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PacWest crolla dopo la fuga dei depositi. Cosa sta succedendo

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PacWest Bancorp, nonostante il tentativo di ripresa di inizio settimana, nell’ultimo mese registra una perdita pari al -54,32%, di cui il -22,70% solo nella giornata di ieri giovedì 11 maggio, riaccendendo inevitabilmente i riflettori sulla crisi delle banche americane. Il copione è lo stesso di First Republic Bank, ma la speranza per la banca californiana è che l’esito sia diverso. La banca regionale attaccata anche dai fondi short ha infatti ammesso che i depositi sono diminuiti di circa il 9,5% nella settimana conclusasi il 5 maggio e di essere alla ricerca di un acquirente, scatenando il sell-off. 

I vertici però hanno rassicurato gli investitori ricordando che PacWest ha 15 miliardi di dollari di liquidità disponibile a fronte di 5,2 miliardi di depositi non assicurati e vuole “completare la cessione di asset strategici nel secondo trimestre del 2023 per migliorare la posizione di liquidità e i coefficienti patrimoniali”. I vertici della banca di Beverly Hills hanno poi additato i media come responsabili del panico degli investitori scrivendo che “i titoli di giornale hanno aumentato i timori dei nostri clienti sulla sicurezza dei loro depositi”.

Il caso PacWest dimostra che la crisi è circoscritta al settore bancario regionale

Dichiarazioni che evidentemente non sono state sufficienti a quietare le ansie del mercato e ad evitare il crollo del titolo a Wall Street, che ha perso il 40% da inizio mese e oltre il 70% da gennaio. Come per First Republic, a scatenare il panico è stata la fuga dei depositi emersa nel primo trimestre (-16,9%). Fortunatamente i timori non sembrano aver contagiato l’intero settore delle banche regionali Usa dal momento che il Dow Jones U.S. Select Regional Banks Index ha contenuto la perdita al -2% nella giornata di giovedì 11 maggio.

Le preoccupazioni però restano. Anche perché, nel complesso, i dati macroeconomici americani degli scorsi giorni hanno indicato che le pressioni inflazionistiche, soprattutto lato servizi, sono ancora forti, facendo vacillare una papabile pausa nei rialzi dei tassi. Ulteriori strette monetarie metterebbero ancora più sotto pressione gli asset a lunga scadenza in portafoglio delle banche regionali americane, tipicamente titoli di stato Usa con scadenza anche trentennale, rendendo sempre più complicato gestire eventuali corse ai depositi che, invece, hanno “scadenza” di brevissimo termine assimilabile alla liquidità. Non speculazione dunque ma mismatch di scadenze che, oggigiorno, viene ulteriormente agevolato dalla tecnologia, che permette di ritirare le somme depositate in pochi secondi e con pochi click.

Lo ha ricordato anche Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi), ai microfoni di Wall Street Italia durante il nuovo nuovo format video “Banche, la parola ai banchieri” condotto dal direttore Leopoldo Gasbarro:
Con un clic si spostano capitali e quindi la competizione oggi è soprattutto sulla qualità. I fattori che incidono sono la solidità patrimoniale, la liquidità, i servizi e le tecnologie coniugate ai rapporti umani. Nel complesso le banche, soprattutto europee, mi sembrano molto avanti sul piano dell’innovazione”.

Jamie Dimon accende i fari su vendite allo scoperto e default del debito USA

Anche per questo il CEO di JPMorgan, Jamie Dimon, ha chiesto alla Sec di intervenire. In un’intervista a Bloomberg l’AD ha spiegato che l’autorità di vigilanza dovrebbe esaminare le vendite allo scoperto di azioni bancarie avvenuta negli ultimi mesi di turbolenze. Dimon ha chiarito di non avere prove di illeciti, ma “questo non vuol dire che non ne siano stati commessi”. La Sec tuttavia ha risposto di non aver preso in considerazione un divieto di vendite allo scoperto.

A preoccupare di più Dimon non sono però la fuga dei depositi e lo short selling, ma il default degli Stati Uniti che si avvererebbe qualora il Congresso non riesca a trovare una quadra per alzare il tetto del debito entro il prossimo 1 giugno.

I colossi bancari americani, come dimostrato dal salvataggio di First Republic Bank da parte di JPMorgan, sono favoriti dal domino di crolli delle banche regionali perché, a ben guardare, come rimarcato da Patuelli alla fine i capitali si spostano proprio verso gli istituti di qualità, che hanno depositi assicurati dalla Federal Deposit Insurance Corp e asset nei bilanci diversificati, anche fra le varie scadenze.