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Borse: peggior avvio di secondo trimestre dalla Grande Depressione

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Complici i timori di una guerra commerciale a tutto campo tra Cina e Stati Uniti, l’inizio del secondo trimestre è il peggiore dai tempi della Grande Depressione, ma oggi le Borse – dopo i cali del lunedì pasquale di entità superiore al 2% a Wall Street – sembrano aver ritrovato un po’ di forza. Mentre la Borsa di Milano e altre piazze finanziarie europee erano chiuse per festività, a New York è stato il Nasdaq l’indice più colpito dai ribassi (-2,9%) con l’indice S&P 500 che ha ceduto il 2,2%. I tecnologici del gruppo dei cosiddetti FAANG continuano a capitolare, con il paniere allargato delle Borse americane che ha chiuso la seduta sotto la media mobile a 200 giorni per la prima volta da giugno 2016 (vedi grafico). L’indice della volatilità CBOE nel frattempo ha fatto un balzo del 18%, mentre il dollaro Usa cede quota sul Forex.

Preoccupa anche l’ampliamento dello Spread tra Libor e OIS, ritenuto un indicatore dello stato di salute delle attività creditizie. In un’analisi pubblicata il primo aprile, gli analisti di Goldman Sachs scrivono che un allargamento di 35 punti base potrebbe aumentare il costo per gli interessi di 21 miliardi di dollari. Resta da vedere quale sarà l’impatto sui mercati di un tale stress creditizio. A meno che la Federal Reserve non abbia fatto male i suoi calcoli lo stress di liquidità, dice la banca d’affari Usa, l’andamento del differenziale non dovrebbe avere un impatto sistemico sul settore finanziario o sull’economia.

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