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Pimco, vicina agli emittenti di bond sostenibili

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Abbiamo incontrato Alessandro Gandolfi, managing director e responsabile per l’Italia di Pimco, nel corso della presentazione della CFO Taskforce del Global Compact delle Nazioni Unite, la prima iniziativa internazionale che vede la partecipazione dei direttori finanziari delle aziende che emettono obbligazioni per promuovere la finanza sostenibile al fine di raggiungere i 17 obiettivi (Sustainable Development Goals, SDG) fissati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Dott. Gandolfi, Pimco è una delle principali società di gestione di investimenti obbligazionari al mondo, perché siete sponsor di questa iniziativa?
“Il tema della sostenibilità è sempre più sentito anche nel mercato obbligazionario. Il raggiungimento degli obiettivi (SDGs – Sustainable Development Goals) fissati dall’Onu richiede nuovi investimenti che saranno finanziati proprio attraverso emissioni obbligazionarie dedicate e collocate poi sui mercati internazionali.
Dal nostro osservatorio vediamo che il ritmo del cambiamento verso gli investimenti sostenibili continua ad accelerare ad una velocità sostenuta tanto che le emissioni di green bond, ovvero titoli obbligazionari destinate a finanziare progetti con un impatto positivo sull’ambiente e sul clima, continuano ad aumentare. Riteniamo però che ci sia bisogno di una maggiore collaborazione tra investitori ed emittenti, che vada oltre il solo campo dei green bond, per rafforzare il cambiamento e favorire il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030.
In questo senso Pimco, date le nostre dimensioni e l’expertise nel reddito fisso, è un naturale partner delle società che emettono titoli obbligazionari”.

In questa direzione che ruolo hanno i direttori finanziari delle aziende?
“Nel mercato obbligazionario l’interlocutore ideale per parlare di sostenibilità è il CFO perché il suo ruolo naturale è quello di valutare i potenziali rischi dell’emissione, ovvero la reale capacità dell’azienda di sostenere il finanziamento anche in condizioni avverse. Ma non solo.
Nell’emissione di bond cosiddetti ‘SDG’, la società deve comunicare quale dei 16 Principi delle Nazioni Unite (il 17esimo è la collaborazione pubblico – privato n.d.r.) vuole perseguire e come intende assicurarne la condivisione e la verifica continua con gli investitori.
Il grado di raggiungimento nel tempo dell’obiettivo SDG deve poi essere coerente sia con la durata dei titoli emessi che col livello di cedola pagata all’investitore”.

Che ruolo hanno i gestori di fondi comuni nel favorire il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità fissati dalle Nazioni Unite?
“Come appena detto, avremo sempre di più un dialogo continuo con le società emittenti di obbligazioni per capire e monitorare anche i target sul fronte della sostenibilità.
In questo senso il mondo della finanza potrà agire da catalizzatore dell’interesse delle aziende a raggiungere gli obiettivi fissati.
In Pimco non ci interessa fare la lista delle aziende più virtuose o di quelle meno, ma ci interessa confrontarci con tutti per capire bene come ciascuna azienda che monitoriamo intende modificare o anche solo adattare il proprio business model per allinearsi alla realizzazione dei princìpi che sempre più stanno diventando richieste dei loro clienti o stakeholder.
Infatti, nella valutazione della sostenibilità di una società la cosa più importante è, in primis, la capacità dell’azienda di generare profitti ‘sostenibili nel lungo periodo’. Per questo motivo occorre anche considerare che gli eventuali cambiamenti che si intendono adottare al proprio modello di business e finalizzati a rendere l’azienda più ‘sostenibile’, non trascurino l’impatto sociale che ne consegue. L’attenzione al perseguire sostenibilità, talora forse eccessivamente conclamata, diviene quindi per noi investitori un elemento importante da monitorare per una performance destinata a durare”.

Il tema della sostenibilità comporta dei vantaggi competitivi per le aziende?
“Per rispettare gli obiettivi di sviluppo sostenibile le obbligazioni del futuro dovranno essere calibrate tenendo conto di un più composito universo di finalità che, oltre all’ambiente, si confrontino anche con tematiche più sociali e di governance (ad esempio il tema dell’inclusione di categorie oggi minoritarie). Le aziende che affronteranno per tempo e in maniera credibile questi aspetti avranno un focus più indirizzato verso business plan sostenibili, perché attireranno interessi e competenze più variegate.
In sostanza saranno più orientate a traguardare obiettivi di più lungo termine rispetto a quelle che invece si concentrano solo sui risultati immediati a fronte di costi ‘nascosti’, che l’investitore di lungo termine prima o poi si troverà a dover pagare.
Questo significa che dobbiamo guardare con maggiore attenzione a questo tipo di emittenti, piuttosto che a soggetti che portano in dote soltanto il ‘profit’ ma senza il relativo ‘purpose’ (obiettivo n.d.r.)”.

Quali sono i criteri che utilizzate per valutare se un’obbligazione rispetta gli obiettivi di sostenibilità?
“Al momento non esiste uno standard globale per certificare come sostenibile un’obbligazione. Proprio per questo motivo è necessario un confronto continuo con i CFO delle aziende che emettono obbligazioni sostenibili”.

 

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