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Ecco come la Bce potenzierà il bazooka monetario

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L’esito del referendum costituzionale, contrario al governo italiano, e l’uscita di scena del premier Matteo Renzi, rendono ancora più difficile il compito della Bce nella riunione di giovedì. È il giorno in cui il presidente Mario Draghi è chiamato a svelare quale sarà il futuro del suo controverso maxi piano di acquisto di bond, governativi e societari. La stragrande maggioranza di analisti ed economisti si aspettano un prolungamento del Quantitative Easing da marzo fino a settembre dell’anno prossimo. La Bce dovrebbe invece lasciare invariata la portata del programma eterodosso.

Tenuto conto delle pressioni esercitate sui mercati del debito negli ultimi giorni, gli analisti del gestore La Francaise AM sono convinti che sarà difficile che la Bce possa ridurre la portata del piano monetario ultra accomodante e che inizi ad avviare la strategia di uscita dal Quantitative Easing, seguendo le orme della controparte americana, la Federal Reserve (vedi manovra di tapering).

Anche se ne hanno discusso un mese fa, oggi le condizioni di mercato non lo permettono. Inoltre, l’inflazione rimane molto bassa nell’area euro, con l’indice dei prezzi al consumo che è allo 0,8% se si escludono le componenti più volatili come cibo ed energia. L’inflazione generale dovrebbe aumentare nel 2017 ma il livello del’1,4% che si stima venga raggiunto durante l’estate, rimarrà ancora inferiore agli obiettivi della Bce, giustificando quindi le manovre espansive.

Bce, tapering rimandato all’anno prossimo

Domani si conosceranno anche le prime previsioni economiche sul 2019 e se le aspettative sull’inflazione dovessero rimanere inferiori al 2%, non ci sarà fretta per Draghi e soci di staccare la spina al bazooka monetario.

“Presi in considerazione tutti questi elementi – scrive François Rimeu, Head of Cross-Asset di La Française AM – è lecito attendersi un’estensione di sei mesi del programma di allentamento monetario della Bce al ritmo invariato di 80 miliardi di euro di bond acquistati al mese“.

Il gestore prevede anche che la Bce alzi la quota di una singola tipologia bond (non-CAC) che è consentito comprare nell’ambito del programma, al 50% dal 33% attuale, e che vengano alleggerite le norme sulle operazioni pronto contro termine, allo scopo di favorire l’attività creditizia.

In questo modo la Bce aiuterebbe lo Spread tra Btp e Bund a rimanere basso, in particolare sulla parte breve della curva dei rendimenti con un impatto negativo invece sulla curva dei Bund tedeschi. Comprare sotto il tasso dei depositi (fermi al -0,4% al momento) potrebbe essere un’altra delle opzioni se la media dei bond comprati dall’istituto rimane sopra il tasso di deposito.

Quest’operazione permetterebbe di controbilanciare l’impatto negativo sulla parte breve della curva del debito governativo tedesco e impedire alla Bce di rimanere senza Bund qualificati da comprare. Già quest’estate, i bond che rendevano sotto il -0,4% del tasso di interesse sui depositi erano saliti a più del 60% del totale dei Bund disponibili.