Economia

Monti: rischio guerra in Europa. Con flessibilità più debito Italia

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ROMA (WSI) – Mario Monti parla a tutto campo: in un’audizione a Palazzo Madama presso le Commissioni Esteri e Politiche Ue, l’ex premier lancia anche un allarme sul rischio di una guerra in Europa. E non si mostra poi tanto d’accordo su questo desiderio di flessibilità di bilancio che il presidente del Consiglio Matteo Renzi continua a manifestare all’Unione europea:

“Tra qualche mese si saprà se il governo italiano avrà vinto o perso questa epica battaglia” sulla flessibilità, che “secondo me è un falso obiettivo”. Il punto è che: “c’è un altissimo rischio di fare della flessibilità una bandiera: cosa c’è dietro le parole? Se l’Italia avrà vinto significa che avrà piu soldi dall’Europa? O che dovrà pagare meno contributi? E’ un bollo che autorizza il governo italiano a fare un po’ più di debito e mettere un po’ più a carico delle generazioni futuro le spese che fa oggi. C’è poco da essere contenti”.

Secondo Monti :

“molto più forte sarebbe stato il gioco congiunto, che era iniziato tra Italia e Francia, a persuadere la Germania a considerare non ‘flessibile’ a titolo di indulgenza, ma come ‘giustificato a pieno titolo’ un disavanzo, se legato a un investimento pubblico, la golden rule“. E in ogni caso: “la prima e più corretta forma di flessibilità con fatica l’ha ottenuta il governo da me presieduto quando Barroso ha istituzionalizzato che un Paese dentro il 3% ma a rischio sforamento poteva essere giustificato se l’eccesso era dovuto a investimenti pubblici. Niente è stato inventato più recentemente, se non una pericolosa dilatazione del concetto di flessibilità”.

Sull’allarme guerra:

“Dobbiamo dircelo, secondo me è bene avere ben chiaro che l’Europa è in pericolo”. Ricorda che i paesi europei sono “storicamente e sanguinariamente litigiosi, dunque esiste il rischio che una eventuale disintegrazione in Ue li riporti “a farsi la guerra”. E ancora: “Questa ventata di nazionalismi, che sembrano avere come target comune una ripresa di potere nei confronti dell’Ue, una volta che avessero conseguito questo loro obiettivo, probabilmente si scaglierebbero gli uni contro gli altri”. Dunque: “In questa fase in cui la guerra è tornata come fenomeno ordinario dell’umanità questo credo dobbiamo considerarlo”.

Monti affronta anche la questione dei “pregiudizi reciproci” tra i Paesi del nord e del sud dell’Unione e invita a stare”attenti a quanto potrebbe succedere combinando situazioni apparentemente assai distanti tra loro come la questione monetaria e quella delle migrazioni”.

L’ex presidente del consiglio ribadisce il rischio che da i Paesi del nord ritengano”che il fianco sud dell’Europa non faccia veramente parte dell’Europa come loro la intendono, ma che sia utile da tenere nel gioco, non come appartenente a pieno titolo alla Ue, ma come utile bastione protettivo verso orde di migranti. Ogni volta che parliamo di uscita dalla zona euro c’è concreto il rischio che con le nostre mani, o con i nostri toni, favoriamo questa spaccatura tra Nord e Sud”.

Il capitolo della flessibilità è quanto mai uno dei temi caldi dell’agenda del governo di Matteo Renzi. Che è costretto a incassare una dura critica oggi da parte di Manfred Weber, presidente dei deputati europei del Ppe, che commenta la richiesta di far salire dello 0,2% del PIL la possibilità di spesa nel 2016 (circa 3 miliardi di euro) per fronteggiare i costi legati alla gestione della crisi dei migranti. Così Weber:

“La Commissione europea negli ultimi anni ha dato massima flessibilità. Ma ora anche i commissari socialisti, penso a Moscovici, constatano che non ci sono più ulteriori margini per maggiore flessibilità”. Weber continua: “Sarebbe auspicabile da parte di tutti prendere coscienza dello stato dei fatti. Juncker ieri ha inviato una lettera a Renzi per ricordagli gli obblighi europei: spero che sia arrivata a destinazione”. (lettera con cui l’Ue ricorda i contributi nazionali per il fondo alla Turchia, con l’Italia che dovrebbe versare 231 milioni)