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“Bce ha oltrepassato i limiti”

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La Bce pecca di trasparenza e di controllo democratico con Mario Draghi che in mancanza di un ministero unico delle Finanze in area euro ha oltrepassato il suo ruolo di garante della stabilità dei prezzi e del sistema finanziario europeo, condizionando gli aiuti concessi ai paesi in difficoltà dell’area a un processo di riforme. La Bce “ha assunto un ruolo politico” durante la crisi del debito sovrano ed è anzi diventato ormai “l’attore principale con un grado di latitudine di azione straordinario”, denuncia l’ONG Transparency International (TI) in un rapporto pubblicato oggi.

Leo Hoffmann-Axthelm, coordinatore di Transparency International, ha ravvisato troppo potere, un’assenza totale di controllo democratico, pressioni sulle banche greche (“con i risultati di bambini malnutriti e non curati, vecchi a mendicare, donne in stato di schiavitù”, commenta in una nota l’associazione italiana a tutela dei consumatori Adusbef) paventando il più totale arbitrio anche sulla ricapitalizzazione del MPS (per analogia anche le altre banche dissestate, come quelle venete).

La Bce – scrive Leo Hoffmann-Axthelm, coordinatore dell’ONG – ha salvato l’euro più volte, ma l’assenza di un ministro delle Finanze in area euro ha fatto sì che essa allungasse il suo mandato in modo eccessivo, prendendo decisioni vitali in modo poco trasparente e senza una verifica democratica. Se l’euro deve sopravvivere alla prossima crisi, gli Stati membri devono smettere di nascondersi dietro i tecnocrati della Bce, superare l’inerzia politica e riformare seriamente l’Eurozona.

È la conclusione del rapporto di Transparency International sulla Bce, la quale, secondo l’Ong, dovrebbe aumentare la sua trasparenza per diventare più ‘affidabile’ per i cittadini, citando l’esempio di quanto accaduto con la Grecia, al picco della sua crisi nel 2015, con la Bce che ha ripetutamente limitato il tetto dell’ELA (liquidità d’emergenza) per le banche del Paese, senza annunciarlo. L’istituto ha anche influenzato altri paesi del Sud d’Europa, ponendo le riforme economiche strutturali come condizione in cambio degli aiuti finanziari.

Questo potere ‘discrezionale’ – molto preoccupante per i sistemi democratici – ha permesso alla Bce “di mettere pressione sulle banche greche mentre allo stesso tempo negoziava le riforme per il salvataggio in quanto parte della Troika“. “La stessa dinamica può accadere con il nuovo negoziato greco o con la ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena. Chiare decisioni che hanno effetti sul destino dell’intera economia dovrebbero avere qualche forma di controllo democratico. La Bce non dovrebbe essere nella posizione di staccare la spina alla membership di un Paese nell’euro, decisione che sta invece a politici democraticamente eletti”.