ROMA (WSI) – Ignazio Visco, numero uno di Bankitalia, ha parlato oggi a tutto campo, in occasione delle giornata dedicata alle Considerazioni finali. Non sono mancati gli alert sull’economia italiana – con il richiamo “si può e si deve fare di più”, anche perchè la “ripresa è deludente”; ma anche l’avvertimento sull’incidenza che la debolezza dei fondamentali avrà sul debito pubblico, la cui riduzione è dunque a rischio. A tal proposito, gli auspici per la creazione di un debito e un bilancio comuni in Europa avranno sicuramente indispetttito i falchi tedeschi. Ancora: un chiaro appello è stato rivolto all’ Ue perchè ripensi ai limiti contenuti nella normativa sugli aiuti di Stato verso le banche, al fine di riconsiderare i salvataggi bancari, i cosiddetti bail out che sono stati rimpiazzati dal bail-in: di fatto, quei salvataggi in cui in caso di crisi bancaria sarebbero tutti i contribuenti ad accollarsi il peso della perdita.
Visco ha parlato del ruolo salvifico della Bce, nonostante i dati sulla deflazione e disoccupazione dell’Eurozona ma soprattutto dell’Italia, diffusi proprio oggi, preoccupino non poco. In particolare, nel mese di aprile, la disoccupazione è risalita in Italia, attestandosi all’11,7%.
Sulla politica monetaria della Bce, il governatore di Bankitalia ha invitato tutti a non esagerare con i timori legati ai bassi tassi di interesse: timori che “non devono essere sopravvalutati”, perchè comunque in Eurozona, a suo avviso, non ci sono bolle. “Non vi è evidenza di rialzi eccessivi dei corsi di azioni e obbligazioni societarie, né dei prezzi delle case“.
Il governatore di Bankitalia non ha fatto nulla per nascondere i suoi timori riguardo ai numeri italiani, affermando che la disoccupazione rimane troppo alta e che è necessario un ulteriore intervento di riduzione del cuneo fiscale; tra i richiami, quelli rivolte alle banche, chiamate a ridurre il numero degli sportelli e anche ad agire per abbassare i costi del personale.
Riferimento al fondo Atlante e al problema dei crediti deteriorati, i cui flussi sono stati interessati comunque – ha fatto notare Visco – da un calo significativo, dal momento che nel 2015 tali crediti sono stati pari al 3,7% del totale dei prestiti, contro il 4,9% del 2014.