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Fed, Isis e petrolio mettono Borsa Milano al tappeto. Sell su BP e BPM

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MIlANO (WSI) – I principali indici delle Borse europee hanno fatto i conti con una serie di fattori negativi. La fase di rimbalzi dopo l’inizio d’anno da dimenticare rischia di volgere al termine, in una giornata che è stata caratterizzata ovunque da volumi ridotti e rischio di volatilità, vista la chiusura delle piazze finanziarie domani e lunedì per le festività pasquali.

Il listino Ftse MIB ha chiuso nel finale sotto i 18.200 punti, in perdita -1,61%, a 18.165,84 punti.

Positivi invece i Bund, i cui rendimenti decennali continuano a essere sempre più vicini allo zero. Pesa il rafforzamento del dollaro sul valutario, dopo che il numero uno della Fed di St.Louis, James Bullard, ha segnalato di essere favorevole a un rialzo dei tassi già ad aprile.

Non è il primo e unico endorsement per una nuova stretta monetaria dopo quella storica di dicembre. Senza contare poi che ora la Fed rischia un ammutinamento delle sue file interne.

E’ sempre effetto petrolio sui mercati. Il ribasso delle quotazioni ha inciso negativamente sulla performance dell’azionario. A scatenare le flessioni del petrolio è stato il rally del dollaro, che è proseguito oggi per la quinta seduta consecutiva, sulla scia delle speculazioni su una manovra restrittiva vicina, per l’appunto, da parte della Fed. Come conferma il grafico, l’azionario globale è dipendente dai movimenti che si registrano sui mercati petroliferi. E i prezzi del petrolio hanno sofferto nella seduta odierna, con il contratto WTI scambiato sul Nymex di New York che è scivolato anche sotto la soglia di $39 al barile, prima di ridurre le perdite. Oro piatto, attorno a $1.220 l’oncia.

Forti movimenti anche sul mercato dei titoli di stato Usa: negli ultimi due giorni di contrattazioni i rendimenti dei bond con scadenza a trenta anni sono crollati di oltre 12 punti base – riportando il tonfo più forte in sei mesi -, a fronte del rally dei relativi Treasuries. Movimenti particolari, in quanto l’aspettativa di nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed dovrebbero far salire, non scendere i rendimenti. Le vendite sull’azionario portano invece l’indice S&P in perdita dall’inizio del 2016.

A Piazza Affari protagoniste ancora le  banche, che non sono riuscite a beneficiare dell’annuncio delle nozze tra le due banche popolari BP e BPM. Tutt’altro: proprio questi due titoli hanno riportato perdite pesanti, con BP che ha chiuso in calo -4,81% e BPM -5,35%.

Male anche MPS, che ha ceduto più del 5%. Intesa SanPaolo -1,71%, Unicredit -2,74%.

Tra i titoli di altri settori ENI -2,38%, così come FCA -4,12%. Bene i titoli Enel, Mediaset -3,99%, Telecom Italia -3,82%, in attesa della nomina del nuovo amministratore delegato, che dovrebbe arrivare entro la fine del mese.
Mediaset e Telecom Italia sono state oggetto di diverse voci di mercato. C’è anche chi ritiene possibile una fusione tra le due aziende orchestrata da Vincent Bollorè, patron di Vivendi, che è il maggiore azionista di Telecom, e da Silvio Berlusconi.

Anche in Asia le materie prime hanno trainato al ribasso i listini e le principali Borse del continente hanno chiuso in rosso. A Tokyo l’indice Nikkei ha accusato una perdita dello 0,6% a 16.892,33 punti. Ancora peggio è andata alla Borsa di Sidney. Zavorrato dal comparto bancario, l’indice di riferimento della piazza azionaria australiana, l’S&P/Asx 200, ha terminato la sessione con un calo dell’1,13% a 5.084,2 punti.

Sul valutario, l’euro è sotto pressione e oscilla sotto attorno a $1,1170. Dollaro sale anche sullo yen, a quota JPY 112,50, mentre la sterlina continua a scontare lo scenario Brexit.

La volatilità implicita a tre mesi nei confronti del dollaro ha testato il 15% per la prima volta in quasi sei anni; la volatilità nei confronti dell’euro ha toccato il massimo in sette anni, al 13,8%. Il costo per proteggersi contro il crollo della sterlina è balzato inoltre al record in sei anni.

 

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