Economia

E se la Germania avesse ragione sull’inflazione?

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L’incremento dell’indice dei prezzi delle materie prime (CRB) dell’1,7% è il secondo risultato più alto dell’anno. Ma il raggiungimento della percentuale massima negli ultimi nove mesi non ha provocato alcuna reazione sui rendimenti obbligazionari. Guardando all’epicentro della bolla del mercato obbligazionario europeo alimentata dalle ultime misure di allentamento monetario eterodosse della Bce, c’è un graduale aumento delle aspettative di inflazione.

Lo sottolinea Peter Boockvar, Chief Market Analyst del Lindsey Group, che cita un rialzo di tre punti base del breakeven tedesco a 10 anni, attestatosi all’1,24% sui massimi degli ultimi otto mesi. L’indice analogo francese è in crescita di 2 punti base mentre quello britannico di 2,5 punti base.

Se si rilegge il commento sull’inflazione in aumento fatto da Markit nel pubblicare i dati sugli indici PMI dei servizi e del manifatturiero in area euro, e lo si unisce all’incremento delle quotazioni delle materie prime, si può affermare – e così fa Boockvar – che “l’inflazione in crescita è uno dei rischi più sottovalutati nel mercato obbligazionario europeo”.

A parte l’andamento al ribasso dei rendimenti del debito sovrano, quello che preoccupa l’analista è soprattutto il tasso a cui scambiano i bond high-yield europei: l’indice ICE misurato da Bank of America Merrill Lynch è sceso al 2%. Si tratta di un valore equivalente al titolo di Stato Usa a cinque anni. Il breakeven sull’inflazione Usa a cinque anni ha chiuso ai massimi di cinque mesi in settimana, un andamento strettamente correlato a quello dell’indice CRB.

Markit ha pubblicato le cifre sul settore delle costruzioni in Germania in ottobre: il dato è rimasto pressoché invariato a 53,3 punti, ma è stato sottolineato come le “intense difficoltà sul fronte dell’offerta contribuiscono a un incremento netto dei costi input”.

L’inflazione dei prezzi all’acquisto è salita ai massimi di sei anni e mezzo. Inoltre la domanda di forza lavoro si sta surriscaldando al tasso di creazione di posti di lavoro tra i più elevati dal 1999″, l’anno di inizio delle serie storiche. Il rendimento dei Bund decennali vale appena lo 0,34%.

In ottobre le vendite al dettaglio dell’Eurozona sono scese in ottobre, con Markit che ha puntato il dito contro l’impatto negativo che stanno avendo i rialzi dei prezzi medi sui margini. Per contestualizzare, “il tasso di inflazione è cresciuto ai massimi di 57 mesi ed è rimasto sostanzialmente sopra alla media storica a lungo termine”.

Il mese precedente, a settembre, le vendite al dettaglio sono risultate migliori delle stime nella regione, mettendo a segno un rialzo dello 0,7% su base mensile rispetto alle attese che erano per una variazione positiva dello 0,6%, mentre in agosto i dati sono stati rivisti al rialzo dello 0,4%. I guadagni su base annuale sono del 3,7%, il risultato migliore da luglio 2015.

Mario Draghi ha detto che non ci sono segnali del fatto che i tassi negativi stanno compromettendo la redditività delle banche. L’intendo del presidente della Bce è smentire i manager del settore bancario che lo criticano e i cui titoli in Borsa scambiano sotto i massimi toccati tre anni e mezzo fa. Draghi ricorda ai vertici delle banche di ridurre i costi operativi per aumentare i profitti, anziché lamentarsi per i tassi di interesse bassi.

Un membro tedesco del board della Bce ha espresso la sua contrarietà alla proposta di lasciare la porta aperta a un’eventuale estensione della durata del Quantitative Easing anche dopo la sua scadenza prevista per settembre 2018, dicendo di essere in disaccordo con l’analisi di Draghi e della maggioranza del braccio di politica monetaria di Francoforte. Sabine Lautenschlaeger avrebbe preferito “una data finale definitiva e una decisione diversa”.

Dopo il dato sugli ordini all’industria molto solido riportato dalla Germania, la produzione industriale ha fatto peggio delle attese, scendendo dell’1,6% mese su mese contro le aspettative per un calo dello 0,9%. Rispetto a un anno prima, tuttavia, il dato è del +3,6%. Nel terzo trimestre la produzione è in aumento dello 0,8%.

Il ministero tedesco dell’economia ha sottolineato inoltre che nel complesso la produzione industriale dovrebbe espandersi ulteriormente nei prossimi mesi. L’euro si è indebolito ultimamente e scambia ai minimi da metà luglio. Il dollaro si sta leggermente riprendendo dopo un mese in negativo.