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Commissione d’inchiesta banche, convocare Draghi causerebbe terremoto

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La decisione di convocare e interrogare Mario Draghi, presidente della Bce, in aula davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulla crisi delle banche italiane, potrebbe provocare un terremoto. Oppure, al contrario, potrebbe venire sminuito completamente, come un caso di “ordinaria amministrazione all’italiana”, indebolendo ulteriormente le istituzioni italiane agli occhi dei mercati e delle autorità d’Europa.

Una credibilità delle istituzioni italiane che è in continua fase decrescente, come ha sottolineato anche in tv il vice direttore del Corriere della Sera, Daniele Manca. Alla percezione che si ha dall’esterno è quella di una gestione inaffidabile del paese. Non aiuta per nulla, ad esempio, il fatto che siamo in campagna elettorale dall’ormai lontano 2013, l’anno delle ultime elezioni politiche che non hanno concesso al paese una governabilità e non hanno dato ai cittadini il governo per cui avevano votato.

Mentre si attende di sapere se Draghi verrà effettivamente ascoltato dalla commissione parlamentare, si sa che a essere interpellato sarà Ignazio Visco, fresco della controversa conferma alla guida di Bankitalia. Controversa perché nessuno schieramento politico era veramente favorevole alla sua ri-nomina dopo le polemiche sulle azioni ‘Ponzio Pilatesche’ della banca centrale italiana in merito alla vicenda delle banche italiane come Mps. Nessun partito ha espressamente dichiarato la sua aperta fiducia al capro espiatorio Visco, ma Gentiloni e Mattarella l’hanno confermato. Nessuno partito si è schierato dalla parte di Visco per ovvie ragioni politiche, con pochi mesi che separano l’Italia dal voto, e Matteo Renzi, segretario del PD, partito al governo, aveva chiesto persino la sua ‘testa’.

Visco ha messo a disposizione della commissione 4.200 pagine riguardanti ben sette crisi bancarie: le due banche venete, MPS e le quattro banche poste in risoluzione due anni fa (Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche). Alcune saranno coperte da segreto d’ufficio ma i dossier più importanti sono stati inseriti nella chiavetta informatica, che avrà diversi livelli d’accesso per proteggere quelli classificati. Se venissero divulgati, anche per errore, comporterebbero responsabilità penali.

Non va dimenticato che la commissione d’inchiesta sulle questioni delicate delle quattro banche regionali dichiarate insolventi e salvate facendo ricorso al bail-in a fine 2014, sul crac delle banche venete e di MPS ha poteri di magistratura. Il sistema bancario italiano era stato ‘venduto’ dal governo come un modello sano prima del 2010, quando le autrorità andavano ripetendo che era più robusto di quello tedesco. Poi con la crisi del debito sovrano sono venuti a galla tutti i problemi, primo fra tutti la montagna di crediti deteriorati accumulati e la difficoltà di continuare a incamerare redditività in un contesto di tassi zero.

“Anziché salvare le banche e poi salvare i debiti sovrani, come hanno fatto gli Stati Uniti, noi abbiamo fatto il contrario”, dice Manca durante la trasmissione Studio 24 di RaiNews 24.

Draghi è uno dei tanti funzionari di alto profilo che il Movimento 5 Stelle intende convocare in aula per essere ascoltati nell’ambito dell’inchiesta della commissione guidata da Casini. Nella proposta depositata in commissione a ottobre, figurano Mario Draghi, nella veste di ex governatore di Bankitalia, l’ex premier Matteo Renzi, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, suo padre Luigi, vicepresidente di banca Etruria.

Non mancano all’appello personalità del mondo imprenditoriale e manager, come l’ex amministratore delegato di UniCredit Federico Ghizzoni, protagonista della famosa telefonata della sottosegretaria a Palazzo Chigi rivelata nel suo ultimo libro dall’editorialista ed ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, anche lui finito nell’elenco dei nomi che il MoVimento 5 Stelle vuole siano interrogati per fare luce sulle vicende degli ultimi anni.