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Borsa Milano ostaggio di banche e petrolio. BPM sospesa

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ROMA (WSI) – Con una virata in rosso nel pomeriggio, Piazza Affari ha chiuso in calo una seduta altalenante, che ha visto forti escursioni tra il segno più e il segno meno. Dopo aver bucato per l’ennesima volta la soglia di 18.000 la scorsa settimana, il Ftse MIB ha archiviato le contrattazioni in calo dello 0,77% piazzandosi in area 17.639,26.

Il listino milanese come al solito rimane ostaggio delle banche, che segnano un netto peggioramento. Il titolo BPM (Banca Popolare di Milano) viene sospeso per eccesso di ribasso con un calo teorico -5% circa. Peggiora MPS, e sono negative anche Unicredit, Intesa SanPaolo e Ubi Banca. Un report poco incoraggiante sullo stato di salute delle banche europee in generale e italiane in particolare, è arrivato dagli analisti di Mediobanca, che hanno fatto anche i nomi dei titoli verso cui hanno giudizi negativi (o positivi).

La quinta sessione negativa del settore delle materie prime mette sotto pressione i titoli delle aziende attive nel settore. Sul Ftse Mib Saipem cede oltre -4%, mentre tra gli altri titoli rimane protagonista Mediaset, che tuttavia smorza i guadagni, dopo le indiscrezioni sulla cessione di Premium alla francese Vivendi, già primo azionista di Telecom Italia (che oggi cede quasi -3%).

Sullo sfondo, incertezza sui mercati azionari, anche per la raffica di dati che sono stati resi noti in giornata. Protagonista il miglioramento del mercato del lavoro in Eurozona, ma anche la pubblicazione dell’indice dei prezzi alla produzione, che riporta sotto i riflettori l’allarme deflazione.

Petrolio in recupero sia a New York che a Londra, con il contratto WTI scambiato a New York che, dopo una perdita -4% di venerdì scorso, si riavvicina a quota $37 e il Brent piatto sopra $38. Oro piatto attorno a 1.221 l’oncia. Focus riguardo al petrolio, sui dati sull’offerta della Russia, che hanno indicato come la produzione abbia testato il record in 30 anni, salendo a un valore appena inferiore agli 11 milioni di barili al giorno nel mese di marzo. Intanto Barclays ha reso noto di prevedere che i prezzi del petrolio si attesteranno – sia nel caso del contratto WTI che in quello del Brent – a una media di $39 al barile.

Sul valutario, attenzione sempre alla sterlina, che continua a scontare lo scenario Brexit, anche se oggi guadagna sul dollaro, con il rapporto che rimbalza oltre $1,43. Stando al Financial Times, il costo per assicurarsi contro la flessione del valore della sterlina dopo il referendum sull’appartenenza all’Ue il prossimo 23 giugno è balzato a valori più elevati rispetto a quelli della crisi finanziaria. Euro poco mosso, oscilla attorno a $1,14.

Sul mercato dei titoli di stato, lo spread BTP-Bund è in lieve tensione e si avvicina ai 110 punti base.

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