In vista di una stretta monetaria ormai scontata a dicembre in Usa, i mercati azionari sono sotto la lente di strategist e analisti per la possibile fine dell’effetto Trump. Secondo molti di loro i rialzi post elezioni sono giunti al termine ed è meglio posizionarsi di conseguenza. A lanciare un avvertimento agli investitori è anche, tra l’altro, il forte sostenitore del 45esimo presidente degli Stati Uniti e guru di Wall Street, Carl Icahn. Icahn, a cui Trump avrebbe anche offerto secondo alcune indiscrezioni, la poltrona di segretario al Tesoro Usa, ha detto di ritenere che il rally dell’azionario potrebbe essere stato eccessivo. Parlando in occasione del summit Reuters Global Investment Outlook, il fondatore di Icahn Enterprises ha comunque confermato che nei primi minuti successivi alla notizia della vittoria di Icahn, ha investito $1 miliardo puntando su Wall Street. Allo stesso tempo Bill Gross ha sottolineato che non esiste alcun “mercato toro Trump”, prevedendo una svolta negativa per l’economia Usa.
A Milano l’indice Ftse Mib è stato messo sotto pressione nel pomeriggio dal calo brusco delle banche. A Piazza Affari i titoli Unicredit sono stati gli osservati speciali di giornata (sospesi per eccesso di ribasso prima di chiudere in rosso del -5%) sulla scia degli ultimi rumor sull’aumento di capitale e sugli accantonamenti monstre che la banca guidata da Jean-Pierre Mustier si appresta a varare. In un momento in cui, nel caso particolare dell’Italia, i BTP sono tornati a essere oggetto di attacchi speculativi, sono arrivate poi le parole di Yves Mersch, membro del Consiglio direttivo della Banca centrale europea guidata da Mario Draghi, che hanno gelato i mercati. In particolare è stato il suo messaggio sulle banche e sul bail-in a mettere tutti gli operatori finanziari sull’attenti.
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Contrastato il trend dei mercati azionari in Asia.

Si prevede un trend debole per i mercati azionari europei. Sugli altri mercati, i rendimenti sui Treasuries Usa fanno dietrofront.

Performance in lieve ribasso per l’indice di riferimento dell’azionario europeo Stoxx Europe 600 Index.

I settori migliori e peggiori dell’indice di riferimento dell’azionario europeo Stoxx Europe 600 Index. Vendite su bancari, retail, farmaceutici, assicurativi e auto.


Dopo la debolezza iniziale l’indice di riferimento dell’azionario europeo Stoxx Europe 600 vira in territorio positivo e l’indice Ftse Mib di Piazza Affari fa un’incursione in territorio positivo, per poi fare nuovamente dietrofront e scendere dello 0,08% a 16.546,27 punti. A frenare il listino italiano sono i titoli bancari: Unicredit -1,81%, Ubi Banca -1,70%, Banco Popolare -1,48%, BPM -0,86%, Bper -1,65%. Mps è invece in rialzo, con +1,26% a 0,2491 euro.

Sentiment positivo a Wall Street, in attesa del discorso che sarà proferito dal numero uno della Fed, Janet Yellen.

Balzo del dato relativo alle vendite al dettaglio nel Regno Unito. Il rialzo è stato del 7,4% su base annua. Acquisti sulla sterlina.

Alle 11.30 ora italiana, a fronte di un indice Ftse Mib a Piazza Affari che cede l’1% a 16.392,79 punti, Unicredit cede il 3,71% a 2,02 euro; Mediobanca -2,87%; Generali -3%. Il nuovo piano strategico di Mediobanca prevede la riduzione della partecipazione in Generali dal 13% al 10%. Tuttavia l’amministratore delegato della banca, Alberto Nagel, non fa mistero sul fatto che, in caso di necessità di ulteriori capitali rispetto a quelli stimati (1 miliardi di euro), per effettuare una eventuale acquisizione, la quota di partecipazione possa scendere ulteriormente, e sotto la soglia del 10%. Il titolo Unicredit è osservato speciale dopo le indiscrezioni stampa secondo cui l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier starebbe valutando un aumento di capitale nella fascia alta delle aspettative (13 miliardi di euro) per poter contestualmente varare una operazione di pulizia dei crediti deteriorati che potrebbe prevedere anche l’innalzamento delle rettifiche su crediti che potrebbero arrivare addirittura a 7-8 miliardi.
Tutti gli occhi sono puntati sul primo intervento di Janet Yellen da quando le elezioni presidenziali Usa si sono concluse con la vittoria di Donald Trump. A giudicare dalla prova dei future sui principali indici azionari, Wall Street dovrebbe aprire su livelli leggermente superiori a quelli della chiusura di ieri.
La seduta della vigilia il Dow Jones ha visto interrompersi una striscia positiva lunga sette giornate (-0,29% a quota 18,868 punti) mentre l’S&P 500 ha chiuso in lieve ribasso. Per il Nasdaq vale l’esatto opposto: il paniere dei tecnologici è riuscito a incamerare qualche guadagno dopo le perdite recenti.
La presidente della Federal Reserve ritiene che sia “appropriato intervenire presto” per alzare il costo del denaro. Per difendere la sua posizione, che peraltro è condivisa dal resto del mercato nonostante la mina vagante costituita dall’elezione alla presidenza Usa di Trump, Yellen ha citato i possibili pericoli rappresentati da un ulteriore temporeggiamento.
Se alzerà i tassi di interesse guida nella riunione di politica monetaria del prossimo mese, come ormai è da dare per scontato a meno di grosse sorprese dal fronte macroeconomico, la Fed imporrà così la seconda stretta monetaria in dieci anni di tempo dopo quella annunciata a dicembre dell’anno scorso.
La presidente della Federal Reserve ritiene che sia “appropriato intervenire relativamente presto” per alzare il costo del denaro. Per difendere la sua posizione, che peraltro è condivisa dal resto del mercato nonostante la mina vagante costituita dall’elezione alla presidenza Usa di Trump, Yellen ha citato i possibili pericoli rappresentati da un ulteriore temporeggiamento.
Se alzerà i tassi di interesse guida nella riunione di politica monetaria del prossimo mese, come ormai è da dare per scontato a meno di grosse sorprese dal fronte macroeconomico, la Fed imporrà così la seconda stretta monetaria in dieci anni di tempo dopo quella annunciata a dicembre dell’anno scorso.
Continua ad allargarsi lo spread tra il tasso sul Btp decennale e quello sul Bund tedesco. Il differenziale è tornato a scambiare sui 180 punti. Il titolo tedesco torna ad essere acquistato mentre continuano le vendite sul decennale italiano che vede salire il rendimento al 2,10%, ai massimi da inizio luglio dell’anno scorso.
Sotto pressione anche il decennale spagnolo che presenta un rendimento all’1,60%, livello che non toccava da inizio anno. Vendite insistenti anche sul decennale irlandese che torna sopra l’1% dopo quasi un anno.
Il rally del Dow Jones è giunto a conclusione ieri dopo una striscia positiva di sette sedute. Oggi, quando manca mezz’ora all’avvio degli scambi, l’andamento pare che sarà sempre sottotono.
Avvio di seduta poco mosso, come previsto, per Wall Street. Tra i titoli più richiesti ci sono JP Morgan, dopo i cali di ieri in seguito alle voci circa la possibile nomina del Ceo Jamie Dimon a Segretario del Tesoro Usa, Microsoft e i gruppi del settore petrolifero come Exxon Mobil e Chevron. Sul Nasdaq Cisco cede il 6% dopo i conti.
Peggiora la performance di Piazza Affari nel pomeriggio, con il settore bancario italiano colpito dalle vendite. A pesare sono in particolare le indiscrezioni stampa sul piano per un maxi aumento di capitale e accantonamenti monstre di UniCredit. I titoli della banca fanno segnare un calo teorico del -5% dopo essere stati sospesi.
La peggiore prova è tuttavia quella di Banco Popolare, che lascia sul campo più del -6%. Male anche Pop Milano (-5,8%) e Pop Emilia (-5,1%). Non vengono risparmiate nemmeno le big Intesa Sanpaolo (-3,4%) e Mediobanca (-2,6%), che oggi ha presentato un nuovo piano strategico triennale. Il dossier sulla cura da cavallo a cui si sottoporrà UniCredit prevede, secondo le indiscrezioni stampa, un maxi aumento di capitale e accantonamenti monstre per 7-8 miliari di euro con l’obiettivo di ripulire il portafoglio sofferenze. Il piano sarà presentato a dicembre.
Nel grafico sotto riportato si vede bene la settimana molto positiva di cui si sono resi protagonisti i contratti sul petrolio, andamento che spiega anche la buona prova odierna di Chevron e Exxon Mobil alla Borsa Usa.
Questa è invece la performance da lunedì a oggi dei tre principali indici dell’azionario americano:
Janet Yellen porterà a termine il suo mandato, che scade a gennaio 2018. Lo ha chiarito oggi la presidente della Federal Reserve durante la sua testimonianza al Congresso. Il presidente eletto Donald Trump aveva minacciato in campagna elettorale che avrebbe fatto il possibile per cacciare Yellen dal suo posto e per rimpiazzarla.
La numero uno della banca centrale statunitense ha sottolineato ai parlamentari connazionali che le banche centrali di tutto il mondo che sono indipendenti e che non sono soggette all’ingerenza politica a breve termine, sono quelle che rendono meglio rispetto a quelle inclini a cedere alle pressioni politiche.
Sul valutario, la performance del dollaro non è stata influenzata particolarmente dalle dichiarazioni di Yellen.
Con uno scatto sul finale la Borsa di Milano è riuscita a recuperare quasi interamente le perdite accumulate a metà pomeriggio. Il Ftse MIB chiude in ribasso dello 0,08% a quota 16.546,94 punti. Eni e i titoli energetici hanno fatto bene, così come Luxottica maglia rosa con un +3,5%. Le banche hanno chiuso con perdite pesanti: Banco Popolare di -6,2%, Pop Milano -5,69%, Unicredit -4,66% (anche sospesa per eccesso di ribasso), Pop Emilia -4,55% e Mps -3,33%.
Le altre principali Borse d’Europa hanno archiviato la seduta in progresso:
Sugli altri mercati, sul Forex il tasso di cambio euro dollaro viaggia sugli 1,066 dollari, mentre il contratto sul petrolio Wti si è preso una pausa per rifiatare dopo la corsa delle ultime sedute e si stabilizza in area 45,5 dollari al barile.
Così hanno chiuso ieri gli indici azionari principali di Wall Street. Il Dow Jones ha interrotto una fase rialzista che è durata sette sessioni.