Economia

Rumor: Bce cambierà strategia a giugno, euro sale

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I rumor su un intervento verso un maggiore irrigidimento monetario di Mario Draghi alla riunione di giugno, quando la Bce riceverà nuove informazioni aggiornate sulle prospettive inflative in area euro, ha un impatto momentaneo sull’euro – sempre favorito dalla speranza di una vittoria di Emmanuel Macron al ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi – con gli sbalzi di prezzo che sono al rialzo e portano la moneta unica sopra quota 1,09 dollari. Sempre sui mercati finanziari, i rendimenti dei bond dell’area euro sono tornati a salire.

 

 

Le indiscrezioni delle agenzie di stampa circa un segnale di riduzione degli stimoli monetari della Bce, anche se venissero confermate, lasciano comunque a Draghi la porta aperta per mantenere un atteggiamento accomodante nella riunione di questo giovedì, quando non dovrebbero essere annunciati cambiamenti al mega programma di acquisto di bond. I tassi guida resteranno ancorati allo zero e i tassi di deposito rimarranno negativi (al -0,4%).

Dopo un momentaneo sbandamento, dovuto anche al rafforzamento del dollaro in seguito alla pubblicazione degli ultimi dati macro nel complesso positivi in Usa, sui mercati valutari l’euro è tornato a salire portandosi in area 1,0920 dollari. Secondo gli analisti tecnici la moneta unica, favorita anche dalle speranze di vittoria del candidato filo europeista Emmanuel Macron alle presidenziali francesi, ha spazio per rafforzarsi fino a 1,10 dollari e oltre, prima di retrocedere nel caso in cui il governatore della Bce dovesse fare dichiarazioni da colomba.

Secondo Reuters, che cita tre fonti interne al board della Bce informate sui fatti, un cambiamento del linguaggio è possibile al meeting di giugno. Draghi e colleghi potrebbero decidere di rimuovere il riferimento ai “rischi prevalenti al ribasso” nell’outlook della Bce. Anche la parte in cui si fa cenno al possibile potenziamento del Quantitative Easing potrebbe essere eliminata dalla dichiarazione ufficiale. Una fonte ha detto che tutto dipenderà dai dati macro.

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Bce, giovedì tassi deposito resteranno sotto zero

Questa settimana la Bce potrà finalmente chiarire la sua posizione sui tassi di deposito negativi. È nella riunione di politica monetaria di giovedì infatti che la banca e il suo governatore sono chiamati a mettere fine alle speculazioni circa un cambiamento della politica degli interessi che le banche sono costretti a pagare per avere il privilegio di depositare denaro presso l’istituto di Francoforte.

Dopo che anche la Bce è giunta alla conclusione che i tassi sotto zero hanno un impatto negativo sulla redditività delle banche, Mario Draghi potrebbe sorprendere tutti, secondo alcuni. Le probabilità di una sorpresa sono però ridotte al lumicino se si pensa che sia il chief economist Peter Praet sia lo stesso governatore della Bce hanno già fatto sapere nelle ultime settimane che i tassi di interesse non saranno alzati prima del termine del programma di acquisto di titoli di Stato e bond societari, prevista per fine dicembre 2017.

Tali speculazioni circolano tuttavia ormai da un mese, dal momento che l’inflazione annua – comprese le componenti volatili di cibo ed energia – è salita al 2% a febbraio. L’ultima lettura sorprendentemente bassa di marzo (1,5%) dovrebbe giocare in favore degli esponenti del board più “colombe” e quindi favorevoli a misure espansive.

Il tasso “core” dell’inflazione è sceso dallo 0,9% allo 0,7%, un segnale del fatto che “la ripresa dell’inflazione vista di recente non ha molto a che vedere con una genuina pressione al rialzo” dei prezzi al consumo, come osserva Jack Verdan, chief currency strategist di Julius Baer.

La ripresa dei prezzi al consumo è quindi da considerarsi “interamente transitoria”, secondo l’analista, essendo essa legata al rincaro del petrolio. A parte la necessità di utilizzare la forward guidance sui prezzi come strumento politico principale della Bce, da parte dei falchi del direttorio non sembra ci sia la volontà di mettere fine ai tassi di deposito negativi prima della fine del Quantitative Easing.

“I falchi della Bce sono maggiormente preoccupati per “l’azzardo morale” del programma straordinario di acquisto di bond, piuttosto che dei tassi negativi”, secondo Verdan.