondo gli analisti di UBS e SEB AB, la Bce potrebbe trovarsi ad affrontare l’assenza di bond da acquistare, sulla base della regola fissata, che condiziona l’acquisto di una obbligazione a un tasso che non sia inferiore a una certa soglia. E il punto è questo: che i rendimenti stanno collassando sempre di più, soprattutto quelli dei Bund tedeschi.