Economia

Gas naturale e petrolio, ripresa dei prezzi grazie a Bce

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Di Santolò Cannavale

Il piano europeo di quantitative easing (Q.E.), pensato ed attuato dalla BCE, approvato nel gennaio del 2015 e rivisto nel marzo del 2016, e’ un programma di allentamento quantitativo, cioe’ e’ una delle modalita’ con cui la banca centrale immette liquidita’ nel sistema finanziario europeo. In pratica, la Bce crea moneta a debito e lo fa attraverso iniezioni di liquidità;, con operazioni di mercato aperto, tramite l’acquisto di titoli di Stato e di altre obbligazioni.

In Europa vige la regola, inattuata e forse inattuabile, di ridurre i debiti degli Stati europei al 60% rispetto ai rispettivi PIL nominali (Prodotti interni lordi). Va detto che gli Stati dell’Unione Europea si sono indebitati e si indebitano non solo per la loro utilità ma anche a beneficio degli altri componenti dll’Unione. Sarebbe giusto ed opportuno che l’Unione europea, attraverso Speciali Enti di finanziamento – Banca Europea degli investimenti, ad esempio – assumesse su di se una quota dei previsti debiti pubblici rapportati al PIL.

Campi di possibile intervento: viabilità, difesa comune, utilizzo e distribuzione di energia, pubblica sanità, trasporto terrestre ed aereo, tele-comunicazioni, innovazioni e commercio internazionale, fondazione di scuole adatte a modernizzare l’educazione culturale dei giovani, non solo nel proprio Paese ma anche su scala europea (una sorta di Erasmus su scala continentale e addirittura mondiale), ecc. ecc..

Detti Enti di finanziamento, monitorati e diretti dal previsto Ministro delle Finanze e dell’Economia europeo, potrebbero emettere obbligazioni con buone remunerazioni sui mercati finanziari, a disposizione di privati, banche, assicurazioni, con possibilità di effettuare investimenti lunghi, in ottica europea e mondiale. Tanto a copertura dei debiti pubblici assorbiti.

Niente a che vedere con l’attuale quantitative easing (QE) europeo che facilita illogicamente anche gli Stati europei con forti surplus commerciali. Vengono acquistati anche titoli di Stato tedeschi e di Stati per niente bisognosi di intervento da parte della BCE.

Il piano europeo, approvato nel gennaio del 2015 e rivisto nel marzo del 2016, e’ un programma di allentamento quantitativo, cioe’ e’ una delle modalita’ con cui la banca centrale immette liquidita’ nel sistema finanziario. In pratica, la Bce crea moneta a debito e lo fa attraverso iniezioni di liquidita’, con operazioni di mercato aperto, tramite l’acquisto di titoli di Stato e di altre obbligazioni. Il programma ha come obiettivo far ripartire il credito delle banche all’economia reale e contrastare i rischi di deflazione, riportando il tasso di inflazione verso il target del 2%, un obiettivo che e’ ancora lontano dall’essere raggiunto. Il tentativo della Bce e’ spingere le banche ad approfittare del ‘Qe’ per cedere titoli di Stato e utilizzare il contante ottenuto per accrescere i prestiti a famiglie e imprese.

Il “quantitative easing” di marca europea segue le orme dell’analoga operazione realizzata negli Stati Uniti. Circa 3.500 miliardi di dollari acumulati dalla FED americana a partire dal 2008. Il rischio di un taper tantrum anche in Europa c’è.

Un dubbio: il calo del rapporto di cambio euro-dollaro negli ultimi mesi da 1,37 a 1,18 dollari per euro consegue all’annuncio della BCE o al contemporaneo preavviso da parte della Federal Reserve di arresto imminente del loro “quantitative easing” entro il 2018 – 2023?

In realtà i mercati si ostinano a credere che la politica monetario dalla FED sarà molto meno aggressiva di quanto suggerirebbero le parole e le previsioni dei suoi banchieri (Da L’Economia del Corriere della Sera, 25.9.2017, Walter Riolfi, pag. 46).

Su Teleborsa (28 settembre 2017) si legge: “è ancora aperto il dibattito fra falchi e colombe all’interno del board della BCE, dove c’è ancora una divisione riguardo l’avvio del “tapering” europeo, cioè il ritiro graduale del piano QE”.

Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France, propende per una soluzione “morbida”, affermando che la BCE dovrebbe “ridurre il ritmo degli acquisti di asset in modo pragmatico” come proposto a dicembre 2016.
Villeroy dice programmatico a significare che “bisogna da un lato sfruttare i margini di flessibilità del programma e dall’altro tenere in riserva una capacità di acquisto supplementare in caso di necessità”.

Infine, il banchiere afferma che “la politica monetaria non è limitata al QE” ed è “possibile mantenere un elevato grado di accomodamento monetario anche se si riduce il flusso mensile di acquisti netti”.

La FED con quel sistema ha inondato il mercato americano ed internazionale di miliardi di dollari creando una bolla finanziaria che rischia di esplodere, come paventa Alan Greenspan, precedente Presidente della FED. Dai minimi del marzo 2009 ad oggi, la borsa americana di Wall Street è cresciuta del 270%: cosa da non credere e da spiegare con la conseguente creazione di una grossa, ingestibile bolla finanziaria mondiale.

Il programma di quantitative easing è un tentativo di drogare in qualche modo l’economia. Ha dato e darà un temporaneo respiro ai gestori di finanze statali, alle prese con imponenti, ingestibili debiti pubblici. Negli Stati Uniti il quantitative easing ha consentito all’Autorità finanziaria di portarsi sul groppone la massa di obbligazioni rivenienti dalle fallimentari emissioni di titoli correlati alla massa di mutui fondiari elargiti a piene mani, consapevolmente, da 1997 in poi da alcune banche americane specializzate.

Con l’annuncio della manovra BCE, in aggiunta al processo di deflazione in corso in Europa ed all’azzeramento dei tassi d’interesse, il risparmio, per quanto ancora possibile, è in via di smobilitazione.

L’attuale Responsabile della FED americana, Janet Yellen, in scadenza di mandato, ha fissato paletti temporali abbastanza ravvicinati (2018-2020) per il possibile azzeramento del loro quantitative easing. A quel punto – immagino – vi sarà un deciso calo dei mercari finnziari americani – indici Dow Jones e NASDAQ Comp. di Wall Street- che faranno rimangiare la loro forte, a volte irragionevole crescita degli ultimi tre anni.

La JS INEOS Insight, la prima di otto petroliere di gas di scisto arrivate un anno fa nel Regno Unito dagli Usa, mentre sta per arrivare nei pressi di Edinburgo, Scozia (foto di Jeff J Mitchell/Getty Images)
La JS INEOS Insight, la prima di otto petroliere di gas di scisto arrivate un anno fa nel Regno Unito dagli Stati Uniti, fotografata mentre viene scortata quando sta per arrivare nei pressi di Edimburgo, Scozia (foto di Jeff J Mitchell/Getty Images)

Valori dimezzati in Borsa ma balzo dei prezzi energetici

Ipotizzo che vi sarà, a seguire, un dimezzamento di valore di tutte le borse europee ed una naturale crescita dei prezzi di esportazione di gas naturale e petrolio, veri motori del mondo intero e sicuri regolatori dei mercati finanziari e produttivi.

Fa davvero male al cuore assistere alle vicende disastrose del Venezuela, grande produttore di petrolio – 25,3 miliardi di metri cubi di petrolio nel 2012, accasciato su se stesso, pur con una potenzialità produttiva e di guadagno insperati. Basterebbe rinnovare gli accordi mondiali tra produttori di gas e petrolio per una sostanziale contrazione della produzione ed esportazione ed i giochi sarebbero pronti per un forte adeguamento dei relativi prezzi di mercato.

Tanti altri Paesi beneficerebbero della positiva evoluzione dei relativi incassi. Ad oggi i valori di scambio di gas naturale e petrolio nel mondo sono compressi ed esprimono solo in minima parte il loro autentico potenziale.

Lo shale gas americano – ad oggi ben remunerativo – non può averla sempre vinta: terremoti ed inquinamento delle acque prima o poi faranno sentire il loro peso ed i loro naturali costi aggiuntivi nella produzione di petrolio estratto dalle rocce a forte profondità con il metodo fracking in alcune zone dell’America.