Economia

Fmi taglia stime Pil globale. Italia ancora peggio, ostaggio delle banche

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ROMA (WSI) – Il verdetto era stato già scritto. D’altronde, le dichiarazioni arrivate negli ultimi giorni non avevano fatto presagire nulla di positivo. L’Fmi ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil globale, relative sia al 2016 che al 2017. E ha anche ammesso di intravedere un rischio più elevato che le economie dei paesi avanzati cadano in recessione.

Nel suo World Economic Outlook (WEO), pubblicato nella giornata di oggi, l’istituzione di Washington prevede ora un rialzo del Pil globale, nel 2016, a un tasso annuo +3,2%, inferiore dello 0,2% rispetto alle stime di gennaio e dello 0,4% rispetto a quelle di ottobre, comunque in rialzo – sebbene in misura decisamente irrisoria, rispetto al +3,1% del 2015.

Per il 2017, attesa una crescita del prodotto interno lordo del 3,5%, anche in questo caso inferiore rispetto a quanto atteso. Il downgrade è stato dello 0,1% rispetto al +3,6% atteso nelle previsioni di gennaio e di ben -0,3% rispetto alle previsioni di ottobre.

L’Italia e il problema delle banche. Governo più ottimista sul Pil rispetto a Fmi

Anche l’Italia è stata colpita dal downgrade, sia riguardo al 2016 che al 2017. La revisione al ribasso è stata consistente, con l’Fmi che ora stima un aumento del Pil a un ritmo su base annua +1% nel 2016, rispetto a +1,3% atteso a gennaio, e pari a +1,1% l’anno prossimo, contro il +1,2% previsto in precedenza.

Dimostrazione dell’ottimismo probabilmente eccessivo del governo, che lo scorso venerdì ha reso noto di attendersi comunque una crescita del Pil nel 2016 dell’1,2%, tra l’altro al netto di “rischi al ribasso”.

Riguardo al rapporto deficit/Pil si stima un valore al 2,7% nel 2016 e all,16% nel 2017, con il pareggio di bilancio strutturale atteso per il 2021.
Il debito pubblico è atteso al 133% del Pil nel 2016, al 131,7% nel 2017 e al 121,6% nel 2021.

Sul tasso di disoccupazione, si prevede un calo dall’11,9% del 2015 al’11,4% per quest’anno e al 10,9% nel 2017.

Sull’inflazione, atteso un valore fermo allo 0,2% a fine 2016 e dello 0,7% nel 2017.

Il punto è che l’Italia rimane ostaggio dei suoi problemi, soprattutto inerenti alle banche . Tanto che rispondendo a una domanda sull’impatto che la soluzione prospettata dal governo Renzi per il sistema bancario avrà sull’economia italiana Maurice Obstfeld, responsabile economista del Fondo Monetario Internazionale, ha affermato che “sicuramente” una eventuale soluzione del nodo dei crediti deteriorati aiuterà le prospettive di crescita dell’economia italiana.

Obstfeld precisa, riferendosi al taglio delle stime sul Pil italiano, che

“il taglio delle previsioni ha interessato tutta l’Europa“, dal momento che l’area sconta l’outlook meno confortante a livello globale, che ovviamente peserà sulla domanda e sull’export. Nello specifico l’Italia deve affrontare sfide come quella dei Non Performing Loans (appunto, crediti deteriorati). “Le autorità italiane la stanno affrontando anche se i dettagli non sono chiari”. In ogni caso, “se ci riusciranno con successo, sicuramente tale fattore (la soluzione del problema) sosterrà le prospettivedi crescita in generale”.

Obstfeld

Ue in difficoltà con crisi migranti, non dà una risposta

Tornando all’outlook globale, il taglio delle stime è avvenuto per diversi motivi, tra cui la minaccia del Brexit, ovvero il rischio che il Regno Unito lasci l’Unione europea, quando i cittadini si recheranno alle urne per il referendum del prossimo 23 giugno.

Ma la lista dei problemi è lunga: c’è il problema della volatilità ancora presente sui mercati finanziari, il rallentamento dell’economia nei paesi avanzati e le continue difficoltà contro cui si stanno imbattendo i mercati emergenti.

Altro fattore è la violenta instabilità che ha colpito diversi paesi, tra cui la Siria, che sta scatenando una fuga dai loro paesi di milioni di rifugiati, con la conseguente crisi dei migranti, a cui l’Europa sembra non riuscire a dare una risposta.

Proprio per questo motivo, un alert è lanciato anche sul proliferare di movimenti nazionalistici che portano i paesi a chiudersi ancora di più in loro stessi.

Così ha commentato ancora Obstfeld, responsabile economista presso l’Fmi:

“(La crisi dei migranti) ha sfidato la capacità dell’Unione europea di preservare i propri confini, sulla scia dell’aumento della minaccia del terrorismo. Insieme ad altre pressioni di carattere economico, il risultato è che l’Europa sta assistendo a una crescente ondata di nazionalismo”.

E il problema non è solo in Europa, dal momento che l’esperto ha lanciato un avvertimento anche su quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, dove diversi movimenti remano contro l’integrazione economica. Diverse economie dei mercati emergenti, inoltre, stanno facendo fronte a una forte contrazione del Pil, per pressioni di natura geopolitica o per disordini politici.

A peggiorare la situazione anche le conseguenze di El Nino, che ha provocato episodi di siccità e alluvioni in diversi paesi a basso reddito.

Riguardo alle diverse aree, le stime sul Pil degli Stati Uniti sono state tagliate -0,2% al 2,4% per il 2016, e al 2,5% nel 2017.

A quanto le probabilità di recessione?

Tornando alle probabilità di recessione, queste sono aumentate ma rimangono al di sotto del 25% nel caso degli Stati Uniti e sotto il 50% per l’economia del Giappone.

In particolare, il rischio che gli Stati Uniti cadano in recessione nel 2016 è compreso tra il 20% e il 25%, comunque in rialzo rispetto alla percentuale inferiore al 20% attesa nelle previsioni di ottobre e contro un valore inferiore al 15% nelle stime dell’aprile del 2015.

Le probabilità più recenti dell’Fmi sono messe in evidenza nel grafico di cui sopra attraverso le barre blu, mentre l’outlook di ottobre e di un anno fa sono rappresentate rispettivamente dai punti rossi e gialli.

La tabella con gli aggiornamenti del World Economic Outlook: in evidenza le differenze tra le stime rese note oggi, quelle di gennaio e quelle di ottobre.