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BCE: in attesa del piano antispread, Btp tornano osservati speciali

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Sale la tensione sul mercato dei titoli di stato, all’indomani dalle comunicazioni della Bce sui tassi e sulla fine del piano di acquisto dei titoli di Stato europei. In attesa che l’istituto di Francoforte comunichi il piano antispread, che molti analisti si aspettano nel terzo terzo trimestre, il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmarke il pari scadenza tedesco è indicato a 231 punti, tre in più rispetto ai 228 punti base della vigilia. Prosegue la corsa del rendimento del BTp decennale benchmark che apre al 3,76% rispetto al 3,72%, su livelli che non si vedevano dal 2014.

Mercati nervosi, che cosa sta succedendo

Che cosa innervosire i mercati? Procediamo con ordine. Come ci si aspettava, la BCE riporterà i tassi di interesse in territorio positivo nel corso di quest’anno, ponendo fine a 8 anni di tassi negativi e all’era del QE. L’istituto centrale ha segnalato un incremento dei tassi di 25 punti base a luglio e un possibile aumento di 50 punti base a settembre.

“La questione relativa al secondo rialzo non è quando, poiché avverrà a settembre, ma quanto, poiché potrebbe essere di 50 pb a seconda delle prospettive aggiornate sull’inflazione a medio termine. Non sorprende che il Consiglio direttivo non abbia ancora dettagliato la velocità dei successivi aggiustamenti di politica monetaria, poiché si è concentrato sulla prima fase di questo percorso. Pur propendendo per un atteggiamento da falco, citando un percorso graduale ma sostenuto, ha sottolineato il suo approccio dipendente dai dati. Dopo la decisione, i rendimenti dei titoli decennali tedeschi sono saliti, mentre l’euro ha inizialmente perso terreno, poiché i mercati vedono ancora un inasprimento più graduale rispetto a Stati Uniti e Regno Unito” ha commentato Pietro Baffico, European Economist, abrdn.

Italia torna sotto osservazione, serve piano antispread

Il rialzo dei tassi di interesse e la fine degli acquisti di titoli di stato metteranno però sotto pressione i paesi europei più indebitati come l‘Italia.

La presidente Christine Lagarde ha ribadito di essere pronta a progettare e impiegare nuovi strumenti per prevenire i rischi di frammentazione nell’area dell’euro, se necessario. Tuttavia, ha evitato di entrare nei dettagli sulle caratteristiche di un nuovo strumento.

“La domanda principale per l’area euro – spiega Lale Akoner, Senior Market Strategist, BNY Mellon Investment Management – ruota attorno a ciò che la BCE farà per contenere l’aumento degli spread delle obbligazioni periferiche dell’area euro man mano che le condizioni finanziarie si fanno più stringenti.
La risposta dalla periferia complica la funzione delle politiche della BCE, ma pensiamo che l’istituto presterà attenzione ai rischi della periferia. È importante notare che, durante la decisione di ieri, non sono stati forniti dettagli su come la BCE affronterà i problemi di frammentazione nel continente; questo ha portato gli spread periferici ad ampliarsi ai livelli massimi da 2 anni, e ha fatto sì che il mercato fornisse un’interpretazione accomodante in merito a un possibile supporto fiscale in futuro per combattere tale frammentazione”.

Secondo Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst per l’Italia, c’è un altro problema non irrilevante, che coinvolge l’Italia, ovvero quella la frammentazione finanziaria all’interno dell’eurozona. “Il mercato delle obbligazioni sovrane italiane si trova nella zona a rischio. Questo accade mentre il QE non è ancora ufficialmente finito. Dall’inizio dell’anno, gli investitori stranieri stanno cercando di uscire dal mercato obbligazionario italiano. Ci si aspetta che la BCE annunci uno strumento per gestire gli spread sovrani nel terzo trimestre, una sorta di programma OMT ma con una leggera condizionalità. Si tratta di uno strumento necessario se la BCE vuole effettuare rialzi più aggressivi in futuro ed evitare che si ripeta la crisi del debito del 2012. Da questo punto di vista, l’Italia è ancora il punto debole per gli investitori”.

 

Euro in forte calo, BCE bocciata nel piano di contenimento dell’inflazione

Sul mercato valutario, intanto, si registra una significativa flessione della moneta unica europea che si era inizialmente rafforzato dopo gli annunci Bce: il cambio tra euro e dollaro torna a 1,0620 (da 1,0690 ieri sera), l’euro/sterlina che aveva sfiorato 0,86 è tornato a 0,85 e l’euro/yen, dopo aver superato 144, è sceso a 142.

Per Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst per l’Italia, l’indebolimento dell’euro è un segno chiaro che he il mercato ritiene che la BCE non stia facendo abbastanza per combattere l’inflazione: “la BCE sta reagendo troppo tardi alle pressioni inflazionistiche in atto dal momento che molte banche centrali hanno iniziato il processo di inasprimento un anno fa e spesso in modo più aggressivo. Le nuove proiezioni della BCE sull’inflazione sono già superate e questo è piuttosto preoccupante”.

In base alle stime, l’inflazione è stata rivista al rialzo e la crescita al ribasso. Siamo d’accordo con la BCE che vede un’inflazione “indesiderabilmente elevata per qualche tempo”, al 6,8% nel 2022 e al 3,5% nel 2023. Le stime sulla crescita economica sono al  2,8% nel 2022 e al 2,1% nel 2023, anche se vediamo il rischio di una crescita più debole, che potrebbe indurre la BCE a ritornare verso un atteggiamento più cauto in futuro.