Economia

Crisi Turchia e spese allegre Italia per infrastrutture pesano sull’euro

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In questi minuti il cross euro dollaro scambia sopra 1,14 dollari ma sotto i massimi di giornata. Dopo che l’euro si è rafforzato in seguito alle notizie della riapertura dei negoziati tra Usa e Cina per mettere fine alla guerra commerciale, oggi le questioni irrisolte di Turchia e Italia fanno sentire il loro peso.

Il Re dollaro è tornato alla carica, dicono gli analisti. Dalle ultime indiscrezioni stampa pare che le due principali economie al mondo puntano a raggiungere un’intesa commerciale in novembre. Questo dovrebbe penalizzare il biglietto verde e invece la valuta statunitense torna a guadagnare terreno sul Forex (vedi grafico in fondo).

La lira turca rimane sotto intensa pressione dal momento che la banca centrale si rifiuta di alzare i tassi di interesse. Sebbene l’istituto abbia intrapreso misure per rendere meno vantaggioso chiedere denaro in prestito, e sebbene Ankara abbia ricevuto degli aiuti consistenti dal Qatar, i problemi sono tutt’altro che finiti per la Turchia.

Finché il pastore americano accusato di aver partecipato a un colpo di stato nel 2016 non verrà libeato, il paese rischia di subire nuove sanzioni dal governo Trump. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha detto che un attacco all’economia turca equivale a un attacco alla bandiera.

Alcune banche dell’area euro, specie in Francia e in Italia, sono esposte al paese, tra cui i colossi del credito BNP Paribas e UniCredit, e ci sono timori di un possibile contagio in altri mercati emergenti.

Inoltre i mercati finanziari sono innervositi dalla prossima manovra economica che l’Italia varerà in autunno. La terza economia dell’Eurozona sta ancora affrontando la situazione di crisi apertasi dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, che ha provocato la morte di quasi cinquanta persone.

Il governo giallo verde ha intenzione di spendere 80 miliardi di euro in progetti di infrastrutture e per farlo sembra disposto a violare i vincoli di bilancio europei. Questo metterebbe il governo in cattiva luce davanti alle agenzie di rating e potrebbe incontrare l’opposizione delle altre due grandi potenze del blocco europeo, Germania e Francia.

È naturale che tale incertezza e tensioni si facciano così sentire anche sullo Spread tra Btp e Bund: il differenziale di rendimento non è troppo distante dai 300 punti base. E sul Corriere della Sera l’editorialista Ferruccio de Bortoli ricorda che per restare in piedi tutti gli anni l’Italia, paese fortemente indebitato, deve collocare sui mercati 400 miliardi di euro in titoli di Stato.

Il titolo Atlantia intanto non fa prezzo a Piazza Affari e nelle prime contrattazioni segna un calo teorico del -9,57%, sotto i 18 euro per azione. È il risultato della contestazione delle autorità ad Autostrade per l’Italia: è stata infatti avviata ufficialmente la procedura di revoca della concessione alla divisione di Atlantia.

“Oggi il governo, tramite la competente Direzione del Ministero delle Infrastrutture, ha formalmente inoltrato a ‘Autostrade per l’Italia’ la lettera di contestazione che avvia la procedura di caducazione della concessione”. Lo afferma il presidente del Consiglio, in una nota diffusa contestualmente alla pubblicazione della stessa notizia da parte del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli con un post su Facebook.

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