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Bond, gestore: “quasi impossibile trovare valore”

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A causa del cambio di strategia delle banche centrali e di un balzo dei rendimenti i bond nel mondo hanno perso valore. Lo ha fatto notare un gestore oggi, James Athey di Aberdeen Asset Management, che segnala quanto sia ormai difficile trovare valor. “A essere onesti, non c’è più molto valore nei mercati obbligazionari”, ha detto alla Cnbc.

“Se questo che vediamo è vero – dico se perché in un certo senso si è già verificata prima una situazione simile e ci sono state tempeste illusorie e false partenze, con le banche centrali che al primo segnale di turbolenze si sono rintanate – mi sembra che stavolta ci sia un’operazione concertata. Se ci stiamo avviando verso una normalizzazione delle politiche monetarie e dei tassi da parte di molte delle banche centrali che hanno imposto misure ultra accomodanti, allora è difficile trovare un valore decente nei mercati dei Bond”.

Nonostante gli errori di valutazione commessi in passato, molto operatori di mercato sono convinti che per le banche centrali sia giunto sul serio il momento di iniziare a ridurre i piani di allentamento monetario straordinari. Dopo la Fed – che ha alzato i tassi a marzo e a giugno dopo le strette monetarie di dicembre 2015 e dicembre 2016, potrebbe essere la volta della Bce e della Banca d’Inghilterra.

I tassi di riferimento determinano anche l’andamento dei prezzi delle obbligazioni e degli interessi sui prestiti. Ciò significa che i titoli del reddito fisso sono molto sensibili ai cambiamenti di direzione dei tassi di interesse. Tradizionalmente un contesto di tassi in rialzo ha un effetto negativo sui bond, con gli investitori che con un’economia in miglioramento preferiscono optare per i titoli azionari.

Lunedì il rendimento dei titoli di Stato statunitensi a due anni hanno toccato i massimi dal 2009 chiudendo all’1,414%. I rendimenti dei bond scambiano in maniera inversamente proporzionale ai prezzi, che specialmente sulla parte breve della curva stanno dunque implodendo in vista della fine dei programmi di Quantitative Easing.

Altri pensano tuttavia che la situazione sia sotto controllo. Bill Blain, head of capital markets presso Mint Partners, ha scritto in una nota che, almeno a giudicare dall’andamento dei titoli a dieci anni, non c’è motivo di innervosirsi: “i Treasuries a dieci anni scambiavano al 2,45% in gennaio e al 2,31% stamattina; i Bund decennali erano allo 0,36% a gennaio e oggi sono allo 0,46%; i titoli britannici a 10 anni scambiavano all’1,42% a gennaio e stamattina si trovano all’1,28%”.

“In breve è stato un anno di alti e bassi. Ci sono segnali di preoccupazione evidenti su quello che vorrà veramente dire l’addio alle politiche straordinarie di allentamento monetario. La normalizzazione viene vista come una minaccia da alcuni, ma altri la leggono come un ‘reset’ molto utile per poter consentire ai mercati di tornare in carreggiata e per ritrovare prezzi più realistici“.