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Monti: “Con No snobbati bonus Renzi”. Addio Imu “insensato”

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La vittoria del No al referendum costituzionale non significa trionfo del populismo. Lo sostiene Mario Monti, ex presidente del Consiglio, che ha messo la X anche lui sulla casella NO della scheda elettorale. In un’intervista a La Stampa, l’ex premier illustra quelle che sono le sue previsioni sul “dopo Renzi”. Ma allora, se non è populismo e se, come dice, non è neanche espressione di un sentiment anti-europeo, che significato ha il NO?

“È la risposta civile di un Paese che ha voluto stare al gioco democratico e che, alla domanda sulla riforma della Costituzione, ha dato la risposta che riteneva fosse adeguata per il quesito, con molti Sì e moltissimi No. Gli elettori hanno respinto la personalizzazione dello scontro. Molti – come me – hanno espresso un voto negativo in quanto convinti che questa riforma costituzionale non avrebbe migliorato la governance dell’Italia ma l’avrebbe peggiorata”.

Si sarebbe trattato dunque di un voto di testa, non di pancia. E di un voto che non si può assolutamente paragonare a quello della Brexit, così come quello che gli americani hanno espresso nelle elezioni Usa.

Non solo. Per Monti gli italiani hanno anche dimostrato di non avere alcuna intenzione di essere comprati con bonus, mancette e altro:

“Una volta entrato nell’ottica del referendum, il presidente del Consiglio ha largheggiato in trasferimenti e bonus per acquisire consenso. Il fatto che per la prima volta gli italiani abbiano risposto con un voto prevalentemente negativo alla sollecitazione al consenso venuta dalla spesa pubblica è qualcosa che deve farci pensare, in chiave positiva”. Dunque, “se qualcosa è cambiato nella mente di noi italiani a questo riguardo, saremmo di fronte alla “riforma strutturale” più importante di tutte: la gente non ha votato sulla base delle erogazioni ricevute o promesse”.

Monti, insomma, non crede “che tutti i No fossero espressione di rivolta”. Con questo l’ex premier non vuole snobbare tuttavia la questione del populismo che dilaga in tutto il mondo:

Comunque il problema c’è ed è gigantesco. Non solo italiano. In Italia è reso più drammatico dal non riuscire a trovare un cammino di crescita. Il governo Renzi ha fatto alcune cose per la crescita, poi ha rivolto altrove i suoi sforzi, per esempio facendo poco per ridurre le rendite attraverso una maggiore concorrenza. Sono convinto che accanto alla crescita occorra un obiettivo di più equa distribuzione del reddito e della ricchezza. Per questo non credo che sia stato sensato togliere l’IMU, l’unico elemento di imposta patrimoniale che c’era in Italia. Non lo è stato neppure dare vari bonus invece che ridurre il cuneo fiscale».
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