Economia

Di Maio: “Senza reddito minimo, via Tria e crisi governo”

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Se il reddito di cittadinanza non sarà nella prossima legge di bilancio significa che c’è un grave problema per questo governo e che come conseguenza il ministro dell’Economia Giovanni Tria sarà allontanato.

Questa secondo l’Ansa sarebbe la linea del vicepremier Luigi Di Maio. Parlando del cavallo di battaglia dei pentastellati da inserire nella prossima manovra, nel corso di un’intervista su RaiTre con Bianca Berlinguer il vice premier ha detto chiaramente che:

“O c’è o c’è un grave problema per questo governo, perché il nostro obiettivo è mantenere la promessa. È chiaro che lo facciamo tenendo i conti in ordine, ma lo facciamo”.

In un certo senso come riportano altre agenzie di stampa pare che il ministro del lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio abbia evocato una crisi di governo. Ma stando alle fonti senior interne al partito M5S consultate da Reuters, ci sono tensioni intestine al governo sulle risorse finanziarie da utilizzare per la legge di bilancio, ma Tria non rischia il posto.

“Agli italiani abbiamo fatto delle promesse. Non voglio minacciare il governo… noi stiamo lavorando per raggiungere l’obiettivo. È chiaro che gli italiani si aspettano che queste forze politiche che fanno parte del governo del cambiamento siano il cambiamento e mantengano le promesse”.

La paura che si apra una crisi di governo e che perda il posto il pragmatico professore Tria, garante della stabilità dei conti pubblici del paese che in Eurozona ha il secondo maggiore debito pubblico, ha spinto in rialzo i rendimenti dei Btp a breve scadenza, mentre lo Spread tra Btp e Bund si è ampliato di 9 punti base a quota 255.

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Come sarà il “reddito di cittadinanza” targato M5S

Come sarà il reddito minimo? La Repubblica aveva ipotizzato un mini sussidio mensile da non più di 300 euro e non un assegno da 700 euro al mese come preventivato dal M5S. Di Maio invece insiste:

“stiamo parlando di assicurare 780 euro a persona, a 5 milioni (di persone) in povertà assoluta. Parliamo anche di persone che lavorano ma non guadagnano, padri a madri che hanno bisogno di sfamare i figli ma non hanno reddito. Non gli voglio dare il reddito per starsene sul divano, ma gli voglio dare un percorso di lavoro e reinserimento”.

Quando partirà il progetto faro? La Stampa ipotizza che “il sogno” per Di Maio sarebbe far partire il reddito di cittadinanza dal primo maggio.

“A ridosso delle urne, in un giorno simbolico come la festa dei lavoratori, per ottenere anche un effetto trascinamento come avvenne con gli 80 euro di Matteo Renzi. Una deadline che non va troppo giù ai leghisti, costretti a rinunciare al loro cavallo di battaglia che è la flat tax, ridotto per il momento a una – se si farà – modestissima rimodulazione delle aliquote Irpef a una tassa piatta solo per le partite Iva e le società individuali”.

Dalla nascita della coalizione di governo giallo verde, Tria ha assunto il ruolo di “good coop” pragmatico del governo e dunque di agente rassicurante per i mercati. Secondo lui il rapporto tra deficit e Pil resterà contenuto tra l’1,5% e l’1,8%. Si tradurrebbe in una manovra finanziaria da 5 miliardi di euro circa, il che implicherebbe passi molto più graduali sul reddito minimo fortemente voluto dal M5S.

Sui mercati, specie sull’obbligazionario secondario, la tensione è palpitante: dopo un rialzo dei rendimenti successivo alle dichiarazioni di Di Maio, le indiscrezioni di Reuters secondo cui il posto di Tria non è realmente in pericolo hanno fatto rientrare la paura. Il tasso del Btp a due anni ha fatto un balzo allo 0,82%, per poi scendere dai massimi di seduta (vedi grafico sopra riportato). Lato azionario, la Borsa di Milano è improvvisamente sprofondata in territorio negativo.