Economia

Petrolio ai minimi di 11 anni: deflazione “benigna”

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MILANO (WSI) – Nonostante le conseguenze negative del calo dei prezzi del petrolio, l’effetto netto sarà positivo per i mercati e l’economia mondiale nel 2016. È l’opinione di Paul Jackson, Responsabile della Ricerca Multi-Asset di Source, uno dei principali fornitori di Exchange Traded Funds (ETF) in Europa.

Il prezzo del petrolio è sceso poco sopra l’area dei 32 dollari al barile nei contratti scambiati sul Wti americano, e ormai secondo gli analisti la soglia dei 30 dollari non è poi così lontana come poteva sembrare fino a qualche mese fa. Le quotazioni sono di oltre il 75% sotto i valori di un anno e mezzo fa, quando all’apice della fase rialzista le quotazioni del greggio Wti valevano 108 dollari al barile (giugno 2014).

“Sulla base delle evidenze recenti sembra che i mercati preferiscano un prezzo del petrolio elevato, anche se non dovrebbe essere così. I bassi prezzi sono ovviamente fonte di timori per i produttori di petrolio e per i loro fornitori ma sono un vantaggio per chiunque altro. Il fatto ad esempio che nei primi 11 mesi del 2015 la Cina abbia importato il 9% in più rispetto all’anno precedente spendendo però il 41% in meno per tali importazioni indica che si è verificato un enorme trasferimento del potere di acquisto verso questo paese”.

Jackson afferma che i consumatori, le società e i governi traggono vantaggio in generale da prezzi delle materie prime più bassi e ha aggiunto: “Se il 2015 è stato l’anno in cui il calo dei prezzi delle materie prime ha penalizzato un numero ridotto di operatori economici, forse il 2016 rivelerà lentamente gli effetti positivi per tutti gli altri ; assegniamo una probabilitá del 25% a ció che viene definita “deflazione benigna”, in cui i bassi prezzi delle materie prime diminuirebbero l’inflazione e sosterrebbero la crescita economica. A giudicare dall’accelerazione delle vendite nel settore retail in Cina nel 2015, l’effetto potrebbe già farsi sentire”.

Source considera come uno degli eventi “improbabili ma possibili” la diminuzione del prezzo del petrolio a $20 nel 2016. L’analisi della società evidenzia che, espresso nei prezzi del 2015, il petrolio statunitense è oscillato tra i $20 e i $60 durante quattro mesi su cinque dal 1870.

Nel caso in cui salga in modo significativo al di sopra di tale range (com’è avvenuto in media tre decenni su quattro), il calo della domanda e l’incremento dell’offerta lo farebbero di nuovo scendere. Quando scende, solitamente arriva fino a $20, scendendo quindi sotto i valori medi storici in modo da garantire le necessarie rettifiche dal lato dell’offerta.

L’elenco degli eventi di mercato “improbabili ma possibili“, stilato da Source per il 2016 include:

  1. Il calo del prezzo di petrolio e rame rispettivamente al di sotto di $20 e $3000, con una diminuzione dell’oro a $700
  2. Un rialzo a sorpresa della Cina, grazie alle operazioni della banca centrale cinese e di prezzi del petrolio convenienti
  3. Un’accelerazione dell’economia giapponese con conseguente apprezzamento dello yen
  4. Il debito del governo brasiliano che mette a segno i risultati migliori
  5. L’aumento dell’inflazione core che costringe la Fed ad operare una rapida restrizione della politica monetaria, con i rendimenti del decennale che si avvicinano al 3,5%
  6. I membri tedeschi del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea si rivoltino contro Draghi causando un incremento dei rendimenti delle obbligazioni europee e un apprezzamento dell’euro