
I mercati sono assuefatti ma rischiano di trovarsi nel bel mezzo di una situazione imprevista, uno “choc monetario inatteso”, come lo chiama il capo economista di Goldman Sachs. I banchieri centrali americani si trovano davanti a un bell’enigma: imporre un ciclo di strette monetarie più deciso del previsto per non rischiare di perdere il controllo della situazione e lasciare che l’inflazione galoppi oltre i limiti prefissati, oppure aspettare di vedere uno stato di piena occupazione e una conferma di un a ripresa economica sostenibile e continua. Per Janet Yellen è un dilemma correlano e gli investitori corrono il pericolo di farsi trovare impreparati.
Un problema per i rialzisti delle Borse potrebbe essere il temuto avvio di una serie di rialzi dei tassi di interesse più rapido del previsto o per lo meno più di quello scontato dai prezzi di mercato. Le trimestrali societarie positive e i dati macro, specialmente quelli sul mercato del lavoro, segnalano un’economia in salute nonostante la battuta d’arresto del Pil nel primo trimestre, definita dalla stessa Fed un rallentamento “passeggero”.
Ora, dopo che a marzo avevano male interpretato il messaggio della Fed credendolo più accomodante di quanto in realtà fosse, con i mercati azionari saliti su nuovi livelli record, i trader presteranno massima attenzione ai prossimi commenti che faranno i funzionari della banca centrale. Due mesi fa è stato imposto un rialzo dei tassi di 25 punti base, ma i mercati hanno reagito come se ci fosse stato un taglio del costo del denaro.
Loretta Mester, presidente della Fed di Cleveland, potrebbe essere stata solo la prima di una lunga serie di esponenti del braccio di politica monetaria ad assumere un atteggiamento da falco. Persino Eric Rosengren, un tempo una delle colombe del board, ha avvertito che la banca centrale rischia di alzare il piede dall’acceleratore delle manovre espansive troppo tardi e che deve agire per evitare un surriscaldamento dell’economia.
Secondo i modelli economici di Goldman Sachs, la piena occupazione non è così lontana dall’avverarsi e il tasso di inflazione è vicino all’obiettivo prestabilito. “Per stabilizzare un’economia in piena occupazione la Fed dovrà apportare un rialzo di 50-75 punti base ogni anno in più rispetto a quello scontato dai mercati”, secondo il chief economist di Goldman Sachs Jan Hatzius.
Ancora non è chiaro quante saranno effettivamente le strette monetarie quest’anno, ma per la riunione della Fed di giugno ci sono più di due possibilità su tre che si materializzi, stando all’andamento dei future sui Fed Funds. Hatzius, tuttavia, ha le idee chiare: secondo lui i mercati finanziari dovrebbero prepararsi a uno “choc monetario” con la banca centrale che prepara un numero di rialzi dei tassi guida molto più numeroso del previsto. “Vedremo una media di 3-4 rialzi l’anno fino alla fine del 2019″, rispetto alle attese di mercato che sono per massimo uno-due strette monetarie.
Secondo Hatzius “la sensibilità delle condizioni finanziarie alle decisioni inattese di politica monetaria è stata molto elevata negli ultimi tempi, per lo meno nei casi in cui abbiamo identificato gli choc basandoci sulle oscillazioni viste nei mercati obbligazionari” nei giorni precedenti, successivi o delle riunioni del comitato di politica monetaria Usa del FOMC. Tuttavia “le condizioni di rilassamento finanziario sono dovute ad altri fattori, come il miglioramento del contesto globale”, dice l’economista: non hanno insomma nulla a che vedere con le decisioni e i cambiamenti in materia di politica monetaria.